Della Torre Oreste di Francesco e Cressoni Maria nato il 25 febbraio 1914 a Milano. Elettricista, antifascista. Il padre Francesco, anarchico, è nato in Spagna a Santander. Nel 1911, in conseguenza della fucilazione di Francisco Ferrer Guardia e dello scatenarsi della repressione poliziesca nei confronti degli anarchici, è costretto a rientrare in Italia a Milano. Fin da giovanissimo Oreste frequenta ambienti antifascisti e, nel 1929, per l’attività politica svolta, è condannato a tre anni di riformatorio e rinchiuso al “Beccaria”, noto carcere minorile di Milano sito in piazza Filangieri n.1. Vi sconta interamente la pena e, nel 1933, rimesso in libertà, è avviato al servizio militare, che presta in un primo momento a Milano, nel 18° Reggimento Bersaglieri, e poi a Torino, nel 91. Reggimento Fanteria. In quest’ultima località è colto in flagrante nel corso di manifestazioni e incriminato per attività di propaganda sovversiva. In seguito è arrestato e condannato dal Tribunale Militare a sei anni di pena da scontarsi nel carcere di Gaeta. Per ragioni di salute non precisate, non sconta interamente la pena e, non si sa quando viene scarcerato. Il 15 febbraio del 1936 una notizia sconvolgente colpisce Oreste: la morte del fratello Augusto in un conflitto a fuoco con i fascisti. Sicuramente è in libertà a Milano prima del 30 ottobre del 1936, quando realizza l’espatrio clandestino in territorio elvetico a Lugano. Raggiunge Basilea, passa la frontiera francese a Saint Louis, per recarsi successivamente a Parigi. Qui, in brevissimo tempo, trova il modo di recarsi in Spagna. Raggiunta Barcellona il primo ottobre 1936, si reca ad Albacete, Centro di Reclutamento delle Brigate Internazionali. Il 10 novembre del 1936 è inquadrato nella XII Brigata Internazionale, Battaglione “Garibaldi” 3. Compagnia, comandata da Erasmo Ferrari. Partecipa a Madrid con la sua compagnia alle varie battaglie di novembre e dicembre 1936 per la difesa della città. Ai primi di gennaio del 1937 con il Battaglione “Garibaldi” è nella zona di Mirabueno, e il 9 dello stesso mese, rimane ferito leggermente a una gamba. Ospedalizzato per circa 35 giorni in una struttura sanitaria della capitale spagnola, alla fine del mese successivo può rientrare operativamente al battaglione con il ruolo di portaordini e col grado di sergente. Nel mese di marzo partecipa alla battaglia di Guadalajara e, dopo la costituzione della XII. Brigata Internazionale Garibaldi, lo si trova nei ranghi come portaordini. Nel giugno successivo l’unità combattente, di cui fa parte, è dislocata nella zona di Huesca: il 12 giugno del 1937 avviene uno scontro molto sanguinoso con l’esercito franchista, nel corso del quale il “Milanin” resta ferito in modo preoccupante agli occhi, per lo scoppio di una granata. Portato in un ospedale di Barcellona, vi è curato in modo appropriato ed efficace: rientra in brigata, assume il ruolo di addetto (ufficiale?) presso l’Intendenza dello Stato Maggiore. Nel mese di settembre successivo, un certo numero di ufficiali e soldati garibaldini abbandonano la Brigata, poiché ritengono che il loro compito, rispetto alle premesse costitutive, si sia esaurito. Tra di loro vi è anche Oreste, che, forse influenzato da Randolfo Pacciardi e da Angiolo Scarselli, lascia la Spagna aiutato dalla L.I.D.U. (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo) servendosi di un passaporto per rifugiati ed apolidi, e raggiunge Parigi. In questa città non riesce a trovare una occupazione stabile, pur essendo disponibile a svolgere qualsiasi lavoro: di conseguenza attraversa un periodo di difficoltà, di disagi e di privazioni. Una tale situazione induce Oreste a contattare i centri di reclutamento di volontari in favore della Spagna Repubblicana, allo scopo di tornare a combattere sul suolo iberico. La sua richiesta è accolta il che gli permette di rientrare nei ranghi della Brigata Garibaldi, 2. Battaglione Compagnia mitraglieri, con la conferma del grado di sergente. Nel settembre del 1938 è presente sul fronte dell’Ebro, partecipa alle azioni militari della brigata in quel torno di tempo e si distingue per coraggio e valore come comandante di compagnia. Al ritiro delle Brigate Internazionali dal fronte, Oreste, con gli altri garibaldini si porta a Barcellona, dove partecipa al saluto-sfilata del 28 ottobre a Barcellona, ricordata come “Despedida”. In seguito non si reca al campo di smobilitazione di Torellò, ma decide di fermarsi nella capitale catalana. Sia per la giovane età che per una coscienza politica assai fragile, perché scarsamente sostenuta da profonde convinzioni, in questa città frequenta ambienti moralmente e politicamente equivoci, che lo espongono a critiche, insinuazioni e sospetti con il conseguente effetto di minare la sua credibilità di antifascista. In queste vicende gli è compagno il milanese Riccardo Molina e c’è chi afferma che entrambi siano addirittura arrestati per vicende non politiche. Certa è la sua presenza nella “Retirada” ed il passaggio in territorio francese ai primi di febbraio del 1939, e l’internamento nel Campo di Argelès-sur-Mer. In questo campo detentivo sottoscrive con altri 116 combattenti antifranchisti italiani, il gruppo “Libertà o Morte!”. Tre mesi dopo Oreste si trova nel Campo di concentramento di Gurs: non vi resta a lungo, poiché evade e, affrontando un percorso lungo e pericoloso raggiunge nel maggio del 1939 il Granducato di Lussemburgo. Vi rimane fino al 12 luglio 1939 lavorando in agricoltura, quando, essendo individuato dalle locali autorità di polizia, è arrestato ed espulso in territorio francese. Si reca nel sud della Francia, si avvicina ad ambienti anarchici che lo aiutano a sopravvivere e aderisce alla FAI (Federaciòn Anarquista Iberica). Questa vita stentata lo porta a decidere di presentarsi al consolato italiano di Lione per essere rimpatriato. Parte da questa città il 1° agosto del 1940, raggiunge Bardonecchia giorno 3 ed è arrestato dalle autorità confinarie, è tradotto a Milano e rinchiuso nelle locali carceri in Piazza Filangeri n.2, cioè a San Vittore. Il 7 settembre, sottoposto ad interrogatorio, è inviato dinanzi alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia, che gli assegna, in data 7 ottobre 1940, 5 anni da scontarsi in quel di Ventotene, come combattente antifranchista di Spagna. Nel periodo che va fino al suo rilascio, avvenuto il 22 agosto del 1943, può essere che sia stato trasferito per un certo tempo alle isole Tremiti. Una volta libero Oreste fa ritorno a Milano e successivamente entra a far parte delle formazioni partigiane piemontesi in Val Sesia, incorporato nella 6ª Brigata Garibaldi “Nello”, facente parte della Divisione “Gaspare Pajetta”, di cui diviene, in seguito commissario politico. Oreste Della Torre muore, a soli trentasei anni, il 13 dicembre del 1950 ed è sepolto al cimitero di Musocco a Milano (i suoi resti sono nel riparto 94/C, manufatto 676, dove sono tumulati gli invalidi e mutilati di guerra). Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Oreste Della Torre di Medaglia d’Oro alla memoria, attribuita in occasione del 40° anniversario della Guerra Civile Spagnola. Con decreto del Presidente della Repubblica del 3 giugno del 1991, registrato alla Corte dei conti il 14 settembre dello stesso anno, registro n.39 Difesa, foglio n.377, gli è concessa “La Medaglia di Bronzo” al valor militare per attività partigiana.
Annotazioni: Scheda biografica compilata da Augusto Cantaluppi per il suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939)
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