Emilio Lionello di Francesco e Baldin Ermenegilda, nato il 28 aprile 1909 a Venezia. Comunista. Di professione carpentiere. All’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale nel 1915 viene ferito da una bomba d’aereo austro-ungarica che colpisce la sua casa in Venezia, sestiere di Castello sfondando il tetto ma non esplodendo. Frequenta la scuola fino alla terza elementare. Operaio nei cantieri navali nell’isola di Sant’Elena con il fratello maggiore Vittorio (condannato nel 1926 a cinque mesi di carcere) aderisce al sindacato e inizia il proselitismo sindacale. Si iscrive al Partito Comunista d’Italia in clandestinità e dal 1926 riceve l’incarico di seguire i simpatizzanti ed i giovani comunisti del sestiere di Castello. L’incarico gli viene assegnato malgrado la giovane età poiché la rete clandestina degli adulti è inattiva, perseguitata e arrestata. In breve tempo la sezione comunista mostra segni di risveglio vista l’assidua propaganda fra gli operai e disoccupati del sestiere. Viene più volte diffidato e violentemente aggredito dai fascisti. Arrestato il 28 novembre 1927 per ricostituzione del Partito Comunista viene processato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato e condannato con sentenza n. 7 del Tribunale Speciale a 4 anni e 2 mesi di carcere e tre anni di vigilanza speciale. In carcere stringe amicizia con il repubblicano Giovanbattista Gianquinto che sarà sindaco di Venezia nel dopoguerra e deputato comunista. Rimesso in libertà nel 1932 dopo pochi mesi espatria clandestinamente partendo da Chioggia (Venezia) a bordo di un peschereccio con altri due compagni Edoardo Rigato ed Enrico Baldisseri sbarcando in Croazia. Arrestato con i compagni viene incarcerato a Zagabria. Rimesso in libertà passa con relativa facilità il confine austriaco. Arrestato viene condotto nel carcere di Graz (Austria). Nuovamente libero con foglio di via arriva a Vienna dove incontra il compagno Lerda che lo aiuta anche economicamente ad attraversare la Svizzera con l’aiuto di anarchici e comunisti arrivando in Francia, prima a Mentone poi a Marsiglia e successivamente a Tolosa da dove invia una lettera al padre con un falso indirizzo Rue Riquet 92 Tolosa, per depistare la Polizia segreta fascista sulla sua ricerca. Rimane a Tolosa per poco tempo ospite del compagno Giovanni Faraboli ed in treno arriva a Parigi. Nel settembre 1932 viene iscritto nel bollettino delle ricerche supplemento dei sovversivi da arrestare. In quel periodo prende il nome di Giacchetta Emilio. A Parigi prosegue l’attività politica aderendo alle correnti estremiste che si richiamano ad Amadeo Bordiga, per cui nel 1934 viene espulso dal Partito Comunista d’Italia per le idee che professa. Viene arrestato a Parigi con Duilio Romanelli per aggressione ad un fascista spia dell’OVRA molto attiva nel segnalare gli espatriati ivi residenti ed espulso dal territorio francese in quanto clandestino. Rimesso in libertà continua risiedere a Parigi facendo una vita durissima di stenti e fame. Allo scoppio della Guerra di Spagna è fra i primi a partire da Parigi dalla stazione ferroviaria di Gare d’Austerlitz con i compagni Enrico Russo, Mario Bramati (Monza), Giuseppe Morini, Bruno Zecchini, Renato Pace Gildo Belfiore (Padovano). Il viaggio viene finanziato da Carlo Rosselli. In Spagna a Barcellona si arruola nelle milizie del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), un partito comunista antistalinista, non aderente però alla IV Internazionale. Partecipa a numerosi eventi bellici sul fronte aragonese come miliziano della Colonna Lenin organizzata dal POUM e successivamente con la 29. divisione repubblicana. Al fronte conosce Eric Arthur Blair più conosciuto come George Orwell anch’egli combattente con le milizie del POUM, che verrà ferito al fronte. Il 3 maggio del 1937 scoppiano a Barcellona scontri che contrappongono il governo autonomo catalano (Generalitat) agli anarchici appoggiati dal POUM. Lionello partecipa alla lotta di strada. Al termine di una settimana gli scontri si concludono con la vittoria del governo al prezzo di alcune centinaia di morti. La repressione governativa si abbatte allora sul POUM che viene sciolto, i suoi dirigenti arrestati ed il suo segretario Andreu Nin arrestato. Lionello dopo aver lasciato il reparto del POUM trova lavoro in una fabbrica e viene arrestato nel giugno 1937 col pretesto di essere stato trovato senza documenti e trascorre 4 mesi nel Carcel Modelo di Barcellona. Liberato torna nella stessa fabbrica dove aveva lavorato sino a giugno, ma viene nuovamente arrestato durante una retata in un’osteria di Barcellona e condotto nel Carcel Modelo con altri compagni del POUM ed anarchici. In prigione incontra Andreu Nin che sarà assassinato segretamente ad Alcalà de Henares ed il suo corpo mai ritrovato. In carcere Lionello partecipa alle proteste dei detenuti antifascisti alla fine del 1937. Il 24 febbraio 1938 viene annunciata la sua espulsione, che però non è eseguita e con altri prigionieri è trasferito nel campo di lavoro di Onells de Na Gaia (Lèrida). Dopo la fucilazione nel campo di dodici detenuti come rappresaglia all’evasione di due prigionieri, Lionello firma con altri una denuncia protestando contro le esecuzioni e le condizioni del campo, dove agli antifascisti non viene data la possibilità di combattere al fronte, sono costretti a lavorare 11 ore al giorno senza ricevere alcun trattamento medico se malati e sono alla mercè delle brutalità dei guardiani. Riportato a Barcellona nella Carcel Modelo, nel gennaio del 1939 con l’arrivo delle truppe di Franco, e nella confusione generale anche il carcere viene lasciato incustodito. I prigionieri politici vengono liberati per iniziativa di un giovane anarchico che apre tutte le celle e permette ai detenuti politici di fuggire salvandoli da morte certa. Lionello è fra gli ultimi ad abbandonare la Spagna attraversando i Pirenei a piedi passando per il piccolo paese catalano di La Vajol. Dopo qualche giorno in Francia viene fermato dalla gendarmeria francese. Nel febbraio del 1939 viene internato nei campi di concentramento francesi di Saint Cyprien e Gurs da dove fugge raggiungendo Parigi e successivamente Bruxelles. Rimpatriato a fine maggio del 1940 viene arrestato al confine italiano del Brennero poiché su di lui pende una condanna di un anno di carcere per essere fuggito durante il periodo della sorveglianza speciale. E’ condotto presso la Casa di Lavoro di Imperia dove viene liberato a fine giugno del 1941. Rientra a Venezia, ma viene ancora arrestato e condotto nel campo di concentramento di Castello di Montalbano- Rovezzano Firenze, in quanto ritenuto pericoloso durante le contingenze belliche. Liberato il 6 settembre del 1943 viene internato dai tedeschi nel campo di concentramento di Katowice (Polonia), uno dei 45 sottocampi di Auschwitz. Lì fa amicizia con l’ebreo cesenate Corrado Saralvo che nel suo libro “Più morti più spazio” lo cita alcune volte. Viene liberato dall’Armata Rossa a fine gennaio del 1945 e finalmente assistito e sfamato. Da Katowice un treno lo porta in Bielorussia dove rimarrà bloccato per molti mesi. Finalmente alla fine del 1945 Emilio Lionello giunge a Venezia dopo un lunghissimo viaggio in treno durato 45 giorni attraversando mezza Europa fra mille difficoltà. Nel dopoguerra non si occupa più di politica. Muore a Venezia il 9 maggio 1996.