Crespi Roberto di Patrizio e Puricelli Eugenia Maria, nato il 25 novembre 1903 a Milano. “Medico”, antifascista. Relativamente agli studi ha frequentato l’Istituto Tecnico “Elia Lombardini” di Milano, senza conseguire il diploma. Ogni estate passa le sue vacanze a Palazzolo Milanese ospite della zia Anna Crespi, direttrice del Collegio Torelli succursale della “Guastalla”. Di temperamento vivace e irrequieto, man mano che cresce si acuiscono i contrasti con la famiglia, specialmente con il padre, genitore severo, fino al punto che Roberto decide di andare ad abitare con la zia Anna. Nel 1922 i Crespi, riunitisi, si trasferiscono a Paderno Dugnano e nello stesso anno il padre Patrizio lo fa arruolare volontario nelle truppe coloniali in Libia, poiché ritiene che la vita militare possa regolare la condotta di vita del figlio. Il servizio militare si conclude il 30 maggio 1924 con la grave condanna a sette anni di reclusione per diserzione e furto, che sconta in diverse carceri della penisola quali Gaeta, Palermo ecc., e con l’espulsione dal Regio Esercito. Durante la detenzione il 22 marzo 1928 subisce una nuova condanna per furto, sempre da parte del Tribunale di Milano, a due anni e undici mesi e sette giorni di reclusione e al pagamento di una multa di lire 466. Nel 1929, in forza di un’amnistia, cessano le sue pendenze penali; rimesso in libertà, si trova a Palermo dove per sopravvivere esercita il commercio ambulante e, rientrato a Milano nel cercare lavoro si appoggia alla famiglia in attesa di recarsi all’estero in qualsiasi modo. In un primo tempo pensa di andare in Francia e per questo richiede alla questura di Milano il rilascio di regolare passaporto, che gli viene negato. Il 23 gennaio 1931 Crespi espatria clandestinamente e, con l’aiuto e la guida di un contrabbandiere della sponda orientale del Lago Maggiore, certo Cesare Acchini, passa in Svizzera. Arrestato a Locarno, si qualifica “rifugiato politico” per cui, rimesso in libertà, entra in contatto con ambienti del fuoruscitismo italiano, che lo aiutano in quel frangente. Rinuncia al progetto di recarsi in Francia, poiché gli si presenta l’opportunità di trovare lavoro nell’Ospedale San Giovanni Battista di Bellinzona come medico interno: ottiene il posto perché, unico aspirante, è sostenuto dall’esponente socialista Guglielmo Canevascini e da religiosi ticinesi. Roberto dopo aver depositato segretamente i suoi documenti presso la Curia Vescovile di Bellinzona, si presenta come “dottor Primo Fratelli”. Per sostenere questa identità e la sua qualifica di medico presenta un certificato di nascita e un attestato dell’Ospedale di Parma che certifica il suo esercizio della professione di medico presso lo stesso, naturalmente falsi. Dopo un anno di prova è confermato e fino al 1936 lavora in questo Istituto in modo soddisfacente e apprezzato dai pazienti fino a diventare vicedirettore; nel contempo partecipa a trasmissioni di contenuto medico-sanitario alla radio del Canton Ticino (è già Radio Monteceneri?). Negli stessi anni si reca in diverse città della Svizzera Zurigo, Basilea, Ginevra, e più volte in Francia dove incontra e stabilisce contatti con elementi della Concentrazione Antifascista, soprattutto giellisti; lo spione che lo controlla sostiene pure che attua una fitta corrispondenza nei due sensi. Nel settembre-ottobre 1936 abbandona la Svizzera passando in Francia, anticipando il mandato di arresto emesso dal Procuratore di Bellinzona, relativo alla scoperta della falsità dei documenti di “Primo Fratelli”: a questo punto si scopre la sua vera identità. Roberto è in Francia, a Limoges e nel dicembre 1936 è arrestato ed estradato in Svizzera e rinchiuso nelle carceri di Bellinzona. Aiutato dagli amici e dai compagni che pagano la cauzione, è rimesso in libertà provvisoria in attesa di giudizio e, poiché non trova lavoro è aiutato economicamente dalla solidarietà del fuoruscitismo antifascista. Alloggia presso il segretario della Procura di Bellinzona in attesa di trasferirsi all’albergo Torretta. Nel luglio 1937 Crespi ancora una volta si sottrae al giudizio passando in Francia dove, è raggiunto dalla compagna, la batteriologa ticinese Graziella Berta, che lascia il lavoro presso l’Ospedale di Lugano l’11 luglio. Nel mese di agosto i due sono in Spagna e si mettono a disposizione con le loro competenze del Servizio Sanitario dell’Esercito repubblicano. Secondo documenti dell’Archivio Centrale dello Stato, per l’attività svolta nel 1937-1938 in Spagna, si evince che il Crespi, Capitano medico è direttore dell’Ospedale Militare n.1 di Madrid e, nello stesso tempo, dell’Ospedale Valencia: queste comunicazioni sono emblematiche della tendenza dei “fiduciari” fascisti a sopravvalutare l’importanza delle loro vittime, enfatizzandone i ruoli, allo scopo di irrobustire il bottino delatorio. Da documenti dell’AICVAS si sa con certezza che Crespi dal 21 giugno 1937 opera nell’Ospedale di Onteniente nelle vicinanze di Alicante, insieme a Graziella Berta. Nel del 1938 rientra in Francia, due gironi prima che le truppe franchiste dopo aver travolto il fronte aragonese raggiungano Vinaroz il 15 aprile 1938, tagliando in due il territorio repubblicano. Nulla si conosce delle sue vicende successive. Data la carenza di medici presenti sul territorio repubblicano, anche il contributo di medici privi del titolo come Crespi è stato prezioso.