Rolando Pietro Francesco di Domenico e Brunetti Maria, nato a Cuorgné (Torino) il 28 giugno 1890, anarchico. Di professione muratore. Emigra a Torino con tutta la famiglia quand’è ancora bambino. Nella primavera del 1915, poco prima che l’Italia intervenga nella 1. Guerra Mondiale, si sposa con Caterina Decisi. Chiamato alle armi, diserta (data e località non note) e si dà alla latitanza. Rimane nascosto finché non riesce ad espatriare clandestinamente in Francia. Nel corso del 1918 il Tribunale Militare di Cremona, sede del reparto cui era destinato, lo condanna in contumacia a 4 anni di reclusione, pena che verrà in seguito amnistiata. Rientrato in Italia ed in famiglia (dove nel frattempo era nata la figlia Luisa) si stabilisce per qualche tempo a Sant’Antonino, in Bassa Valle di Susa, dove vive di lavori saltuari. Nel 1931. Dopo essersi trasferito a Lanzo con i familiari, torna ad espatriare clandestinamente oltralpe (le carte di polizia dicono sia transitato dalla località di Bagni di Vinadio, in Valle Stura di Demonte, Cuneo), passando per un valico (non identificato) noto come la Bocca del Diavolo. Il Francia peregrina per diverse località, da Saint Etienne (Loire) a Nizza (Alpes Maritimes), da Nizza a Lione (Rhône). Vive precariamente lavorando dove e quando capita, ma in realtà è quasi sempre senza lavoro. E’in quel periodo che, privo anche di documenti accumula piccole condanne a causa di modeste truffe e per l’inosservanza di alcuni decreti di espulsione. Quando infine viene fermato, dopo un breve soggiorno in carcere Rolando é costretto ad ottemperare al decreto di espulsione. Deve lasciare la Francia e si rifugia a Barcellona (Catalogna), subito preso in carico dagli occhiuti informatori annidati nel Regio consolato d’Italia, che non tardano a segnalarlo fra i frequentatori di noti ritrovi sovversivi, nei quali si esprime violentemente contro il regime. Nel frattempo in Italia i ripetuti espatri clandestini gli valgono la iscrizione nella Rubrica di frontiera per l’arresto. Nella capitale catalana il libertario cuorgnatese si fa vedere spesso al Cantinone, mensa popolare, economica e malfamata, dove secondo le fonti poliziesche si recano per i pasti i più miserabili tra gli italiani di passaggio. Nel frattempo,siamo nella seconda metà di luglio del ’36, la ribellione dei generali golpisti al legittimo governo repubblicano ha scatenato la guerra civile. La reazione popolare al golpe trova Rolando impegnato attivamente ad Alicante (nella parte meridionale del Païs Valenciá). Subito arruolato in una unità anarco–sindacalista, qualche tempo dopo Rolando (che in questa fase sembra manifestare simpatie comuniste), si arruola nel Battaglione italiano Garibaldi, inserito nel- la 12. Brigata Internazionale. Partecipa a molti dei combattimenti tra la fine del 1936 e l’inizio dell’anno successivo culminati con la battaglia del Jarama (7-22 febbraio 1937). È probabile abbia combattuto anche a Guadalajara (8-23 marzo) contro 4 Divisioni di Camicie Nere del Ctv (Corpo truppe volontarie) inviate in Spagna da Mussolini. Ferito in combattimento al torace nel corso della battaglia di Brunete (luglio 1937), alla fine del mese viene promosso sergente ed inviato in Francia per una licenza di convalescenza che trascorre pre- valentemente presso parenti a Saint Rambert. Ritorna in Spagna con un certo ritardo, nel gennaio del 1938. Risale a questo periodo una sua lettera molto affettuosa alla figlia Luisa ed alla moglie: nella missiva, intercettata dalla censura del regime, Rolando esprime senza peli sulla lingua pesanti considerazioni anticlericali nonché la determinazione nel volere tornare a combattere armi in pugno contro il fascismo. Di nuovo in Spagna è possibile abbia preso parte ad altre operazioni militari: quella di marzo-aprile del 1938 nel settore di Caspe (Aragon), che vede la drammatica ritirata dei volontari internazionali quasi accerchiati verso il basso corso dell’Ebro, e la battaglia dell’Ebro vera e propria (luglio–ottobre), ma su questi due eventi non abbiamo certezza. È in questo periodo di incertezze caratterizzato dal ritiro dai fronti dei combattenti delle Brigate Internazionali e dalla loro smobilitazione, che Pietro Rolando torna a riavvicinarsi all’ anarchismo. Lascia la Spagna nella prima decade di febbraio del 1939 e viene internato ad Argelès-sur-Mer (Pyirenei Orientali) dove fa parte del collettivo anarchico Libertà o morte. Trasferito a Gurs (Basses Pyrénées), ne esce con una Cte (Compagnies de travailleurs etrangers) inviata nella Val d’Aon (Doubs), per lavori alle fortificazioni sui confini con la Germania. Sorpreso dalla disfatta francese nel giugno del 1940 e dalla rapidità del dilagare nazista cerca di sottrarsi alla cattura rifugiandosi in Svizzera, ma viene fermato e respinto. Affidato alla Gendarmerie française collaborazionista, viene da questi consegnato ai nazisti che lo rimpatriano in treno dal valico di Bardonecchia il 20 luglio del 1940. Tradotto a Torino, dopo oltre due mesi di detenzione la Commissione provinciale per il confino di polizia, a decorrere dal 9 di ottobre, lo destina per 5 anni di permanenza a Ventotene. Negli oltre tre anni sull’isola, dove convive con altri confinati veterani delle Brigate Internazionali, Rolando torna a riavvicinarsi alle posizioni comuniste. Liberato il 22 agosto del 1943, può finalmente ricongiungersi con la famiglia a Lanzo, al 12 di Via della Fontana del Monte (appena sotto le mura medievali esterne, a pochi passi dalla sede del Centro Nicola Grosa per lo studio della Resistenza nelle Valli di Lanzo). Nel dopo Liberazione ritorna ancora su posizioni anarchiche: di questo ritorno rimangono un paio di suoi brevi scritti sul periodico anarchico Era Nuova. Muore ottantenne a Lanzo Torinese il 20 dicembre del 1970.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana edita nel volume Sul fronte di Gandesa realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Istituto Storico Regionale Parri – Bologna, Archivio Centrale dello Stato – Roma (Confinati politici, busta 875), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 4375, fascicolo 132925, Archivio privato Tobia Imperato – Torino