Marzolionetto (cognome corretto al posto di Marzolinetto indicato da Giampaolo Giordana) Biagio Giuseppe Pietro di Luigi e Clapero Maria, nato a Vënò/Venaus (Torino) il 27 maggio del 1899, in Borgata San Rocco, comunista. Di professione contadino, poi operaio. Chiamato alle armi verso la fine della prima guerra mondiale è soldato nel 3. Reggimento Alpini, Battaglione Exilles e presta servizio al distretto militare di Pinerolo. Congedato nel corso del 1921, il 28 febbraio del 1922 espatria legalmente oltreoceano per cercare lavoro. Raggiunge il Canada, dove vive un fratello emigrato in precedenza. Grazie al suo aiuto e all’ospitalità, vive per circa due anni passando da un lavoro all’altro in diverse fabbriche. Due anni dopo, nel 1924, emigra negli Stati Uniti dove ha trovato lavoro come operaio; si stabilisce in una località a noi non nota dello Stato di New York, dove vive a lungo fino quando, probabilmente negli anni della grande crisi economica mondiale, rimane senza lavoro ed è costretto a vivere con il sussidio di disoccupazione. Il 9 febbraio del 1937, munito di un passaporto spagnolo a nome José Marzo, Biagio Marzolionetto parte volontario per la Spagna repubblicana e salpa da New York a bordo del piroscafo George Washington, diretto in Europa. Sbarcato a Le Havre (Seine-Maritime), raggiunge in treno Perpignano (Pyrénées Orientales), supera la frontiera pirenaica a bordo di un autocarro e il 22 febbraio arriva ad Albacete (Murcia), principale base organizzativa e logistica e sede dei Comandi delle Brigate Internazionali. Fa parte inizialmente di una unità non nota (presumibilmente della 15. Brigata Internazionale intito- lata ad Abraham Lincoln, costituita da poco più di un mese e che, accanto a volontari in prevalenza anglofoni, schiera inizialmente poco più di 300 combattenti italiani provenienti dagli Stati Uniti e dal Canada). Tra la primavera e l’estate del 1937 passa alla 12. Brigata Internazionale Garibaldi. Non abbiamo informazioni sulla parte centrale del suo percorso spagnolo; il suo nome compare un anno dopo in un elenco di combattenti italiani della Garibaldi, stilato a Barcellona (Catalogna) al-l’inizio di maggio del 1938, in piena fase di riorganizzazione della Brigata uscita molto provata dal-la sconfitta in Aragona nel marzo-aprile precedenti. L’estate successiva prende parte all’ offensiva repubblicana sull’Ebro. Il 5 settembre, nel corso della violentissima controffensiva nemica, cade prigioniero dai legionari fascisti italiani del Ctv (Corpo truppe volontarie). Sottoposto ad interrogatorio dichiara che nel gennaio 1937 era disoccupato e viveva col sussidio di disoccupazione. Era stato avvicinato in un locale pubblico di New York da un italiano che seppe poi chiamarsi Verdi, che saputo della sua disoccupazione gli aveva offerto la possibilità di recarsi in Spagna per lavorare dicendo che avrebbe potuto guadagnare 10 pesetas al giorno più il mantenimento. Date le sue condizioni aveva ritenuto opportuno accettare e il Verdi gli aveva dato subito 10 dollari e fatto firmare alcune carte dandogli appuntamento per due giorni dopo. Con il piroscafo era giunto a Le Havre e poi, in ferrovia, era stato inviato a Perpignan. Da qui, in camion aveva raggiunto Albacete il giorno 22 febbraio 1937. Lì aveva sempre fatto il cuoco sino al giorno 5 corrente in cui era stato preso prigioniero sul fronte dell’Ebro. Iscritto in Rubrica di frontiera per l’arresto, il 1. gennaio del 1939, mentre è ancora detenuto, viene anche iscritto nel Bollettino delle ricerche, Supplemento sovversivi (schedina n. 023). Dopo oltre tre anni di detenzione in Spagna, nel corso del 1942 viene rimesso in libertà, ma anziché essere rimpatriato viene imbarcato alla volta degli Stati Uniti. Qui malgrado obiettive difficoltà cerca di un imbarco per l’Europa e per l’Italia e riesce in qualche modo a partire ma dopo varie peripezie si ritrova internato civile in Sud Africa in un campo nel quale non solo viene discriminato ma anche derubato di tutti i suoi risparmi. Terminata la guerra riesce a rientrare in Italia. Torna a vivere a Venaus e alla fine del 1947 si sposa con Ada Rumiano. Per molti anni lavora nel capoluogo piemontese, all’Alleanza Cooperativa Torinese, e nonostante i disagi del viaggio continua a vivere al paese con la moglie ed il figlio. Muore a Venaus il 10 agosto del 1960.
Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata aa aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 3118, fascicolo 135968), Archivio del Comune di Venaus, Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/.., Brigades Internationales), Testimonianza della vedova Ada Rumiano, (Venaus, ottobre 2003).
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