Eletto Antonio di Ubaldo, nato il 13 marzo 1915 a Fagnano Alto (Aquila). Bracciante, comunista. Emigrato con la famiglia nel 1925 in Francia lavora come minatore a Auden-les-Tiches (Mosella). Lì entra in contatto con le organizzazioni antifasciste in particolare con il movimento giovanile degli emigrati "Pace e Libertà". Il 22 ottobre 1936 è in Spagna e si addestra con il 9. Battaglione di Picelli. Quando il Battaglione viene sciolto, 300 volontari partono con Picelli il 13 dicembre alla volta di Madrid per rafforzare il Battaglione Garibaldi. Eletto ricorda in una testimonianza a Giancarlo Bocchi del 2008 che il trasferimento da Albacete a Madrid su strade polverose si trasforma in una festa popolare: “Garibaldi salud! Viva Garibaldi! Salud compañeros! In ogni villaggio sulla carrabile Albacete-Madrid i contadini spagnoli nel vederci passare ci dimostravano tutta la gioia. Agitando nell’aria in segno di saluto forconi e vanghe, ci fermavano, ci offrivano vino, formaggio, pane e ci dicevano frasi che non capivamo, ma che ti entravano nel cuore.” Combatte a Boadilla e Mirabueno ed è ferito a Majadahonda da una pallottola esplosiva con invalidità totale della mano sinistra e trascorre alcuni mesi in ospedali spagnoli. Giacomo Calandrone lo ricorda ne “La Spagna brucia” ad una sfilata tenutasi ad Albacete: “Sfilano poi i grandi mutilati: Fort, il maggiore francese cieco, l’eroico Franchina che ha perso una gamba a Villanueva de la Cañada, in una carrozzella; Guglielmo Intilia, mutilato delle braccia e privo di un occhio: Romeo Pontoni, che ha subito l’amputazione delle due gambe, il cieco Agosti, Giovanni Secci e tanti altri, che non riesco a distinguere per la commozione. Accanto a me la gente piange. Anche il giovane abruzzese Antonio Eletto, che ha la mano rattrappita da una pallottola esplosiva, non riesce a trattenere i singhiozzi”. Rientra in Francia il 12 maggio 1938. In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale è internato a Vernet d’Ariege. Rimpatriato su richiesta della Commissione Italiana per l’Armistizio in Francia, è deferito alla Commissione per il Confino dell’Aquila. Gli viene contestata la partecipazione alla guerra di Spagna, ma lui si difende sostenendo di essersi recato lì solo per lavorare, ignaro che vi fossero italiani dall’altra parte del fronte. Anche in considerazione della sua totale invalidità gli viene risparmiato il confino il provvedimento si limita alla sola ammonizione. Nel dopoguerra fa domanda di pensione come ex combattente in Spagna.