Rohregger Riccardo di Carlo e Zigante Anna, nato il 2 aprile 1898 a Pula/ Pola (Croazia). Operaio meccanico, comunista. Il padre è di Merano (allora Trento, oggi Bolzano), la madre di Valpinaz (Istria). Soprannominato “Rico” in gioventù, studia fino alla sesta classe elementare e parla correntemente italiano, tedesco e slavo. Chiamato alle armi diciottenne nel 1916, diserta dall’esercito ed inizia un girovagare per l'Austria con uno zaino di moduli e timbri rubati nelle cancellerie dell’esercito austroungarico che gli consentono di cedere licenze a quanti non se la sentono come lui di combattere. Scoperto viene arrestato e trasferito nella prigione-fortezza di Graz, in attesa di venir processato. da un Tribunale militare. La fine della guerra lo salva da una severissima condanna. Tornato a Pola trova lavoro nel 1919 nel Genio della Marina, ma viene licenziato per idee sovversive. Nel 1920 è iscritto alla Gioventù Socialista, dove aderisce alla frazione pro-comunista. Nel 1921 il giovane operaio - che è di corporatura molto vigorosa e che, alto due metri, viene anche chiamato "El longo"- passa al Partito Comunista alla sua fondazione ed è tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia a Pola. Nell’ottobre del 1921 è arrestato a Trieste per essersi scontrato contro i fascisti dopo l’incendio da parte degli squadristi della redazione de “Il Lavoratore”. Rientrato a Pola assume il comando delle squadre di difesa di tutta la città che si oppongono, armi in mano, nei cinque rioni della città alle violenze fasciste. Dopo aver ferito negli scontri due capi squadristi, viene colpito da mandato di cattura e il 18 aprile 1924 è costretto a lasciare clandestinamente Pola, dove non tornerà mai più. Ripara prima in Romania, quindi a Vienna e poi in Germania, dove nel 1930 partecipa a scontri contro le camicie brune naziste. Arrestato ed espulso, passa in Francia e nel 1932 il partito lo manda a Mosca a frequentare la scuola leninista. Nel 1932 partecipa ad Amsterdam al Congresso Mondiale contro la guerra, per cui il 26 agosto viene arrestato a Bruxelles ed estradato in Lussemburgo da dove raggiunge la Francia. Col nome di battaglia di "Richard" diventa allora uno dei responsabili dei Gruppi di lingua italiana del PCF per la regione Sud-Est di Parigi. Nella stessa regione promuove e dirige il Comitato Proletario Antifascista, il cui compito era di mobilitare le masse degli immigrati contro la politica governativa e delle autorità consolari fasciste e nel 1934 è impegnato nel Fronte Unico PCI-PSI per mobilitare gli immigrati italiani alla lotta di strada contro i fascisti francesi. Dal novembre del 1935 dirige le sezioni comuniste in lingua italiana di Marsiglia. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, nell’estate-autunno 1936 Rohregger organizza un centro di reclutamento di volontari per la Spagna ed è tra i dirigenti della LIDU (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo) di Marsiglia che coordina all’invio di volontari nel gruppo di Carlo Rosselli in Aragona, che costituiranno la Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” della CNT/FAI. Poi l’8 novembre 1936 si imbarca sul piroscafo “Ciudad de Madrid” e raggiunge Valencia. Entrato nello Stato Maggiore delle Brigate Internazionali ad Albacete, diviene commissario politico del Centro di Reclutamento dei volontari internazionali nella caserma della Guardia Nazionale. Nel maggio del 1937, avendo chiesto di andare al fronte, entra nella Brigata Garibaldi. Dopo aver partecipato alla battaglia di Huesca, l'8 luglio 1937 è ferito ad una gamba nella battaglia di Brunete, mentre va all’assalto con la 1. Compagnia del 2. Battaglione e trascorre la convalescenza a Benicàssim. In agosto è di nuovo in Francia per coordinare i reclutamenti. Tornato in Spagna agli inizi di settembre del 1937 "Richard" succede ad Ilio Barontini come Commissario politico della Brigata Garibaldi l'11 settembre, mantenendo l’incarico fino al 20 novembre, quando passa alla 2. Divisione “Skoda” di artiglieria pesante nella 45. Divisione. Probabilmente alla fine del 1938, Rohregger ritorna in Francia a Parigi con la sua compagna Sonia Bionki - un'intellettuale ebrea dirigente del partito comunista polacco, naturalizzata francese, con l'aiuto del PCF, grazie ad un matrimonio di convenienza con un corso, da cui il cognome Bianchi - e grazie a lei riesce ad evitare la prigionia in campo di concentramento. Riprende così la sua attività politica a Saint Denis (Parigi), dove frequenta una scuola di partito organizzata da Luigi Longo, trovando infine occupazione stabile nella fabbrica di autocarri di Vincennes. Il 14 giugno 1940, mentre le truppe naziste sfilano per Parigi, Rohregger, con Sonia ed un altro antifascista italiano, stampa un migliaio di volantini, scritti in tedesco, contro l'occupazione nazista, e riesce a farli circolare nella caserma occupata dalle truppe germaniche a St. Denis. All’inizio dell’occupazione tedesca, insieme alla compagna, tiene i collegamenti tra il Centro Estero del Partito Comunista ed i gruppi operanti nella zona nord-est di Parigi. Grazie alla sua conoscenza del tedesco riesce a farsi assumere come caposquadra presso l’Arsenale di Fort-de Vincennes, centro di riparazione di macchine e mezzi corazzati. E’ tra i primi a organizzare dei gruppi Fracs-Tireurs e Partisans italiani nella M.O.I. che iniziano i colpi di mano contro le truppe di occupazione naziste nella regione parigina, attaccando e incendiando i camion di tedeschi. Insieme a Mario Buzzi (volontario in Spagna e fiduciario del Soccorso Rosso Internazionale) prepara gli ordigni esplosivi da utilizzare contro i tedeschi, ed organizza un deposito di armi nel basso Montreuil (Senna-Saint Denis). Il gruppo viene smantellato il 10 febbraio 1942, quando un ufficiale di collegamento tra il gruppo italiano e la Resistenza francese, dopo tre mesi di torture, indica gli unici nomi, che conosce. Vengono arrestati il 14 febbraio per sabotaggio in un'officina tedesca nelle loro abitazioni. Viene arrestata anche la moglie Sonia che è rinchiusa nelle carceri della Santè e vi rimane per tre mesi. Di li è inviata nel campo di concentramento di Tourelle, poi in Normandia, infine in un altro campo nel mezzogiorno della Francia. Nonostante le torture Rohregger e Buzzi non parlano, tant'è che nessun altro italiano del loro gruppo viene arrestato per la produzione delle bombe. Dopo un processo farsa - filmato dalla propaganda nazista e noto in Francia con il nome di "Procés de la Maison de la Chimie"- Rohregger e Buzzi sono condannati a morte assieme ad altri 23 resistenti francesi ed immigrati. Prima dell'esecuzione l'avvocato che deve assistere all'esecuzione li sente pronunciare una sentita testimonianza di fede nei loro ideali. Saranno fucilati a a Suresnes (Ile-de-France) a Fort Mont-Valérien all’ alba del 17 aprile 1942. I manifesti affissi dagli nazisti per le vie di Parigi annunciano la fucilazione di 28 "ribelli francesi, spagnoli, polacchi e italiani. Le spoglie di Riccardo Rohregger-Richard e di Mario Buzzi riposano nel cimitero periferico dei Martiri della Libertà a Parigi, non lontano dal posto del loro olocausto.