De Corte Giovanni di Edoardo e Feresin Ermenegilda, nato il 27 maggio 1912 a Monfalcone (Gorizia). Contadino, comunista. E' attivo nella rete comunista operante sul territorio dell'Isontino e nella Bassa Friulana, Nell'estate 1934 alla caduta dell'organizzazione a seguito delle rivelazioni di un infiltrato, viene arrestato per attività antifascista, e detenuto nel carcere del Coroneo a Trieste per nove mesi. Liberato per insufficienza di prove è sottoposto a sorveglianza. Nel luglio 1937 espatria clandestinamente per raggiungere la Spagna. In una intervista del 1984 dirà:” L’ho fatto per dimostrare che non tutti gli italiani erano fascisti!”. Si porta in Francia attraverso Austria e Svizzera e prende contatto con le organizzazioni comuniste a Nizza. Inizialmente si stabilisce nel sud della Francia presso l’antifascista italiano Duilio Lazzaroni. Da lì nell'agosto del 1937, viene portato Perpignano su tre corriere che raccolgono volontari in prevalenza cecoslovacchi e numerose infermiere. Gli italiani sono solo tre, oltre a De Corte è presente un astigiano e un imperiese. Traversati i Pirenei a piedi, giunge in Spagna a Figueras e poi Albacete. Lì i tre italiani sono aggregati dapprima al battaglione “Andrè Marty “e poi su loro richiesta, avendo preso contatto con un italiano incaricato di portare loro i rifornimenti d’acqua, trasferiti nell’autunno 1937 alla Brigata Garibaldi, in quel momento in riposo in Aragona. All’arrivo è avvicinato dal comandante del battaglione Romano Marvin, che dopo avergli chiesto l’affiliazione politica, lo rimprovera di essere arrivati così tardi. De Corte si difende sottolineando le enormi difficoltà che ha dovuto affrontare partendo dall’Italia. Assegnato al 1. Battaglione, 4. Compagnia come mitragliere. Combatte in Estremadura, e poi nella disastrosa ritirata da Caspe all’Ebro nella primavera del 1938 e poi nell’ultima offensiva dell’Ebro nell’estate 1938, che viene descritta da De Corte come un bombardamento incessante da parte dell’aviazione franchista e la numerosità dei carri armati nemici, che determinano un vero massacro tra i repubblicani. Dopo ritiro dei volontari internazionali dal fronte deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, nel febbraio 1939 viene ferito leggermente in un bombardamento, mentre varca i Pirenei nel corso del rientro in Francia con i resti delle Brigate Internazionali. Ricoverato in un piccolo ospedale riesce ad evitare i campi di internamento evadendo e raggiungendo clandestinamente Parigi. Di qui raggiunge Bordeaux con una lettera di presentazione di Romano Cocchi, direttore dell'Unione Popolare Italiana, organizzazione antifascista promossa da socialisti e comunisti. Qui si ferma sotto falso nome spagnolo, operando nella Resistenza. Nel 1944, dopo la liberazione di Parigi, si porta nella zona di Nizza per organizzare il passaggio tra le forze francesi di liberazione e le brigate garibaldine italiane. Nel dopoguerra rientra a Staranzano e senza negare le proprie convinzioni antifasciste, cessa di partecipare alla vita politica. Il 22 marzo 1984 rilascia una intervista sulle sue esperienze in Spagna.