Ramazzini Pietro di Carlo e Rambaldini Maria, nasce a Collio (Brescia) il 20 febbraio del 1894. È segnalato come comunista. Manovale, un rapporto prefettizio afferma che tra 1919 ed il ’20 fa parte della “sezione comunista locale”. Emigrato clandestinamente nel 1925 in Francia, cinque anni dopo è dato residente ad Argenteuil (Seine-et-Oise), dove è attivo nelle organizzazioni antifasciste locali. Iscritto nella rubrica di frontiera, allo scoppio della guerra civile è tra i primi ad arrivare in Spagna. Il 5 agosto 1936 attraversa il confine con un gruppo di altri volontari internazionali raggiunge Irùn, nel Nord e combatte con le Milizie popolari. Successivamente come militante della centuria Gastone Sozzi inquadrata nella colonna catalana Libertad del PSUC (Partito Socialista Unificato della catalogna), sarà a Pelahustàn, Cenicientos e Chapinerìa. Soprannominato “il Piccolo” per la sua statura minuta di 1 metro e 36 centimetri, svolge l'incarico di porta ordini, che manterrà per tutta la durata del conflitto. Giuseppe Marchetti, suo commilitone nella Centuria “Gastone Sozzi”, così lo ricorda nelle sue memorie:” Nelle marce e nei combattimenti egli aveva le borracce sempre piene di vino e di cognac. Ne portava con sé al minimo tre, due a tracolla ed una attaccata alla cinghia dei pantaloni. Il vino sovente lo beveva ed il cognac lo riservava per i compagni nei casi che qualcuno di loro si sentisse indisposto durante le marce o rimanesse ferito in combattimento”. E ancora alla battaglia di Pelahustàn: “Il compagno Ramazzini Pietro, il più basso della Centuria, col fucile a tracolla, non faceva altro che portare da bere ai propri compagni in linea. Andava a prenderla con le gavette in un ruscello di sorgente che passava a qualche centinaio di metri alle nostre spalle, attraversava un campicello di terra, passava tra le rocce ed i cespugli e gli scoppi delle bombe e delle granate nemiche. Fu un compito che il compagno Ramazzini scelse volontariamente, compito difficile e pericoloso. Più di una volta egli arrivava dai compagni in linea tutto bianco perché era stato coperto dalla polvere sollevata dalle granate; altre volte col viso tutto nero causa il fumo, lo scoppio delle bombarde nemiche, altre volte ancora arrivava tutto sporco di fango perché una bomba gli era caduta vicino, mentre stava attingendo l’acqua dalla sorgente. Malgrado ciò Ramazzini sorrideva sempre ed era contento ed allegro quando riusciva a portare l’acqua da bere ai suoi compagni in linea, perché non sempre riusciva, e più di qualche volta rovesciava l’acqua durante il percorso per salvarsi dalle granate nemiche ed allora imprecava maledizioni a Franco ed a Mussolini ed a tutti coloro che li sostenevano.” Sciolta la Centuria, in ottobre Ramazzini è inquadrato nella seconda compagnia del Battaglione Garibaldi. Con questo partecipa ai combattimenti di Boadilla, Mirabueno, Majadahonda, Arganda, Guadalajara, dove si distinguerà e Casa de Campo. All'indomani della formazione della nuova XII Brigata internazionale, è assegnato al 1. Battaglione nelle cui file parteciperà ai tentativi di occupare Huesca e alla battaglia di Brunete. Nel numero 2 del giornale della Brigata Garibaldi “Il Garibaldino” 6 maggio 1937 è pubblicata una nota umoristica su Ramazzini scritta da Giacomo Calandrone: “Ramazzini. ormai e’ celebre. Piu di una volta i nostri giornali hanno parlato di lui, E' il miliziano che misura un metro e 50: e’ quello che ha sposato la borraccia e che la porta alle labbra spesso e volentieri. Vi ricordate del bevitore di Sem Benelli "Perchè vuoti la coppa?" "Perchè vi vedo riflessi i miei occhi”. Ramazzini non vede nella borraccia i suoi occhi, ma beve ugualmente. E ’ un porta-ordini eccellentissimo Molto coraggioso e "pie veloce" anche lui. Si concede i l lusso di storpiare* i nomi dei compagni, per farli arrabbiare. E’ un tipo allegro, sempre disposto all’ironia. E' servizievole, generoso, buon compagno. Si chiama Pietro, ma per lui nessuno ripete il miracolo delle nozze cristiane in cui l’acqua venne mutata in vino Se esistesse qualcuno capace di ripetere il miracolo, il nostro Pietro non ne sarebbe malcontento. Forse ne diverrebbe la sua ombra.” Gravemente ammalato, è ricoverato prima nell'ospedale di Loeche (Madrid) e poi in quello di Denia. Trasferito ai servizi sedentari fino al novembre del 1937, trascorre successivamente un mese di convalescenza a Benissa e altri ventun giorni a Fortuna. Dopo altri ricoveri in vari ospedali, viene fatto rientrare in Francia il 24 febbraio 1938 perché non più in grado di combattere. Ospite del conterraneo Capra ad Argenteuil, morirà nel 1943.

Annotazioni: Scheda biografica basata sui dati di Roberto Cucchini per il volume I soldati della buona ventura: militanti antifascisti bresciani nella guerra civile spagnola (1936-1939) 2. ed. riveduta e aggiornata. - Rudiano (Bs): GAM, 2011 [ISBN] 978-88-89044-56-8 sulla base delle seguenti fonti: ACS, Mi, DGPS. cpc. b. 42 12, fasc. 64196; AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, cit.. p. 384; Archivio AICVAS. Milano, scheda ad nomen; A,a.V.v., Antifascisti nel Casellario politico centrale. cit. n. 15, ad nomen; INSMLI. Fondo AICVAS. B. 48. fasc. 178; D. Morelli. Antifascisti bresciani nel casellario politico centrale, cit.. n. 26.1995. ad nomen; G. Petrillo (a cura). Kl B45 Lombardi e Ticinesi per la libertà della Spagna, cit., pp. 146-7; M. Fappani, Enciclopedia bresciana. vol. XIV. cit., p. 274.