Collodet Francesco di Giovanni, nato il 10 luglio 1906 a Cordignano (Treviso). Cementista, comunista. Frequenta la scuola elementare. Durante la permanenza in Italia non manifesta sentimenti ostili al regime. Emigrato in Belgio nel 1924, si stabilisce a Chatelineau un sobborgo della città di Chatelet, lavorando per quattro mesi in una miniera di carbone ed avvicinandosi al movimento antifascista. E secondo la polizia «addimostrandosi elemento infido e turbolento contro le leggi ed i poteri dello Stato». Trasferitosi in Francia è prima a Parigi dove lavora come muratore in una ditta appaltatrice di opere pubbliche con sede in Rue du Fauboug-Saint-Honorè 266. Negli anni cambia spesso residenza ed imprese, lavorando per conto di diverse imprese (oltre a Parigi dichiarò di aver lavorato e vissuto a Barneville-la-Bertran – un comune del dipartimento del Calvados nella regione della Bassa Normandia; a Figueras, in Spagna, nel 1933, per conto di una ditta di costruzioni in cemento; a Morlaix – nel dipartimento del Finistère, in Bretagna – e a Levallois-Perret nella regione dell'Île-de- France). Iscritto al Partito Comunista dal 1935. Il primo novembre 1936 entra in Spagna e si arruola nella formazione Picelli. Passa poi alla 4. compagnia del battaglione Garibaldi come mitragliere. Il 20 dicembre 1936 viene ferito a Boadilla del Monte sul fronte di Madrid. Ritornato al fronte si ammala ed è ricoverato nell’ospedale militare n. 3 di Colmenar de la Oreja (Madrid). Poi amministratore dell’ospedale militare di Benicàssim (Castellon de la Plana). Successivamente è trasferito alla batteria antiaerea Deca (Defensa Especial Contra Aeronaves) franco-messicana, dell'esercito repubblicano venendo ferito il 18 febbraio 1938 ad Alfambra (Teruel) al braccio destro, poi amputato. Ricoverato all'ospedale di S’Agarò è rimpatriato in Francia il 3 agosto 1938 ristabilendosi a Levallois-Perret. E’ attivo nell’UPI (Unione Popolare Italiana” e nell”Amicale des Volontaires de l’Espagne Republicaine” Arrestato l’8 gennaio 1940 dalla polizia francese (secondo quanto egli avrebbe riferito alle autorità italiane «per aver detto, in un caffè, che l’Italia sarebbe, in breve tempo entrata in guerra a fianco della Germania perché l’Italia aveva interesse di far ciò in conseguenza del trattato di Versaglia»), è internato al Vernet. Tradotto in Italia il 20 luglio 1941, è arrestato alla frontiera e interrogato a Treviso ammette di essere stato in Spagna, ma solo come amministratore dell’ospedale militare di Benicàssim (Castellòn de la Plana). Non viene creduto e deferito alla Commissione Provinciale che il 5 settembre dello stesso anno lo assegna a cinque anni di confino a Ventotene, da dove viene liberato nell'agosto 1943 e torna a Cordignano continuando però a mantenere, secondo le autorità fasciste, un «subdolo atteggiamento in linea politica […] appalesandosi elemento temibile specie nell’attuale delicato momento della vita politica italiana». Durante la Resistenza è partigiano, con il nome di battaglia “Bolognese”, nel battaglione Luigi Manara (battaglione autonomo appartenente al Gruppo di Brigate Vittorio Veneto), zona Verona-Lessini. E' arrestato nel gennaio 1944 e detenuto nel carcere di Treviso da cui evade il 7 aprile dello stesso anno a seguito di un pesante bombardamento subito dalla città. Viene di nuovo arrestato il 12 novembre 1944 e rimane nel carcere di Treviso fino alla liberazione. Non vi sono notizie ulteriori, salvo che il figlio Ivo Collodet fu presente all’incontro che si tenne il 23 maggio 1976 a Venezia in ricordo della guerra civile spagnola con gli ex volontari di Spagna veneti ed i familiari dei caduti e dei deceduti.

Battaglia di Boadilla del Monte
Battaglia di Teruel
Annotazioni: Contiene informazioni tratte da Francesca Pietrobon, Scegliersi la parte. Antifascisti trevigiani volontari nella guerra civile spagnola (1936-1939), 2022, Il Poligrafo, Padova, p. 206-207.

Revisore: Lorena Tadini

Revisore: Lorena Tadini

Revisore: Lorena Tadini

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