De Rosa Ferdinando di Francesco e Zanetti Umberta nato a Milano il 7 ottobre 1908. Studente, socialista. Nato a Milano, in via Felice Bellotti 8, dalla relazione del padre con la maestra Umberta Zanetti, dopo la perdita del padre il 22 gennaio 1914, cresce in Romagna con la madre che ha ricevuto un lascito 700.000 lire per provvedere agli studi del ragazzo e quindi ne acquisisce legalmente il cognome. Nel 1913 si trasferisce con la famiglia a Torino, dove risiede il via Cibrario al n.10. La sua formazione adolescenziale è permeata da un clima politico che prefigura l’ascesa del fascismo e la violenza dello squadrismo lo affascina al punto tale da diventare un giovane avanguardista. Nel frequentare quegli ambienti, gli accade una tragedia: a 13 anni. nel maneggiare una pistola parte accidentalmente un colpo che uccide un suo coetaneo egiziano, Mahamud Aly Anim, ospite della madre in Romagna. Arrestato dalla polizia e, successivamente processato, il Tribunale, riconosce l’accidentalità del fatto e lo condanna in data 25 ottobre 1924 a tre mesi e mezzo di reclusione. Scontata la pena e tornato in libertà, Ferdinando riprende gli studi, completa il ciclo medio superiore al Liceo-Ginnasio “Cavour” di Torino. Nel 1926, si iscrive alla locale Facoltà di Giurisprudenza. Nell’ateneo torinese si attua la sua svolta politica, favorita dagli insegnamenti dell’avvocato socialista Mario Passoni, di cui De Rosa è studente e discepolo e dall’amicizia con antifascisti come Giancarlo Pajetta, Massimo Mila e Ludovico Geymonat. Nel 1927 si occupa della diffusione del materiale antifascista importato clandestinamente. Nel corso del 1928 è chiamato a prestare il servizio militare, ma, per evitarlo, a maggio espatria clandestinamente dalla Valle di Susa in Francia. A Parigi, trova alloggio presso l’antifascista Francesco Cera al 19, rue de l’Alonette e si iscrive alla scuola di Diritto di Parigi. Nella capitale transalpina prende contatto con Pietro Nenni e il gruppo dirigente socialista, con Carlo Rosselli e l’organizzazione di Giustizia e Libertà. Il 22 ottobre del 1929, accompagnato alla Gare du Nord di Parigi da Carlo Rosselli, sale sul treno delle 11,15 diretto Bruxelles. In questa città il 23 ottobre alle 9,45 compie un attentato, forse dimostrativo, a Place du Congrès, sparando un colpo di pistola contro principe di Piemonte Umberto di Savoia-Carignano, che era arrivato in Belgio per il suo fidanzamento ufficiale con Maria Josè figlia di Alberto I del Belgio. Duramente malmenato dalla polizia belga, è arrestato. Al processo la difensa è condotta in aula da un collegio di tre avvocati socialisti belgi, tra i quali vi sono Paul-Aloise De Bock e Paul Henri Spaak, che trasformano le sessioni in una severa messa sotto accusa del fascismo. Spaak pronuncia un’arringa tanto appassionata quanto efficace ed il verdetto che ne consegue è sì di condanna, ma a soli 5 anni di reclusione. Per il regime fascista è una dura sconfitta politica. De Rosa, grazie al condono di due anni, ritorna in libertà nel marzo del 1932, espulso dal Belgio va in Svizzera: resta clandestinamente nel Canton Ticino fino all’agosto dello stesso anno. In quel periodo si sposta in Francia dove incontra dirigenti di Giustizia e Libertà, che gli propongono di recarsi in Spagna per acquisire il brevetto di pilota per azioni aeree dimostrative in Italia. Ferdinando accetta e il 10 agosto del 1932 si reca in Spagna nella località di Getafe, sede di un aeroporto civile. Giustizia e Libertà trova per lui una sistemazione presso la locanda “Los Coloyos”, registrato con le generalità di “Fernando Lencioni”. Fino alla fine di settembre riceve lezioni di volo nel locale aeroporto da parte di Ramòn Franco (fratello repubblicano del futuro dittatore Francisco Franco). Interrompe la frequentazione per un certo periodo, ma successivamente, agli inizi del 1933, su insistenza di Giustizia e Libertà, riprende le lezioni nell’aeroporto di Barajas che si concludono però con la distruzione del velivolo messogli a disposizione. Per mantenersi cerca lavoro, anche umile, ma non trovandolo è aiutato economicamente dalla madre. In quei duri momenti si adatta persino a fare il bagnino per la stagione estiva del 1933 in uno stabilimento balneare pubblico a Madrid, lungo il fiume Manzanares. Nel periodo madrileno mantiene stretti contatti con i fuoriusciti antifascisti di Parigi del PSI e di Giustizia e Libertà e con tutti quelli che arrivano in casa Natoli (ad esempio Carlo Rosselli, Giuseppe Emanuele Modigliani e Raffaele Rossetti). Il 19 novembre del 1933 le elezioni politiche nazionali determinano il passaggio nel PSOE dalla direzione di Indalecio Prieto a quella di Largo Caballero, portatore di una tattica politica rivoluzionaria. Ferdinando assume il ruolo di dirigente di squadre d’azione giovanili socialiste madrilene. I settori, nei quali opera la formazione da lui diretta, sono quelli di Tetuàn, Cuatro Caminos e Las Ventas de Espiritu Santo. Il 19 settembre del 1934, nella zona della città universitaria, la Guardia Civil blocca un camioncino che trasporta armi di vario tipo e durante la perquisizione è oggetto di diversi colpi di arma da fuoco da una macchina dove si trovano Ferdinando e Ordoñez Pena, suo braccio destro, che è catturato dalla polizia. Il 4 ottobre del 1934 sale al potere il governo Lerroux, nel quale entra a far parte la CEDA con tre ministri. A Madrid l’UGT proclama lo sciopero generale, ma, nella capitale, la reazione popolare è scarsa, salvo nei tre quartieri controllati dalle squadre d’azione comandate da De Rosa. Ad ogni modo, in 48 ore la sommossa è repressa. Il 20 ottobre del 1934 il De Rosa si presenta spontaneamente alle autorità di polizia, assumendosi ogni responsabilità e definendosi capo del movimento rivoluzionario. Conseguentemente arrestato e tradotto nel Carcel Modelo di Madrid, quale detenuto è sottoposto a pesanti trattamenti. All’inizio del procedimento giudiziario instauratosi a suo carico, dove, in una prima fase, si chiedono tre condanne a morte con pene detentive accessorie, a giudizio ultimato, la sentenza si concreta in una condanna a 15 anni di carcere. Nei tempi morti della prigionia De Rosa si dedica allo studio delle tecniche militari, sicuro che l’arma della critica avrebbe presto lasciato il passo alla critica delle armi. Il 16 febbraio 1936 è rimesso in libertà, grazie alla vittoria elettorale del Fronte Popolare. De Rosa è vicino alle posizioni socialiste e si dedica al processo d’unificazione delle organizzazioni giovanili del PSOE e del PCE. Dopo l’Alzamiento del 18 luglio del 1936 è fra gli organizzatori delle milizie socialiste PSOE-UGT, ma è anche Comandante del Battaglione “Octubre”, che arriverà a contare ben 16 compagnie. Con il Batallòn Octubre a direzione comunista, le Compañias de Acero del 5º Regimiento de Milicias Populares, altre formazioni dell’UGT e dell’UHP (Unión de Hermanos Proletarios) ed alcune milizie libertarie, riesce ad opporsi efficacemente agli assalti del golpista Mola, che dai valichi della Sierra de Guadarrama tenta di scendere alla conquista di Madrid. Dopo una tenacissima resistenza che dura quasi due mesi. Fernando De Rosa, nel corso di un’azione in cui riconquista una posizione finita in mano ai fascisti a Cabeza Lijar, fronte di Peguerinos sulla Sierra de Guadarrama, cade il 16 ottobre del 1936 colpito in fronte da un proiettile. I suoi compagni del Batallón Octubre insieme al popolo madrileno, lo salutano e gli rendono omaggio con un affollatissimo e commosso corteo funebre per le strade della capitale. Il 19 settembre viene pubblicato sul settimanale madrileno “Juventud” un articolo in sua memoria a firma di Pietro Nenni, anche lui partecipe alle esequie. De Rosa è tumulato nel cimitero di Municipale di Madrid, e la sua tomba sarà riscoperta nel 1961. Nel 2004 il comune di Torino gli dedica una strada con la seguente motivazione: “Esule antifascista, caduto nel 1936 difendendo la Repubblica spagnola contro le armate franchiste”. Anche il comune di Tortona ha dedicato una via a Fernando de Rosa.

Annotazioni: Scheda biografica basata sulle informazioni raccolte da Augusto Cantaluppi per il suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939)