Arrigoni Enrico di Luigi e Bianchi Giuseppina, nato il 20 Febbraio 1894 a Pozzuolo Martesana (Milano). Operaio metalmeccanico, tornitore, imbianchino e pubblicista, anarchico individualista. Nato in una modesta famiglia contadina con 12 figli, il padre lavora come sarto. Frequenta le scuole elementari fino alla terza classe e ad appena nove anni si trasferisce a Milano per lavorare prima come garzone di fornaio e poi a 14 anni in una ditta meccanica, dove impara ad utilizzare il tornio. Lascerà la fabbrica pera avviare un piccolo commercio di vendita di frutta. In quegli anni, come molti suoi coetanei, matura un ideale politico avvicinandosi alle posizioni anarchiche, grazie alle letture che gli procura un vecchio militante. Partecipa alle manifestazioni e scontri con la polizia a Milano. Nel luglio del 1912 attira su di sé, per la prima volta, le attenzioni delle autorità di polizia, perché sorpreso mentre distribuisce propaganda anarchica. Nel giugno dell’anno successivo viene arrestato e denunciato per violenza privata, in occasione di uno sciopero indetto dalla categoria dei metalmeccanici di cui fa parte. Il 30 giugno del 1913 il tribunale dichiara nei suoi confronti il non luogo a procedere ed è conseguentemente scarcerato. Riprende il lavoro politico sotto il nome di Frank Brand, personaggio di una delle commedie di Heinrich Ibsen. Il 30 marzo del 1914 partecipa in Piazza della Scala a Milano, ad una manifestazione contro l’esercito e il 13 maggio del 1915 rimane coinvolto nei disordini tra interventisti e neutralisti, in cui rimane ucciso tale Adriano Gadda. Viene sospettato di correità nell’omicidio, ma non vengono raccolti elementi probatori contro di lui. Per evitare la chiamata al servizio militare, tenta di imbarcarsi clandestinamente a Genova, salendo di nascosto su una nave in partenza, ma viene scoperto e rimandato a casa. Il 29 aprile del 1916 è costretto a presentarsi al distretto militare di Milano per l’arruolamento, ma, per la sua competenza di operaio metalmeccanico, viene assegnato al lavoro presso la ditta “Bertolini e Taffo”. Resta solo per qualche tempo, perché gli arriva l’assegnazione al 34° Reggimento di Fanteria, che opera nella zona del Monte Sabotino. Non si presenta e diserta, rifugiandosi clandestinamente in Svizzera. In data 20 ottobre del 1916 il Tribunale Militare competente di Milano lo processa in contumacia per diserzione e alienazione di effetti militari e lo condanna a 17 anni di carcere. Intanto Arrigoni si è stabilito nella città di Ginevra, dove frequenta la sede del gruppo anarchico “Il Risveglio”. In seguito è confinato a La Chaux-de-Fonds. Da lì fugge per andare a Lucerna dove si trovano alcuni compagni e trova lavoro in fabbrica. Dopo una permanenza a Zurigo, dove apre una Libreria Internazionale, che fallirà, è arrestato come disertore e internato nel campo di concentramento di Witzwil. Poi il 12 settembre 1916 è espulso dalla Svizzera. Nel periodo compreso tra il 1917 e il 1921 è segnalata la sua presenza in Germania a Karlsruhe, a Schwenningen, dove viene arrestato per sospetto sabotaggio e poi rilasciato, ed infine ad Offenbach. Nel gennaio del 1919 la polizia italiana lo ritiene coinvolto in un attentato terroristico in Svizzera, ma in quel periodo Arrigoni si trova a Berlino, dove, in occasione dei moti spartachisti, partecipa all’occupazione del “Vorwaerts!”. Alla sconfitta degli spartachisti, con l’assassinio di Karl Liebknecht e Rosa Luxembourg, fugge in Unione Sovietica aggregandosi ad un convoglio di prigionieri. A Mosca la situazione è difficile per un anarchico, ma sfrutta la conoscenza con Angelica Balabanoff, per tornare in Italia con un passaporto falso, con l’incarico di portare ai socialisti i documenti di fondazione del Comintern. Rimane in clandestinità per alcuni mesi per poi trasferirsi nuovamente in Germania, poi a Parigi in Francia nel 1920 ed infine a Barcellona in Spagna, nel 1922. Da lì si porta clandestinamente in Argentina a Buenos Aires e poi in Messico. Entra negli Stati Uniti, ma viene presto arrestato e rimpatriato. Nel porto di Palermo fugge dalla nave per sfuggire alla condanna per diserzione. A Milano lavora per oltre un anno come meccanico, poi tenta di fuggire ma è nuovamente arrestato e recluso per un furto ai danni dell’amico che lo ospitava. Espatria nuovamente sul finire del 1922, risiede per alcuni anni in Francia, nel 1924 è a Cuba e poi a New York da clandestino. Negli USA risiede fino al 1928. Lavora come tornitore frequentando gli ambienti anarchici spagnoli e italiani del Circolo “Volontà”. Collabora saltuariamente con «L’Adunata dei refrattari», «Cultura obrera» e «Road of Freedom». Pubblica «Eresia» una “rivista ecclettica con forti tendenze individualiste e più tardi collaborerà con «Controcorrente», di Boston, e «Intesa libertaria». Poi nel 1931 rientra in Francia a Lapanouse-de-Severac-le-Chateau (Aveyron). Ritorna negli Stati Uniti a New York, poi a seguito dello scoppio della guerra civile in Spagna, dopo avere tentato di arruolarsi nel Battaglione Lincoln nel gennaio 1937, si imbarca con destinazione Francia per poi passare clandestinamente a piedi i Pirenei, con l’intenzione di arruolarsi nelle milizie anarchiche catalane. A seguito del decreto di militarizzazione delle milizie, decide di dedicarsi al giornalismo freelance scrivendo articoli per il giornale “Cultura Proletaria” di New York fino a novembre 1937. Nei suoi scritti descrive le impressioni ricavate sui vari fronti di guerra di Madrid, Jarama, Guadalajara, Andalusia, interviste a personaggi anarchici come Federica Montseny e Diego Abad de Santillan ed una serie di articoli che descrivono giorno dopo giorno la sua partecipazione gli scontri del 3-7 maggio 1937 a Barcellona, quando anarchici e POUM (Partido Obrero e Unificaciòn Marxista) si scontrano con le truppe del governo e durante i quali viene ucciso Camillo Berneri. Nella repressione successiva, è arrestato e recluso a Barcellona per un periodo non definito. Per interessamento della filosofa e saggista anarchica Emma Goldman, presente in quell’anno a Barcellona, e tramite il Console americano, riesce ad uscire di galera. Dalla città catalana si trasferisce per un breve periodo a Madrid, alla redazione del periodico anarchico “Frente Libertario”, organo della FAI. Nel febbraio del 1938 rientra a New York, reduce dalla Spagna, e da quella data resterà sempre negli Stati Uniti rimanendo anarchico, professandosi “individualista per natura” e collaborando con il Libertarian Book Club di New York. Negli anni '60 aiuta gli anarchici cubani che stavano subendo la repressione del regime di Fidel Castro, da poco tempo al potere. Insieme all'anarchico cubano esiliato Manuel Ferro, iniziarono una campagna anche in Italia, rivolgendosi al più importante periodico anarchico italiano, “Umanità Nova”, la pubblicazione ufficiale della Federazione Anarchica Italiana, con l'idea di controbilanciare l'innegabile influenza de “L'Adunata dei Refrettari”, organo della comunità anarchica italo-americana; soprattutto però vi è la volontà di rispondere a una serie di articoli pro-rivoluzione cubana pubblicati su quel settimanale da Armando Borghi. “Umanità Nova” rifiuta di pubblicare gli articoli di Ferro (tradotti da Arrigoni), dicendo che non vogliono creare polemica. Arrigoni muore novantaduenne a New York il 7 dicembre del 1986. Ha pubblicato nel novembre 1937 una autobiografia dal titolo: “Freedom: my dream”, ristampata nel 2012 e disponibile in rete (vedi bibliografia).