Renzi Trentino nato il 12 settembre 1915 a Jesi (Ancona). Comunista di professione meccanico-autista. Frequenta scuole fino alla quinta classe elementare. Elemento turbolento e ostile al regime; arrestato durante il primo maggio 1934 e condannato dalla pretura di Jesi a dieci mesi di carcere per sfregio e danneggiamento politico. Presta servizio militare dal 1936 al 1937 nel corpo dei Bersaglieri come autista. Nel gennaio 1938, dopo diverse scaramucce con i fascisti, gli stessi lo aggrediscono per strada, rifugiatosi nell'ospedale di Jesi non riesca comunque a sottrarsi alle ire dei suoi avversari, solo l'intervento del primario lo salva. Rimasto senza lavoro decide di abbandonare l'Italia. Si accorda con Giovanni Cengarle, uno jesino che gli fornisce i mezzi per l'espatrio. Il 27 marzo 1938 lascia Jesi, passa per Genova e poi si ferma qualche giorno a San Remo e da qui, sempre in compagnia di Cengarle, attraversa la frontiera. Per questo suo espatrio clandestino viene condannato dal tribunale di San Remo a tre anni e quattro mesi di reclusione e a lire 26.000 di multa. In Francia si reca prima a Metz e poi a Parigi, dove si incontra con Pietro Nenni e con Alessandro Bocconi; con Nenni ricorda il periodo jesino del leader socialista. Da Parigi raccomandato da Cianca, entra in Spagna il 17 aprile 1938. Arruolato il 30 maggio 1938 nella Brigata Garibaldi, compagnia mitraglieri. Partecipa alla battaglia dell'Ebro, ferito assieme a Spadellini. Trasferito all'ospedale degli internazionali di Igualda. Nel gennaio 1939 è al campo di smobilitazione di Torellò. Passato in Francia e tradotto al campo di concentramento di Argeles-sur-Mer dove aderisce al gruppo anarchico "Libertà o Morte" e da dove evade successivamente. Si reca a Lione dove sposa Rosetta Rivier. Nel novembre 1939 viene espulso dalla Francia perché sprovvisto di documenti; era già stata richiesta la sua estradizione dal governo italiano. Nell'aprile del 1941 è tradotto in Italia e incarcerato a Santa Palazia, le carceri di Ancona, dove incontra Spadellini. Trasferito a Castelfranco Emilia per scontare la pena del tribunale di San Remo al tempo dell'espatrio. Rimane in carcere per più di sedici mesi. È liberato da un probabile indulto, visto che la condanna non supera i dieci anni. Scarcerato è costretto ad arruolarsi, assegnato all'11. reggimento bersaglieri di Gradisca, viene trasferito a Pisa da dove viene imbarcato per la Corsica. Alla caduta del fascismo si arruola nel corpo volontari per la libertà. Partecipa alla liberazione della Sardegna, della Campania e risale la penisola fino alla liberazione di Jesi dove riabbraccia i propri familiari, moglie compresa. Muore il 24 aprile 1992 a Marsiglia (Francia).

Annotazioni: Scheda biografica redatta da Roberto Lucioli per il volume Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna (1936-1939) [Ancona]: ANPI Marche/Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche, stampa 1992 sulla base delle seguenti fonti: Comune di Jesi; testimonianza personale (Irsmlm); Archivio Centrale di Stato. Fondo Casellario Politico Centrale; Archivio di Stato di Ancona, Fondo Questura Fascicoli Personali Sovversivi anni 1900-1943; Archivio Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna, Istituto Parri, Milano; Anpi, La Resistenza nell\\\'anconitano Roma 1963, p.63