Corsi Lanciotto di Giuseppe e Fantozzi Elettra, nato il 6 febbraio 1883 a Livorno. Scaricatore di porto, bracciante pasticcere, anarchico. Sposato con Ada Franceschi. Appassionato di musica lirica aderisce giovanissimo al movimento anarchico. Dopo aver fatto il soldato nella prima guerra mondiale, emigra clandestinamente in Francia nel 1923, stabilendosi a Marsiglia. Nel maggio del 1924 viene arrestato e consegnato alle autorità italiane, perché deve scontare una condanna per reati comuni. Dopo la sua scarcerazione avvenuta il 7 agosto 1925 manifesta apertamente i principi libertari, frequenta i più pericolosi anarchici livornesi ed è fermato varie volte per incidenti con i fascisti. Il 1° aprile 1926 è tra gli organizzatori di una grande protesta contro il divieto di corteo al funerale dell’anarchico Oreste Lunardi. Assegnato al confino per quattro anni il 21 maggio 1927, e deportato a Ustica il 25 giugno. Viene arrestato l’11 ottobre, insieme ad altri 56 confinati, e deferito al Tribunale speciale per incitamento all’insurrezione e propaganda sovversiva. Prosciolto il 1° agosto 1928, è scarcerato e trasferito a Ponza, dove giunge il 17 agosto. Liberato condizionalmente il 16 novembre, torna a Livorno il 21 novembre, dove viene diffidato. Il 29 luglio 1929 viene fermato e tenuto in carcere fino al 3 agosto. Arrestato il 30 dicembre alla vigilia delle nozze tra Umberto di Savoia e Maria Josè di Belgio, è rilasciato l’11 gennaio. Dopo altri numerosi arresti il 16 maggio 1931 espatria clandestinamente insieme al fratello Antonio e ad altri antifascisti, sbarcando sulla spiaggia corsa di Macinaggio. Stabilitosi a Marsiglia è condannato in contumacia a 2 anni e 4 mesi di reclusione per espatrio clandestino e contravvenzione al monito. La vita a Marsiglia è tutt’altro che facile. In una delle sue prime lettere alla moglie Lanciotto Corsi lamenta come gli mancassero addirittura i «mezzi per fronteggiare le spese di corrispondenza» con i familiari. Infuriato perché alla moglie non era stato concesso il passaporto per raggiungerlo, scrive: «Non farti illusione del passaporto, stai sicura, non ti sarà concesso perché tu sei la moglie dell’irriducibile libertario che non ha piegato e non piegherà mai il lembo della propria bandiera. […] Il mio consiglio? Non andare più ad elemosinare ciò che non ti daranno mai». Due anni dopo è inserito nella categoria dei sovversivi attentatori residenti all’estero. All'inizio lavora in una cooperativa gestita da un italiano naturalizzato francese, poi come operaio in una fabbrica di prodotti chimici a Marsiglia. Lanciotto Corsi nel 1936 ha ormai 43 anni e cinque figli; il 20 agosto invia una lettera alla moglie nella quale la rende partecipe della propria decisione: «Debbo metterti al corrente che fra giorni partirò per la Spagna portando ai miei compagni ed al popolo spagnolo l’aiuto solidale e fraterno incondizionato per schiacciare definitivamente e per sempre l’idea fascista. parto mostruoso delle soldatesche […] giacché non mi è dato lottare la stessa causa in terra natale lotterò in terra di Spagna poiché l’avversario è lo stesso nemico». Passati i Pirenei si arruola in Spagna nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI e prende parte agli scontri di Monte Pelato, Tardienta, Almudevar e Carrascal de Huesca dove cade Antonio Cieri. E’ a Barcellona durante gli scontri che dal 3 al 7 maggio contrappongono il governo autonomo catalano agli anarchici spalleggiati dal POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), partito comunista antistalinista e che vedono al vittoria del governo. Non sappiamo quale ruolo abbia avuto nei combattimenti. Di sicuro, dopo aver trovato lavoro in un’officina metallurgica, viene arrestato il 30 ottobre 1937 dalla polizia repubblicana all’interno di una sezione anarchica insieme a Giuseppe Ruozi, Dante Armanetti e Enrico Arrigoni. In assenza di specifici capi d’accusa viene rilasciato dopo pochi giorni e ripara in Francia nel luglio 1938. Dal 17 novembre del 1938 è residente ad Alleyras (Haute Loire) con un salvacondotto del Prefetto dei Pirenei Orientali. Il 26 maggio 1939 è costretto a soggiorno obbligato nel cantone di Cayres. Arrestato dalle autorità francesi, al pari di molti comunisti, il 16 novembre 1939 in Alta Savoia e rinchiuso al Vernet (quartier B, baraque 9) fino al 20 luglio 1940 quando viene rimpatriato in Italia. Arrestato alla frontiera viene condotto a Livorno, dove sconta le condanne inflittegli nel 1931 per espatrio clandestino a S. Gimignano e Civitavecchia. A fine pena, nel il 13 gennaio 1943, non viene scarcerato ed è assegnato al confino a Ventotene per 5 anni, dove chiede di poter incontrare la moglie e la figlia maggiore Elettra che non vede da 13 anni, richiesta respinta. Alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943 è trasferito nel campo di Renicci d’ Anghiari (Arezzo) da cui evade l'8 settembre. Tornato a Livorno continua a militare nel movimento libertario. Muore a Livorno il 29 novembre 1957 e il giornale degli anarchici “Umanità Nova” gli rende omaggio ai primi di dicembre.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni di Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti per la banca dati ISGREC sui volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna: http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?offset=60&id=2439 (URL consultata il 2 maggio 2021) e del Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani