Lorenzini Urbano di Biagio, nato il 16 febbraio 1897 a Sesto Fiorentino (Firenze). Meccanico, comunista. Arriva da bambino a Livorno con la famiglia e dopo le elementari inizia a lavorare come meccanico. Chiamato alle armi durante la prima guerra mondiale, subisce gravi lesioni agli occhi a causa dei gas tossici, Rientrato a Livorno nel 1919 partecipa alle agitazioni del biennio rosso. Membro del Partito Comunista dalla sua fondazione nel 1921 insieme ai fratelli Ugo e Armando. Perseguitato e ripetutamente fermato per la sua attività politica, nel 1923 espatria in Francia stabilendosi del dipartimento di Calvados, sulla Manica. Successivamente si sposta ad Aubagne, tra Marsiglia e Tolone. Torna a Livorno il 23 dicembre 1925 viene assunto dalla Montecatini e destinato allo stabilimento di Campello sul Clitunno (Perugia), dove è sorvegliato dalla polizia. Nell’aprile del 1926 è segnalato a Napoli in un altro stabilimento della Montecatini ed infine a Crotone. Nel 1928 viene sottoposto col fratello Ugo, a perizia calligrafica da parte della Questura di Livorno, per accertare se fossero responsabili di una lettera anonima indirizzata al Direttore del giornale locale “Il Telegrafo” con cui lo si accusava di servilismo verso il potere. L’esito è negativo. Arrestato il 31 dicembre 1929 per prevenire manifestazioni in occasione delle nozze del principe Umberto di Savoia e Maria Josè. Rilasciato l’11 gennaio 1930 è di nuovo arrestato in occasione della visita di Mussolini in Toscana. Dopo aver scritto a Mussolini protestando per questi continui arresti e ricordando le lesioni subite nel corso della guerra, il 15 (o 16) maggio 1931 emigra clandestinamente in Corsica con Mazzino Chiesa, Lanciotto Corsi, Antonio Corso e Silvano Gasperini, giungendo sulla spiaggia di Macinaggio. Condannato a due anni in contumacia per espatrio clandestino per motivazioni politiche, è iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di arresto. Su indicazione del Partito espatria in data ignota raggiungendo l’Unione Sovietica (col falso nome di “Lenzi” o “Mario Lenzi”), dove frequenta la scuola leninista ed è istruttore politico nel Club Internazionale dei marinai di Odessa. Successivamente lavora in una fabbrica sovietica. Allo scoppio della guerra civile in Spagna il fratello Ugo parte volontario nella XIV Brigata Internazionale, ma cade sul fronte di Cordoba il 4 gennaio 1937. L’8 aprile 1937 Urbano è in Spagna proveniente dall'Urss, ed è inizialmente alla scuola di Pozorrubio col nome di battaglia di “Lenzi Mario”. Secondo fonti del Comintern, invece, sarebbe stato assegnato inizialmente come Commissario politico alla Compagnia deposito della XII Brigata Garibaldi ad Albacete. In seguito è commissario politico nella caserma di Albacete lavorando presso l’Ufficio Quadri delle Brigate Internazionali, assieme a Edoardo D’Onofrio e Pietro Pavanin e successivamente Commissario di Guerra sempre alla Base. Il 2 gennaio 1938 è inserito nell’organico del SIM (Servizio Informazione Militare) delle Brigate Internazionali agli ordini di Albert Senez, responsabile per i gruppi di lingua francese, belga e italiana. Qui passa poi, nella primavera del 1938, al lavoro d’ufficio ed è assegnato alla gestione del servizio effettivi e del personale. Il 5 maggio del ‘38 partecipa a redigere gli elenchi dei brigatisti italiani in vita a quella data, che verranno successivamente fatti confluire al centro di smobilitazione di Torellò (Catalogna). Inviato al fronte nel giugno 1938 con il gruppo di riserva della 45. Divisione, è’ anche capitano del 3. battaglione della brigata Garibaldi, partecipando sul fronte dell’ultima offensiva della repubblica sull’Ebro. Nell’ottobre 1938 viene inviato in Francia con incarichi speciali (probabilmente per sovraintendere con Pietro Pavanin al trasferimento via mare, degli archivi delle BB.II a Mosca ) via Bordeaux. Dalla Francia alla fine del 1938, chiede al Partito di rientrare in Unione Sovietica dove è ancora la moglie, ma non ottiene l’approvazione con al seguente motivazione da parte delle Commissione di valutazione del Partito: “abbiamo risposto negativamente che per noi il fatto di avere qui nell’URSS la moglie non era la ragione essenziale perché un compagno deve evitare di svolgere la sua attività tra le masse emigrate del proprio paese”. Rimasto a Parigi è arrestato nel 1939 perché rifiuta di arruolarsi nella Legione Straniera e detenuto per un mese. In seguito partecipa alla Resistenza francese collaborando con Riccardo Rohregger, venendo arrestato dai nazisti a metà del 1942. Detenuto alla Santè per 5 mesi, prima di essere trasferito al campo di Tourelles. Tradotto in Italia e consegnato alla polizia italiana è arrestato alla frontiera e portato in carcere a Firenze, dove nega di aver partecipato alla guerra di Spagna riferendo gli addebiti al fratello Ugo, ma viene assegnato ad un campo di detenzione. Liberato nell’agosto 1943, partecipa alla Resistenza in Piemonte e Val d’Aosta inquadrato nella 7. Divisione Garibaldi “Piemonte-Elter”. Tornato a Livorno dopo la Liberazione insieme alla moglie ricopre diverse volte la carica di segretario amministrativo della Federazione provinciale comunista. Muore a Livorno il 9 febbraio 1969.