Citterio Ugo di Antonio e Zanfrini Francesca nato a Seregno l’11 ottobre 1900. Bronzista, comunista. La famiglia originaria di operai tessili è composta dal padre, dalla madre, da Ugo e dalla sorella Rosa nata nel 1899. Non si sa quando, ma sicuramente prima del 1910, il padre Antonio viene a mancare, anno nel quale la madre Francesca risulta coniugata con un certo Brenna, dal quale ha il figlio Ambrogio e, nel 1914, la figlia Antonietta. Ugo, dopo la morte del padre, viene mandato in un collegio, ove compie il ciclo di studi elementari. Nel 1912 Ugo lavora in una fabbrica milanese imprecisata, nella quale, col tempo, impara il lavoro di bronzista. Durante a Prima Guerra Mondiale, probabilmente stimolato dalla propaganda interventista, nell’ottobre del 1917, Ugo, nonostante la giovanissima età, si arruola volontario nel Regio Esercito Italiano. Smobilitato nel maggio del 1919, col grado di sergente, si può supporre che abbia combattuto come ardito in prima linea. Tornato civile, riprende la sua attività in fonderia come bronzista in diverse fabbriche e aziende private, attività che proseguirà fino al 1931. Nel 1922 si iscrive al Partito Comunista d’Italia fondato un anno prima, e nello stesso anno, è per la prima volta arrestato nel corso di uno sciopero, rimanendo detenuto 13 giorni a San Vittore. La scelta politica contribuisce a creargli forti difficoltà da parte della polizia fascista, relativamente alla sua attività lavorativa, poiché ogni 1° maggio, Festa del Lavoro, e ogni 7 novembre, anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, è quasi sempre arrestato quale misura precauzionale preventiva. Sempre negli anni Venti contrae matrimonio con Antonietta Colombo, con la quale abita a Milano in via Thaon di Revel n.11. Ugo, è sempre attivo nella propaganda politica a favore del suo partito, intrattiene rapporti continuativi con altri militanti milanesi, che sono Primo Bretoni, Virginio Becchi e tale Coldoni, presso la cui abitazione si riuniscono. Nel 1929 la polizia politica milanese lo ferma con l’accusa di avere cospirato contro il fascismo; durante l’interrogatorio viene picchiato con un manganello piombato, gli aguzzini gli spengono varie sigarette accese sul corpo. Il 28 luglio del 1931 è arrestato per attività sovversiva e deferito alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al confino di polizia, che lo condanna a sei mesi di carcere che non sconta per amnistia ed è rilasciato con diffida. Queste vicissitudini politiche incrinano la relazione matrimoniale in modo tale che, nello stesso anno dell’arresto di Ugo, la moglie Antonietta chiede e ottiene la separazione. Dopo il carcere Ugo riprende la sua attività lavorativa e politica, ma, dopo aver perso ancora il lavoro, decide di espatriare. Nell’agosto 1934 realizza questo disegno, portandosi in Svizzera e poi da clandestino raggiunge la Francia e Parigi, dove conduce vita grama, poiché non riesce a trovare un’occupazione stabile. In quelle difficoltà riceve aiuto finanziario anche dalla ex moglie. Vista la situazione in cui si trova, si rivolge agli esponenti parigini del Soccorso Rosso Internazionale, che gli fanno ottenere un passaporto, intestato per errore di traslitterazione, “Ugo Ziterio”, con cui, nell’aprile del 1935, parte per recarsi in URSS per curarsi, probabilmente per una affezione polmonare. A Mosca frequenta il Club degli esiliati politici italiani e trova lavoro grazie alla sua specializzazione di bronzista presso la fabbrica “Vsekochudoznik”. Sempre a Mosca, dove si stabilisce a vivere, trova una compagna, Anna Alekseevna Matveeva, che poi sposa. Il suo impatto con la società sovietica è sicuramente deludente rispetto alle aspettative. La crescente repressione nei confronti dell’opposizione a Stalin, con i conseguenti arresti di oppositori, aumenta l’incertezza per il futuro. Il disagio che gliene deriva, lo porta allo scoppio della Guerra Civile Spagnola, a ricercare una possibilità di allontanarsi da quel contesto. Nel gennaio del 1937, unitamente a molti altri esuli politici, non solo italiani, tra cui Roberto Gherardi, Giovanni Cemento, Mario Rossi Paolo Vera-Moschelli, Ribelle Spina, Francesco Allegrezza, Marco Dandolo, Nicola Vascon, Concetto Ferrara, Sergio Di Modugno, Carlo Farini, presenta domanda per potersi recare in Spagna. Gli sarà permesso partire solamente nell’ottobre dello stesso anno. Infatti, il 2 novembre 1937 è in territorio spagnolo e il 22 dicembre è inviato ad Almansa dove è inquadrato in Artiglieria ed il 7 gennaio 1938 ad Archena nel Battaglione Carri 5, dotato di carri sovietici T26 e comandato dal generale Dimitrij Grigor’evic Pavlov detto “Pablo”. Con questa unità militare, di cui è tenente, Ugo partecipa alla battaglia di Teruel del dicembre 1937-gennaio 1938. La vita militare condotta al fronte sui carri e un incidente automobilistico occorsogli quando è al fronte, aggravano le sue condizioni di salute già precarie, che lo costringono a lasciare l’incarico assunto, per essere ricoverato nel centro di recupero di S’Agarò. Tuttavia, i sanitari, che lo hanno in cura, dopo qualche mese, decidono di trasferirlo in Francia per cure più appropriate. Nell’agosto del 1938 Citterio, con un convoglio di feriti e ammalati delle Brigate Internazionali, raggiunge l’ospedale di St. Marc. Un foglio di via lo costringe a lasciare Parigi per Melun e da qui raggiunge Rodez; sentendosi ancora una volta insicuro e precario, chiede di rientrare in Unione Sovietica dove arriva nell’aprile del 1939 a Mosca, abitando in Via Elektrozavodskaja n.44 int. 6 con la moglie. Nello stesso tempo riprende l’attività lavorativa nella fabbrica, che ha lasciato in precedenza, con la medesima funzione di operaio bronzista alla fabbrica “Vsekochudoznik”. Decide di non prender la nazionalità sovietica. E’ arrestato il 15 giugno del 1940, cinque giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia fascista a fianco della Germania nazista insieme ad un gruppo di italiani che comprende Vittorio Penco, e Tina Perone Parodi. Accusato di “organizzazione trotzkista controrivoluzionaria”, viene portato in una delle tante prigioni del’ NKVD intorno a Mosca dove è ripetutamente interrogato sotto tortura attraverso ben sedici interrogatori. Il 21 ottobre gli viene notificato l’atto di accusa in cui si dice che lui ed i suoi compagni “essendo ostili al regime politico esistente in URSS e legati ideologicamente fra loro, hanno raggruppato intorno a sé persone di sentimenti antisovietici, fra le quali hanno condotto propaganda trockista controrivoluzionaria con appelli alla lotta attiva contro i dirigenti del Partito e il governo sovietico”. Di fatto l’accusa fondamentale che viene formulata contro Ugo Citterio è di aver sostenuto e diffuso posizioni critiche verso le autorità di partito e di governo, istigando ad una reazione attiva contro le stesse. Ogni piega del suo passato viene vagliata dagli inquirenti della polizia politica, anche la sua lotta in nome della libertà della Spagna repubblicana. Nell’interrogatorio del 9 agosto, alla domanda del giudice istruttore Dmitriev in che cosa consistesse la sua attività controrivoluzionaria, Citterio, stremato, risponde: “ […] svolgevo propaganda controrivoluzionaria contro i comandanti dell’Armata Rossa; dicevo che i comandanti che erano in Spagna una volta tornati indietro avevano ricevuto decorazioni, mentre gli internazionalisti non avevano fatto né più né meno ma non avevano ricevuto ricompense […] “. Inizialmente rifiuta di firmare ì verbali degli interrogatori, ma poi ammette la sua colpevolezza e deve accettare il processo. Viene condannato dopo altri 4 mesi di carcere il 30 dicembre 1940, alla pena di otto anni di carcere da scontare in un campo di lavoro. Il 10 gennaio del 1941 raggiunge l’Uchto-Izemskij Lager (Repubblica dei Comi), dove viene impiegato nella ricerca ed estrazione del petrolio, asfalto e radio. Due anni dopo e due giorni prima della caduta del fascismo, precisamente il 23 luglio del 1943, muore il 23 luglio 1943, di tubercolosi indotta dal freddo e dalla fame nell’ospedale del lagpunkt n.1. Il 12 febbraio del 1955 Citterio viene riabilitato in Unione Sovietica con una sentenza che dichiara: “E’ stato condannato senza motivo”. In Italia è dimenticato da tutti, anche dal Consiglio Regionale Lombardo che si dimentica colpevolmente di assegnargli la Medaglia d’Oro alla memoria in occasione del 40° anniversario della Guerra Civile Spagnola.

Annotazioni: Scheda biografica che integra informazioni pubblicate da Augusto Cantaluppi nel suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939).