Codovilla Vittorio di Venanzio, nato l'8 febbraio 1894 a Ottobiano (Pavia), da famiglia originaria di Tortona (Alessandria). Impiegato postale, Comunista. Minore di sette fratelli, il padre bracciante riesce ad aprire una piccola osteria. Frequenta una scuola commerciale di Mortara e nel 1909 aderisce alla Gioventù Socialista per l’influenza del socialista Egisto Cagnoni. Nel 1910 abbandona gli studi per motivi economici ed inizia a lavorare alle poste. Su indicazione del Partito Socialista, espatria in Argentina nel 1912, per sfuggire alla repressione dopo alcune manifestazioni contro la guerra in Libia. Il 12 dicembre arriva a Buenos Aires e riprende i contatti con i socialisti locali. Nel 1918 allontanatosi dai socialisti, è tra i fondatori del Partito Comunista argentino e nel 1924, dopo il VII congresso, diviene membro del Comitato Centrale del Partito e tesoriere. Lo stesso anno ottiene la nazionalità argentina ed è inviato a Mosca a rappresentare il Partito Comunista argentino nell’Internazionale Comunista. Cresce successivamente all’interno del Partito argentino divenendone Segretario Generale e fa parte del Bureau Sudamericano come rappresentante dei partiti di Peru, Colombia, Venezuela, Ecuador y Bolivia. Successivamente lavora per il Soccorso Rosso e nel 1928 partecipa alla conferenza dei partiti comunisti latino-americani. Secondo gli altri dirigenti lavora in maniera accurata, curando la gestione economica del Partito. È inviato in Cile, Perù, Cuba, Messico, Stati Uniti e altri Paesi dell'America Latina contribuire come segretario latinoamericano della Sezione comunista alla loro organizzazione di partito. Nel 1932 viene inviato in Spagna come rappresentante dell’Internazionale comunista con lo pseudonimo di Luis Medina e si occupa della scelta di dirigenti del Partito Comunista spagnolo allineati con Mosca, tra cui Josè Diaz, Jusus Hernandez e Dolores Ibàrruri. Al momento della sollevazione franchista collabora come organizzatore all'attività delle milizie repubblicane e delle Brigate Internazionali. Più che combattente è quindi un dirigente politico alla base di Albacete delle Brigate Internazionali e numerose sono le sue polemiche nei confronti di Palmiro Togliatti, Dolores Ibarruri, Andrè Marty e Largo Caballero sulla conduzione della guerra. Pablo Neruda, che era suo amico lo descrive così: "Era un rappresentante della Terza Internazionale e quindi possedeva tutti i difetti dell'epoca. Era un personalista, autoritario e credeva di avere sempre ragione. Imponeva facilmente il suo giudizio, sembrava ascoltare solo per educazione e poi dava le sue istruzioni perentorie. Era un uomo vitale, straripante di umanità, che sapeva comprendere e perdonare gli errori e le debolezze degli uomini di cultura, ed era un comunista che lottava contro la credulità e il puritanesimo di molti militanti e il puritanesimo di molti militanti". Santiago Álvarez, ufficiale dell'Esercito Repubblicano, che lo conosceva personalmente, ha chiarito che l'aiuto da lui fornito al PCE e alla lotta antifascista in Spagna è indiscutibile. La sua fortuna politica come consigliere del Partito Comunista spagnolo diminuisce a favore del suo omologo a Barcellona Erno Gero e si indebolisce ulteriormente per l'arrivo nel febbraio del 1937 di Boris Stepanov, un favorito di Stalin. Codovilla è stato accusato di aver avuto un ruolo rilevante nella repressione contro il POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), partito comunista antistalinista, dopo i disordini del maggio 1937 e nell’assassinio del suo segretario Andreu Nin. Nell'estate del 1937 i rapporti negativi di Palmiro Togliatti sul suo operato a Mosca hanno come conseguenza il suo richiamo Solo alcuni commenti positivi della Pasionaria riescono a farlo uscire dalla Spagna a testa alta. Richiamato a Parigi coordina la Commissione Internazionale d’Aiuto alla Spagna, successivamente rientra a Mosca, Nel 1941 ritorna in Argentina proseguendo nelle sue attività di collegamento con i partiti comunisti latino-americani tra cui il Cile ed il Brasile. Alle elezioni del 1946 collabora con il Partito Comunista all’Unione Democratica opponendosi a Peròn. Ormai malato nel 1969 ritorna a Mosca dove viene collocato in una casa di riposo per dirigenti dell’Internazionale comunista. Nel 1970 riceve uno dei riconoscimenti più importanti dell’Unione Sovietica, l’Ordine della Rivoluzione d’Ottobre. Muore poco dopo il 15 aprile 1970 ed è seppellito con onori nel cimitero dei personaggi famosi di Novodevicij.