Di Bartolomeo Nicola di Aniello e Teresa Scognamiglio, nato il 12 marzo 1901 a Resina (Napoli) oggi Ercolano in Via Mare n°55. Operaio metallurgico, trotskista. Nel 1915, a soli 14 anni, si iscrive alla Federazione Giovanile socialista, poi al Partito Socialista ed alla sua fondazione nel gennaio 1921 passa al Partito Comunista d’Italia. Richiamato al servizio militare in Marina, nel dicembre 1924 viene condannato dal Tribunale Militare Marittimo di La Spezia a 4 anni di reclusione per ammutinamento e propaganda antimilitarista. Amnistiato nel giugno 1926, subisce a Portici una condanna a 3 mesi di reclusione per detenzione di rivoltella. Dopo le tesi discusse al congresso del Partito Comunista d’Italia a Lione (20-26 gennaio1926), diventa un simpatizzante bordighista, schierandosi contro le tesi di Antonio Gramsci che assume la direzione del Partito. Nel gennaio 1927 per sfuggire ai fascisti, espatria clandestinamente in Francia, stabilendosi a Marsiglia. Lavora come meccanico in una fabbrica di locomotive e fa parte della direzione dei gruppi comunisti dell’area mediterranea, frequentando la Camera del Lavoro. Nel luglio del 1927 viene alle mani insieme a Mario La Rocca con i socialisti massimalisti Giacomo Schirone e Alfredo Tinacci, che escono feriti dallo scontro. Arrestato, è condannato a novembre a due mesi di detenzione, ma poi liberato per l’intervento di politici di Marsiglia. Colpito da provvedimento di espulsione il 28 marzo 1928, si porta a Parigi, svolgendo attività politica con gli pseudonimi di “Alfonso Venturini” e “Fosco”, Espulso dal Partito Comunista d’Italia, aderisce alla Frazione di Sinistra, difendendo al suo interno le posizioni trotskiste. Il primo maggio 1929 è arrestato a Saint-Denis dalla polizia ed essendo senza documenti, invitato a lasciare la Francia, è costretto a vivere clandestinamente nella capitale francese. Nel 1930 sostiene la validità del Fronte Unico leninista e la necessità di difendere l’Unione Sovietica in caso di guerra. Non riuscendo ad avvicinare i bordighisti verso i trotskisti, nel 1931 viene espulso dalla Frazione di Sinistra ed aderisce alla NOI (Nuova Opposizione Italiana) di Leonetti, Ravazzoli e Bavazzano, l’organizzazione trotskista italiana. Rimane in questa organizzazione su posizioni critiche fino all’aprile del 1933, quando viene colpito da provvedimento disciplinare insieme a Pietro Tresso. Probabilmente nel 1933, conosce in un bistrot parigino Virginia Gervasini che per alcuni anni sarà sua compagna di vita e di lotta. Alla fine del 1933 o agli inizi del 1934 fonda il Gruppo di Unità Comunista che darà vita nell’agosto 1934 al periodico “La Nostra Parola”. Il gruppo nell’aprile 1935, aderisce al Partito Socialista, seguendo l’indicazione di Trotskij di tentare di portare il partito su posizioni rivoluzionarie. Ricercato in Francia, dove vive senza documenti e sotto falso nome dopo l’arresto subito il 1° maggio 1929, la sua vera identità viene scoperta dalla polizia, e nell’aprile 1936 è espulso dalla Francia. Si porta allora alla fine di aprile 1936, clandestinamente in Spagna a Barcellona sotto il nome di “Venturini”, con la compagna Virginia Gervasini. Hanno una lettera di raccomandazione di Pietro Nenni. Arrestato per una delazione a Barcellona il 6 maggio come agente provocatore insieme alla compagna, a Giuseppe Capizzi, a Giacomo La Pietra e ad alcuni tedeschi antinazisti, Di Bartolomeo viene rilasciato dopo qualche giorno di prigione ed uno sciopero della fame, a seguito delle proteste della CNT (Confederaciòn Nacional del Trabajo) e del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista) e agli interventi di Joaquin Maurín e di Oddino Morgari. Dopo essere stati liberati e provvisti di documenti come rifugiati politici, Di Bartolomeo e la Gervasini danno vita nel maggio-giugno 1936 al Gruppo Bolscevico-Leninista che aderisce al movimento per la Quarta Internazionale. Successivamente insieme a Sebastian Wisner e ad altri antifascisti italiani, tedeschi e romeni (sapisti, massimalisti, anarchici, socialisti, giellisti, ecc.), organizza il Comité Único Internacional de los Refugiados Antifascistas” (CUIRA). Allo scoppio della guerra civile, Di Bartolomeo è sin dai primi giorni, uno dei principali aderenti al Comitato Rivoluzionario di Barcellona e partecipa insieme alle milizie operaie alla difesa della città contro i militari dal 18 al 20 luglio. E’ nel gruppo degli italiani che risiede nell’Hotel Falcòn sulle Ramblas, di proprietà del fascista italiano Francesco Durio e che diventerà una delle sedi del POUM a Barcellona. Il 27 luglio 1936 parte da Barcellona con la Colonna Joaquin Maurin del POUM, per il fronte d'Aragona. In seguito Di Bartolomeo rientra a Barcellona e riceve l’incarico di organizzare i volontari stranieri del POUM nella Colonna Lenin in cui confluiscono gli antifascisti del CUIRA. Entrato in conflitto ai primi di agosto con la missione trotskista della IV Internazionale è allontanato dall’Hotel Falcòn e poi espulso dal Gruppo Bolscevico-Leninista di Barcellona. Verso la fine dell’anno, insieme a Giuseppe Guarneri, Piero Milano e Guido Lionello, fonda un nuovo gruppo trotskista Bolscevico-leninista intorno al periodico "Le Soviet", redatto da Virginia Gervasini, che verrà pubblicato fino al gennaio 1938. Nel maggio del 1937 partecipa agli scontri dal 3 al 7 maggio che contrappongono il governo catalano agli anarchici alleati al POUM, difendendo la barricata posta di fronte all'Hotel Falcòn. Dopo la vittoria del governo e l’inizio della repressione nei confronti degli anarchici e comunisti rivoluzionari, viene arrestato e poi liberato. Lavora sotto il falso nome di Antonio Rodriche in uno stabilimento meccanico di Barcellona, fino al dicembre 1937. Nel gennaio 1938 rientra in Francia con un passaporto intestato a Nicola Bartolomè e ed aderisce al Partito Comunista Internazionalista di Raymond Molinier e Pierre Frank. Nel dicembre 1938 si iscrive al Parti Socialiste Ouvrier et Paysan (PSOP), partito da dove viene espulso il 3 giugno 1939. Dopo una permanenza a Bruxelles e Londra rientra a Parigi dove viene sorpreso dalla guerra. Tenta di fuggire in Belgio, ma nel settembre 1939 viene arrestato a Lille e un mese dopo internato nel campo di Vernet d’Ariege, dove rimane fino all’armistizio. Liberato dopo l’armistizio italo-francese è nuovamente arrestato ed espulso in Italia. Tradotto in Italia nell'estate 1940 viene arrestato a Sanremo. Traferito a Napoli viene interrogato il 20 agosto e deferito il 30 settembre alla Commissione provinciale che lo assegna al confino per cinque anni alle isole Tremiti. Sull’isola Di Bartolomeo organizza un gruppo trotskista al quale fanno parte Bruno Nardini, Giuseppe Bortoluzzi, Maria De Fanti e forse Cristofano Salvini. Liberato il 22 agosto 1943, riprende l’attività politica dando vita al Centro Nazionale Provvisorio per la costruzione del Partito Comunista Internazionalista della IV Internazionale. Trasferitosi a Napoli è attivo all’interno della CGL rossa ed aderisce al PSIUP, partecipando al congresso come delegato degli esuli socialisti, venendo espulso dal partito nel 1944. Il 19 marzo del 1944 sposa Rosa Gaudino, di vent’anni più giovane di lui, che diventerà il primo sindaco donna del Comune di Ercolano. Nel gennaio-febbraio 1945 fonda il Partito Operaio Comunista (bolscevico-leninista), che ha metà del 1945 viene riconosciuto come sezione italiana della IV internazionale. Muore il 10 gennaio 1946 a Ercolano a causa di una banale malattia non curata per mancanza di medicinali.