De Ambroggi Mario di Giacomo e Frolli Delfina, nato l’11 settembre 1898 a Laveno Mombello (Varese). Operaio verniciatore, comunista. Nato in una famiglia numerosa, cinque fratelli e quattro sorelle, studia fino alla terza elementare. Combattente nella prima guerra mondiale come caporale degli Alpini, ferito tre volte alla testa ed al piede. Prima del suo espatrio non è oggetto di rilevi di carattere politico. Emigrato in Francia clandestinamente nel 1921 da Bardonecchia, si stabilisce inizialmente a Verdun (Mosa), dove lavora nell’impresa di suo cugino. Nel 1923 si trasferisce a Parigi dove nel 1925 sposa la cittadina francese Teresa Briard, cittadina francese, da cui si separa nel 1927. Nel 1935, non essendogli stato rinnovato il permesso di soggiorno, fa perdere le sue tracce, recandosi a Nancy (Meurthe-et-Moselle) dal fratello Giovanni. Allo scoppio della guerra civile, arriva in Spagna nel settembre 1936 partendo da Villeneuve (Lione). Nell’ottobre 1936 viene arruolato nel battaglione Garibaldi nella 2. compagnia, 1. Battaglione (nello stesso reparto combatte Giovanni Pesce). Ha il battesimo del fuoco il 13 novembre 1936 al Cerro de los Angeles. Successivamente combatte nella difesa di Madrid alla Città Universitaria e partecipa alla battaglia del Jarama. Il 15 gennaio 1937 nominato tenente e comandante, quando il capitano Blesio viene ferito. Nella battaglia di Guadalajara l’11 marzo 1937, De Ambroggi viene ferito al volto, per lo scoppio di una bomba a mano, perdendo un occhio. A giugno del 1937 è fatto rientrare in Francia, dove diventa il compagno di Eufemia Merler vedova di Cesare Nicolini, volontario trentino caduto in Spagna il 22 novembre 1936 sul fronte di Madrid. Non potendo regolarizzare la sua posizione in Francia, alla morte del fratello tenta di rientrare in Italia con la compagna e la figlia quindicenne di Nicolini, Rosetta. Il 2 marzo 1938 è fermato alla frontiera di Domodossola perché privo di documenti. Mentre la moglie e la figlia sono rilasciati, De Ambroggi è arrestato e tradotto nelle carceri di Varese. Interrogato il 13 marzo 1939 sostiene di essere andato in Spagna perché impossibilitato a rimanere in Francia non avendo documenti e solo per lavorare come operaio verniciatore, destinato alla pittura mimetica delle automobili. Non viene creduto e deferito alla commissione di Varese per l’assegnazione al confino, il 10 giugno 1939 viene assegnato alle isole Tremiti per cinque anni. Liberato alla caduta del fascismo nell’agosto 1943, torna per pochi giorni a Laveno-Mombello (Varese), per raggiungere la moglie a Trento. Lì il 31 dicembre 1943, sposa Eufemia Merler). Successivamente adotta Rosetta, la figlia di Nicolini. All’inizio del 1944, con il pretesto di salutare la vecchia madre, fa ritorno a Laveno-Mombello, per poi trasferirsi al di là del lago sulle montagne con i partigiani. Mancano purtroppo notizie certe sulla formazione e la zona in cui opera, anche se è molto probabile che si sia unito ai garibaldini nella Val d’Ossola. Ad un certo punto è raggiunto dalla moglie ed entrambi sono arrestati dai fascisti. Liberati (o fuggiti) i due sono riparano in Svizzera, dove vengono accolti nei campi approntati per i combattenti della Resistenza italiana. Chiusa la parentesi partigiana, De Ambroggi e la moglie Eufemia, fanno ritorno a Trento dove si riuniscono alla figlia Rosetta ormai ventenne e prossima alle nozze. Nel 1946 accade un evento assolutamente incomprensibile. De Ambroggi senza motivi apparenti abbandona improvvisamente la famiglia senza dare più notizie di sé ed inutili risultano le ricerche della famiglia. Il mistero dura fino al gennaio 1967, quando la moglie e la figlia ricevono la notizia della morte di De Ambroggi avvenuta il 20 gennaio 1967 a Mede (Pavia).