Cherici Antonio di Emilio e Pesci Marianna, nato il 25 luglio 1895 a Galluzzo (Firenze). Cuoco, anarchico. Nel 1915 è chiamato alle armi e inviato in Albania, diserta ed è condannato a 3 anni di carcere dal Tribunale di guerra di Vallona il 29 luglio 1918. Rilasciato nel 1919 con l'amnistia nittiana, torna a Galluzzo dove fonda un gruppo anarchico. Fa parte poi del gruppo anarchico di Impruneta nel 1921. Arrestato nel settembre 1922 per correità nel tentato omicidio di alcuni fascisti, è prosciolto per insufficienza di prove dal reato precedente, derubricato in minacce. Abbonato a «Pensiero e volontà» di Roma, viene bastonato dai fascisti all’Impruneta nel 1924 e costretto a emigrare in Francia, per evitare altre aggressioni. Stabilitosi a Marsiglia, dove lavora come scaricatore al porto, si collega agli anarchici italiani, presenti nella città portuale, dove si fa notare per l’intensa propaganda politica che svolge fra gli emigrati italiani e frequenta la Camera del Lavoro. Segnalato per la prima volta dalla polizia nel settembre del ’26, quando lavora presso la Ditta Cantini, una cooperativa gestita da italiani in Avenue du Prado numero 149. Condivide due misere stanze con Dario Castellani e Fosca Cortinovi in Boulevard de la Corderie. Nel febbraio del 1927 il fiorentino Antonio Cherici “intervenne nella sotterranea del Bar “Tout – va – bien”, n.14 Alles de Meilhan ad una conferenza di propaganda sul tema “Il mio comunismo”. L’11 giugno 1927, è presente alla commemorazione di Matteotti. Verso la metà del 1928 il console di Marsiglia lo accusa di aver ricevuto da Parigi tre ordigni a orologeria per compiere degli attentati dinamitardi a Marsiglia, nel primo anniversario della morte di Sacco e Vanzetti, e chiede alle autorità francesi di espellerlo. Fermato, le bombe non saltano fuori e l'accusato è presto messo in libertà. Si sposta poi a Nizza insieme alla compagna Rina Belloni e viene iscritto in Rubrica di Frontiera e nel Bollettino delle. Ricerche. Il 10 novembre 1936 da Nizza si reca in Spagna e si arruola nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Combatte a Monte Pelato, Huesca e Almudevar, Tardienta e Carrascal de Huesca. Nell'estate del 1937 rientra a Nizza e allo scoppio della guerra mondiale fa perdere le sue tracce. Dopo la Liberazione torna a Firenze, dove muore alla fine degli anni Cinquanta.