Rietti Mario di Raffaele e Bolaffi Maria nato il 14 settembre 1907 ad Alessandria d’Egitto. Giornalista, comunista. La famiglia di ceto sociale elevato si trasferisce a Milano quando Mario è ancora bambino e abita in piazza Giulio Cesare, 12. Nel 1932 lo si trova in frequentazioni politiche con gli studenti Giuseppe Boretti e Eugenio Giovanardi, futuri combattenti antifranchisti in Spagna; tramite loro incontra Giorgio Amendola, che in quell’anno è emissario del Centro Estero del Partito Comunista d’Italia di Parigi, inviato a Milano per contattare elementi della sinistra socialista, nello specifico, Lucio Luzzatto e Rodolfo Morandi, e altri giovani antifascisti. L’8 febbraio del 1933 cinque giovani intellettuali tra i quali Rietti, Giovanardi e Boretti, sono arrestati dalla polizia fascista, accusati di propaganda sovversiva svolta all’interno dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il delatore del gruppo è il rettore della stessa università il francescano Padre Agostino Gemelli. Sono deferiti al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che invia Boretti e Giovanardi davanti alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia, mentre per Rietti si stabilisce il non luogo a procedere per un intervento dall’alto propiziato dall’influente genitore. Questo fatto genera nell’ambiente antifascista, scottato da analoghe esperienze negative, un atteggiamento di sospetto nei confronti di Mario, che, amareggiato da questa situazione, in Spagna confiderà a Francesco Scotti il disagio profondo procuratogli dall’ essere “vigilato dai fascisti e diffidato dai miei compagni”. Nel 1934 lascia l’Italia e si reca Parigi. Nella capitale francese è raggiunto dalla moglie Gabriella Porasinskaia, di nazionalità lituana che ha residenza in Svizzera e di professione è concertista di livello internazionale; abitano prima in Rue Gudin al 13, poi si trasferiscono nel quartiere Jean Thebaud XV Arrondissement. Per quanto detto, Rietti ha difficoltà a stabilire rapporti con il PCd’I e comunque frequenta ambienti dei fuoriusciti italiani, in particolare quelli vicini a Giustizia e Libertà. Opera da giornalista collaborando con periodici inglesi e francesi, quali il “Daily Express” e “L’Oeuvre”, firmandosi con lo pseudonimo di Sergio Ala. Nel 1935-1936 assolve incarichi per conto del Ministero degli Esteri Francese, tra gli altri l’intervista il Negus Neghesti Hailé Selassié raccolta presso la sede della Società delle Nazioni in Ginevra: l’articolo che ne deriva è pubblicato in italiano sul settimanale “Giustizia e Libertà” del 10 luglio 1935 e in francese sulla rivista mensile satirica “Crapuillot” con il titolo:” L’aggression italienne contre L’Ethiopie”. Negli stessi anni Mario è tra gli ideatori, promotori e realizzatori di una Esposizione Internazionale Antifascista, mirante a denunciare l’aggressione allo stato etiopico, che è membro della Società delle Nazioni. Il 27 luglio 1936 con Enzo Fantozzi e altri, si reca a Perpignano, incontra Giuseppe Casotti, “passeur” dei volontari antifranchisti internazionalisti, che lo accompagna in Spagna. A fine luglio giunto a Barcellona Rietti si accredita presso le autorità repubblicane come corrispondente del quotidiano inglese Daily Express. Successivamente si aggrega alla Colonna catalana “Del Barrio”, formata dal PSUC (Partito Socialista Unificato della Catalogna) di Barcellona alla quale si aggiungerà il 12 di agosto anche Francesco Scotti. In questa unità militare Mario non si accontenta solo di essere corrispondente di guerra, ma vuole anche combattere come tutti gli altri. Questa formazione di miliziani va ad operare nella zona di Tardienta sul fronte di Aragona. Il 22 agosto una pattuglia della Sezione Internazionale della Colonna “Del Barrio” comprendente Rietti, Francesco Scotti, Ennio Tofoni, Paolo Comida e Felicia Browne, artista inglese, si reca in perlustrazione in una zona contesa, la cosiddetta “terra di nessuno”. Due di loro, Comida e la Browne mandati avanti in esplorazione, cadono vittime del fuoco franchista e il resto della pattuglia riesce a sganciarsi, anche grazie al sangue freddo di Mario. L’uno o il due settembre 1936, la data non è certa, un bombardamento aereo stronca la giovane vita di Mario Rietti. Una memoria in terza persona di Francesco Scotti del secondo dopoguerra, dal taglio retorico e agiografico comprensibile in quel contesto storico, così ricordò l’accaduto: ”ritornati a Tardienta Rietti e Scotti stanno conversando tra di loro quando sopraggiunge un bombardamento aereo che interrompe il dialogo. Un grande frastuono, un inferno di fuoco e di urla e Rietti cade a fianco a Scotti colpito da una scheggia al ventre. La ferita è mortale e prima di morire il 2 settembre Mario riesce a dire a Scotti: «Dì al partito che sono morto da comunista!»”. Il 4 settembre 1936 un funerale partecipato da una folla imponente accompagna le spoglie mortali di Rietti al cimitero barcellonese del Montjuïc, dove sono tumulate. Successivamente la loggia massonica “Italia Nuova” lo commemorerà, unitamente a Mario Angeloni, nel corso di una “tornata funebre”, cioè una cerimonia massonica. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Mario Rietti di Medaglia d’Oro alla memoria, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.