Reggiani Giuseppe di Antonio e Broccoli Teresa, nato il 4 luglio 1905 a Vedrana di Budrio (Bologna). Muratore e giornalista, comunista. Il 10 aprile 1922 prende la residenza a Bologna. A diciassette anni è dirigente giovanile del Partito comunista. Dal 1923 è dirigente del Sindacato edili della provincia di Bologna. Il 23 marzo 1925 partecipa al convegno della gioventù operaia comunista, che si svolge in Milano, in veste di segretario della FGCI provinciale. Dal luglio 1925 si occupa come muratore, poi in qualche officina, come meccanico e come manovale. Tra la fine dell'agosto e gli inizi del settembre 1927, viene nominato funzionario del PCI e riesce a sfuggire all’ondata di arresti che colpisce gli antifascisti del bolognese. Il 10 giugno 1927 si stabilisce a Milano e nella totale clandestinità compie varie attività nel territorio nazionale e all'estero, anche in Unione Sovietica. Il 4 marzo 1928 viene fermato dalla polizia cantonale di Bellinzona (Svizzera) perché munito di passaporto falso intestato a Pietro Bianchi. Lasciata la Svizzera rientra in Italia e il 25 maggio 1928 è arrestato a Torino e rinviato al Tribunale speciale che lo condanna ad otto anni e tre mesi di carcere per organizzazione comunista. Il 14 novembre 1932, dopo quattro anni e mezzo di carcerazione, in cui rifiuta qualsiasi collaborazione con le autorità, viene rilasciato dal penitenziario di Civitavecchia (Roma) in occasione dell'amnistia per il decennale della marcia su Roma e rinviato a Bologna. Non trova lavoro e nel marzo 1933 si reca a Trieste per espatriare; passa in Jugoslavia dove è arrestato, e poi, di carcere in carcere, in Svizzera dove riacquista la libertà. Il 28 novembre 1934 viene arrestato in Francia, assieme a Camillo Montanari e a Ruggero Parenti, poiché trovato in possesso di documenti falsi e di materiale di propaganda comunista ed espulso per «attività rivoluzionaria» e raggiunge allora l'Unione Sovietica. Nel maggio 1938, approda, con una nave repubblicana in Spagna dove la guerra civile è in corso da due anni, assunto dalla Agenzia giornalistica 'France Monde", col compito di lavorare alle emittenti radio antifasciste di Barcellona. Continua il proprio lavoro all'emittente radio di Barcellona fino a poco prima della caduta di Barcellona (26 gennaio 1939). Rientrato in quello che resta del territorio repubblicano, passa a Radio di Madrid, situata in calle Alcalà, 62. Il 5 marzo 1939 il colonnello Segismundo Casado, comandante dell’Esercito del Centro, con la speranza di poter trattare una resa tra militari con Franco, dichiara decaduto il governo della Repubblica presieduto da Juan Negrin e appoggiato dai comunisti. La presa del potere della cosiddetta Junta Nacional de Defensa scatena a Madrid una battaglia interna tra le truppe di Casado ed i reparti fedeli al governo, che finiscono per soccombere. Reggiani, dopo aver tentato di difendere la sede del Comitato centrale del Partito Comunista, è arrestato dalle truppe di Casado l'11 marzo 1939 assieme ad altri quattro giornalisti antifascisti stranieri (M. Bertha, portoghese; N. Gargov, bulgaro; H. Maassen, tedesco; A. Shields, americano). Tradotto a Valencia e consegnato successivamente alla polizia militare delle camicie nere italiane, di lui non si ha più alcuna notizia, ma viene sicuramente fucilato dai fascisti italiani il 20 aprile 1939. Infatti nella scheda di polizia della direzione di PS, conservata all'ACS, il 15 maggio 1939 è segnalato che: " [Reggiani] è deceduto a Valencia il 20 aprile u.s.".