Ascheri Vincenzo Ernesto di Arberto e Dolmetta Emilia, nato a Imperia Porto Maurizio il 18 aprile 1909. Inizia a lavorare nelle ferriere di Voltri poi. Come tanti altri, espatria in Francia nel 1932 ed ottiene la residenza a la Seyne-sur -Mer (Var) dove svolge il mestiere di edile. Il 30 gennaio 1937 contrae matrimonio con Giuseppina Ardissone, di origine dianese. Deciso a combattere il fascismo in Spagna come tanti altri, nel maggio successivo si arruola nelle Brigate Internazionali e raggiunge la penisola iberica nonostante il suo arresto del giorno 12 da parte della polizia francese. Nel giugno successivo raggiunge il centro di reclutamento di Albacete (Murcia) e viene assegnato alla 12. Brigata Garibaldi. Nell'agosto del 1937 partecipa all'offensiva repubblicana in Aragona. L'offensiva, iniziata il 24 di agosto ha per obiettivo la conquista di Saragozza, ma l'intento fallisce ed i combattimenti si esauriscono intorno al 12 di ottobre. Tra i vari episodi dell'offensiva, narriamo il seguente nel quale l'Ascheri è protagonista: " I compagni della XII Brigata Garibaldi giungono stanchi al chilometro 340 della strada Quinto-Saragozza, quindi, oltrepassata di poco la località di Roden ed entrati in contatto con il nemico, scavano trincee di riparo. Il nemico è attestato sulle colline che stanno di fronte, al riparo di parapetti e di reticolati. Dopo la perdita di Quinto, di Belchite e l'attacco al monte Pediguera da parte dei garibaldini, il nemico ha capito quali siano le intenzioni dei repubblicani, per cui fa buona guardia a Saragozza. Ha portato in linea molti soldati, mitragliatrici e cannoni, ed ha costruito una serie di fortini in cemento armato”. Siamo quasi alla metà di ottobre 1937. E' in quei giorni che si fa vivo l'Ascheri, il quale commenta la situazione in modo polemico: " Solo la sorpresa assicura il successo di un colpo di mano, invece il nostro attacco era atteso dai fascisti... Siamo rimasti più di un mese a Escatron, vi sono state due o tre false partenze, non mancava che inviare un telegramma al nemico per pregarlo di farci attendere dalle sue migliori formazioni ".Dall'ottobre 1937 alla battaglia dell'Ebro (luglio - ottobre 1938), Ernesto Ascheri segue le sorti della 12. Brigata Garibaldi. Appunto, durante la controffensiva scatenata dai fascisti, che segue l'offensiva repubblicana del periodo estivo precedente, rimane gravemente ferito. Siamo nella zona Batea - Gandesa, è il 18 ottobre 1938, già da alcuni giorni gli attacchi nemici si susseguono incessanti, duri, micidiali. La Brigata Garibaldi è sempre in prima linea. " L'osservatore della 45. Divisione - scriverà nel suo rapporto il colonnello Hans - segnalava parecchie volte che la Garibaldi era in pericolo ma, ogni qual volta i fascisti attaccavano, i meravigliosi garibaldini uscivano dalle viscere della terra, dalle trincee quasi distrutte. ed accoglievano il nemico con un fuoco così micidiale che riuscivano quasi sempre a metterlo in fuga, infliggendogli gravissime perdite.” Questa resistenza crea purtroppo dei vuoti nelle file dei garibaldini, sono decine i caduti e i feriti. E' durante uno di questi scontri che rimane gravemente ferito Ernesto Ascheri. Tra mille peripezie, portato in un ospedale militare a Barcellona, ivi muore dopo alcuni giorni. Alla fine della 2. Guerra mondiale la moglie inoltra domanda di pensione come vedova di caduto, in base alle relative disposizioni ministeriali. Testimoniò sulla morte di Ascheri anche il garibaldino Giuseppe Cassini, imperiese.