Falaschi Fosco di Giuseppe e Pellegrini Enrichetta, nato il 21 novembre 1899 a Città di Castello (Perugia), in vocabolo Regnano 43. Operaio fornaciaio, anarchico. Nel 1906, emigra con la famiglia in Argentina con il piroscafo “Sirio”, sbarcando a Buenos Aires il 23 dicembre 1906. La famiglia si stabilisce a Tigre, città situata nella parte settentrionale dell’area metropolitana di Buenos Aires, dove è presente una vasta comunità di italiani. In seguito la famiglia si trasferisce a Burzaco sempre in provincia di Buenos Aires, ma Fosco se ne distacca per ragioni di lavoro nel 1916, pur mantenendo contatti per posta, e viene allevato da un avvocato che gli apre la sua biblioteca dove il ragazzo studia da autodidatta. Inizia a lavorare come fornaciaio nella capitale argentina. Nel 1919 si iscrive alla Società operaia nella sua categoria, che riunisce i fabbricanti di mattoni, piastrelle e mosaici, che aderisce alla Federazione Operaia Regionale Argentina (FORA), sindacato di matrice anarchica, di cui diviene segretario nel 1923. Dirige inoltre il relativo giornale “El Obrero Ladrillero. Órgano del Sindicato de Obreros Ladrilleros y Anexos” e pubblica articoli sulla rivista “Timòn”. Nel settembre dello stesso anno è arrestato per incitamento allo sciopero. Oltre all’attività anarco-sindacalista fa parte del gruppo anarchico Umanità Nova e dell’Alleanza Antifascista Italiana (AAI) e collabora col periodico "Protesta" di Buenos Aires al suo supplemento letterario settimanale o quindicinale secondo le annate. Nell’ambito di questa testata conosce personaggi come Jacobo Maguid e Diego Abad de Santillan, che gli saranno di supporto alla pubblicazione di articoli sia in Argentina che successivamente in Spagna. Viene arrestato una prima volta il 22 maggio 1922, successivamente il 6 settembre 1923, il 23 maggio 1929, per incitamento allo sciopero e poi il 24 aprile 1930. Partecipa attivamente tra il 1920 ed il 1927 alla campagna in favore di Sacco e Vanzetti. Una informativa della polizia politica italiana lo indica residente nel 1929 in Via General Paz, angolo G.B. Alberti e aderente al gruppo “Umanità Nova” capeggiato da Luigi Grossutti. Nell’ottobre del 1932, il suo nome compare per la prima volta negli archivi della polizia spagnola per la pubblicazione dell’articolo “El dinamismo ideològico y contructivo dal la revoluciòn” sul periodico “Tierra y Libertad”. La polizia argentina lo ritiene legato all’anarchico Severino di Giovanni, e Falaschi viene coinvolto nel tentativo di colpo di stato liberale del generale Josè Felix Uriburu e del colonnello Attilio Cattaneo, appoggiato dagli anarchici. Arrestato il 26 gennaio 1933, il 23 giugno è condannato all’espulsione dall'Argentina. La mancanza di cittadinanza rende vani i tentativi del sindacato di bloccare il provvedimento. Il 4 luglio è imbarcato sul piroscafo “Biancamano”, insieme a Salvatore Giadone e Giuseppe Piva. La nave fa scalo a Barcellona, dove i sindacati anarchici tentano inutilmente di farlo sbarcare. Il 20 luglio 1933 giunge nel porto di Genova, e viene tradotto con foglio di via a Città di Castello, dove giunge il 22. Già ad agosto del 1933 risulta irreperibile e in settembre è arrestato dai carabinieri di Moncenisio mentre tenta di espatriare clandestinamente in Francia Al processo per tentativo di espatrio clandestino a Susa, è condannato a 2000 lire di multa e tre mesi di detenzione. Riportato a Città di Castello elude nuovamente la sorveglianza, ma viene catturato a Sessa Aurunca (Napoli) e riportato a casa. Si allontana ancora e viene catturato a Noli (Savona), per cui nell'aprile 1934 è ammonito. Ad agosto del 1934 riesce finalmente ad emigrare clandestinamente in Francia, partendo in barca da Genova. Passa quindi in Spagna dove la sua presenza è segnalata a Barcellona. Poi dopo una breve permanenza a Zaragoza si sposta a Madrid, dove lavora come operaio edile e abita con José Ledo Limia e Miguel González Inestal. Frequenta la redazione di “Revoluciòn Social” e fa parte del gruppo degli Intransigenti della FAI (Federaciòn Anarquista Iberica), collaborando con i giornali "Solidaridad Obrera" e "Tierra y Libertad" con gli pseudonimi di “FF” e “Gino Fosco”. Dopo l’arresto del direttore di Solidaridad Obrera, Manuel Villar, nel dicembre 1933 viene proposta da Francisco Ascaso la sua nomina come direttore del giornale. Dopo i moti del 1934 e la rivolta delle Asturie, viene arrestato a Madrid e condannato assieme a Josè Ledo, Benigno Mancebo e Miguel Hernández. A gennaio 1936 inizia una vasta campagna per la sua liberazione che arriva a seguito dell’amnistia seguita alla vittoria elettorale del Fronte Popolare nel febbraio. Ancora fermato per vagabondaggio viene difeso dai sindacati che pubblicano il suo lavoro più noto “El trabajo responsable”. Nella prefazione Diego Abad de Santillàn così lo descrive:” …Sobrio, molto parco di parole, di difficile accesso alla conversazione, un po’ scorbutico alla prima impressione, solo quando lo si conosce più intimamente ci si rende conto di quel che si nasconde dietro la sua timidezza. Quelli che giudicano all’apparenza, in superficie, non scoprono nell’operaio Falaschi, il pensatore originale, lo scrittore sereno, l’autodidatta rappresentante una classe …”. Tornato in libertà si riporta a Barcellona e riprende a scrivere articoli per la rivista “Tiempos Nuevos” e per i giornali “Solidaridad Obrera” e “Tierra y Libertad”. Tra marzo e giugno 1936 viene pubblicato dall’editrice “Tierra y Libertad” lo scritto di Falaschi “La cura del odio”, che riscuote grande interesse. Allo scoppio della guerra civile partecipa ai combattimenti a Barcellona contro i militari ed il 23 luglio si arruola come miliziano nel primo scaglione della Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Falaschi è assegnato alla compagnia fucilieri comandata da Rosselli. Dopo un breve addestramento nella caserma Bakunin (ex Pedralbes), il 19 agosto 1936 la Colonna Ascaso lascia Barcellona tra due ali di folla plaudente per raggiungere il fronte d’Aragona nella zona di Vicien. La Sezione Italiana giunta al fronte il 21 agosto è formata da 150 combattenti di cui 80 anarchici, 20 giellisti ed il resto repubblicani, socialisti e comunisti e fornita, con uno sforzo organizzativo dei dirigenti catalani, di 4 mitragliatrici, muli e fucili. Si attesta di fronte alle posizioni franchiste di Huesca e Almudevar su un monticello a cui Mario Angeloni assegna il soprannome di Monte Pelato in ricordo di un’altura di Lipari. All’alba del 28 agosto 1936 i franchisti forti di 700 uomini circa, con mitragliatrici, autoblinde, e una batteria attaccano in quello che è il primo scontro tra volontari italiani e franchisti spagnoli. Alle 9 del mattino l’attacco è respinto con gravi perdite del nemico. Falaschi muore colpito dopo essere stato colpito al ventre da numerose schegge. In una lettera che Federico Fontanive scriverà ad Ugo Fedeli il 20 agosto del 1946, racconterà di avere assistito all’agonia di Fosco Falaschi: ” Lo ricordo sempre negli ultimi istanti di vita, disteso al suolo nella sua lunga persona, con mente ancora lucida col corpo forato in più parti dal piombo franchista. Parlammo dell’andamento della battaglia nella sua orribile agonia, ad un tratto mi disse -Fontanive sparami un colpo. Finiscimi. E’ umano non lasciarmi così soffrire. - Chi sarebbe stato capace di compiere quel gesto? Allora col cuore spezzato e le lacrime agli occhi lo lasciai perché non potevo più resistere a tanta commozione. Dopo circa un’ora seppi che il caro amico e compagno Falaschi non era più tra i vivi.” Insieme lui cadono Michele Centrone, Giuseppe Zuddas, Vincenzo Perrone, Attilio Paparotto e Andrea Colliva, che verranno tutti seppelliti in giorno successivo nel cimitero di Vicien, alla presenza di Carlo Rosselli, mentre due trombe suonano l’Internazionale. La notizia della sua morte risulta riportata dalla stampa di Barcellona e “Il Risveglio Anarchico” di Ginevra del 19 settembre 1936, gli dedica un articolo come necrologio. Le città di Barbastro (Huesca) e Figueres (Gerona), gli intitolano due strade. Il nome di Falaschi viene assegnato alla prima squadra delle Sezione Italiana comandata dal trotzkista Tullo Tulli. I caduti di Monte Pelato verranno commemorati a Parigi nella Sala Cheope di Strasbourg il 28 agosto 1937 con Aldo Garosci tra i relatori. Dopo la sua morte Diego Abad de Santillán traduce in spagnolo alcuni dei suoi testi, “Il lavoro responsabile” (1936), “Scritti scelti” (1938) e “Parole di gioventù. La cura dell’odio.” (1938), che saranno pubblicate dalla casa editrice “Tierra y Libertad” e nella rivista “Timón”. Il sindacato anarchico CNT lo ricorderà nel suo calendario del 1938, dedicandogli il mese di settembre con una immagine stilizzata.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni del Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani