Dal Bo Enrico di Antonio, nato il 26 aprile (il 25 secondo altra fonte) 1896 a Vittorio Veneto (Treviso). Ragioniere, antifascista. Frequenta l’istituto commerciale di Vittorio Veneto, conseguendo il diploma di ragioniere. Chiamato alle armi presta servizio come ufficiale sulla nave della Marina Militare “San Giovanni” dal 30 novembre 1917 fino agli inizi del 1919. Congedato si iscrive al ruolo dei curatori fallimentari della provincia di Treviso. Dopo essersi imbarcato nel porto di Napoli sul piroscafo “Italia” diretto a Genova, espatria clandestinamente approfittando di una sosta allo scalo di Marsiglia. Nonostante dichiari “di essere fuggito dall’Italia per motivi politici, perché assegnato al confino”, le autorità italiane imputano il suo espatrio clandestino a motivazioni economiche. Ritengono infatti che si dichiari vittima politica per sfuggire ad una richiesta di estradizione per malversazioni a danno di parecchi creditori. Questo perché Dal Bo è ritenuto individuo di buona condotta politica e simpatizzante del governo fascista. Espulso dalla Francia per mancanza di documenti, passa in Spagna stabilendosi a Barcellona. Qui apre un ufficio di mediatore d’affari e frequenta i corsi della Facoltà di Giurisprudenza. Avvicinatosi agli antifascisti italiani residenti a Barcellona nel 1933 risulta iscritto alla neonata sezione della LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo), ricevendo la tessera numero 1764. Lo stesso anno viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di arresto. Durante la sua permanenza a Barcellona svolge un’intensa attività politica ed è in contatto con importanti personalità del fuoriuscitismo antifascista, come Alberto Cianca, Pietro Nenni, Emilio Lussu e Carlo Rosselli e per questo sorvegliato dal consolato italiano. Dal Bo traduce in spagnolo la biografia di Benito Mussolini scritta dall’ex sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris e intitolata “Mussolini. La leyenda y el hombre”. L’8 luglio invia una sottoscrizione di 25 pesetas ad Alberto Cianca pregandolo di pubblicare su “Giustizia e Libertà” il seguente trafiletto: “la sezione della LIDU di Barcellona per onorare la memoria del compianto suo presidente Felice Musso, nell’anniversario della sua morte”. Nella lettera a Cianca Dal Bo segnala che” le cose qui vanno come sempre per non dire di male in peggio. Adesso c’è anche un ingiustificato stato di guerra che dopo tanti mesi di stato eccezionale rende ancora più pesante questa dominazione repubblicana”. E la colpa è certamente delle sinistre estreme le quali si sono adagiate in una comodissima posizione non rifiutando neanche in vecchi sistemi di cacicchi e protezionismi…”. Il 9 ottobre 1934 scrive a Giovanni Fassina: “Abbiamo ordini da Parigi di intensificare la lotta. Scrivono che la situazione in Italia è disastrosa. Sereni e Carletti dicono se può mandare un contributo straordinario di 25 pesetas per le grandi spese che abbiamo avuto. Da Parigi dicono pure di Preparare i quadri…”. In gravi difficoltà economiche si arrangia dedicandosi al commercio ambulante di vari articoli. A Barcellona occupa una casa in Rambla de Canaletas messagli a disposizione gratuitamente dal Marchese di Foronda che simpatizza con il suo status di fuoriuscito. Dopo la vittoria del Fronte Popolare alle elezioni, nel febbraio 1936 si trasferisce nel Marocco spagnolo a Melilla, dove apre un’impresa. Mantiene frequenti contatti epistolari con Mario Carletti, segretario della sezione socialista di Barcellona e vicesegretario della sezione cittadina della LIDU, dichiarando si essere rimasto molto sorpreso dalla vittoria delle sinistre. A Melilla frequenta gli ambienti della sinistra spagnola e diventa anche amico del sindaco socialista Antonio Diez Martin. Evita invece i contatti con la colonia italiana. Allo scoppio dell’insurrezione militare il 17 luglio 1936, nella quale Melilla cade subito in mano agli insorti, con ogni probabilità Dal Bo, noto per le sue idee politiche, è arrestato dai militari il 18 luglio e fucilato insieme al suo amico sindaco il 26 luglio davanti al cimitero della città. E’ uno dei primi italiani a cadere nel conflitto spagnolo. I suoi effetti personali vengono riconsegnati il giorno successivo dal capo della Falange Ramòn Casana a Leonini, Console Italiano di Tetuàn, adducendo che Dal Bo era rimasto ucciso da un bombardamento repubblicano sulla città di Melilla, specificando nella lettera che Dal Bo era comunque un agitatore comunista e un antifascista. Sin dall’inizio le autorità italiane sospettano che si sia trattato di un’esecuzione per motivi politici. I documenti, una tessera della LIDU, alcuni santini di Sant’Antonio, numerose foto della moglie dei quattro figli residenti a Vittorio Veneto, sono oggi conservati nell’Archivio centrale di Stato nel CPC.

Annotazioni: Si segnala che in una delle due Schede Marchetti allegate viene indicata come data di nascita il 1893, mentre nell\\\'altra questa indicazione è corretta a mano in 1896. Biografia integrata da informazioni raccolte da Francesca Pierobon per il volume Scegliersi la parte. Antifascisti trevigiani volontari nella guerra civile spagnola (1936-1939) , Il Poligrafo 2002.