Ceccarini Mario di Gino e Rosa, nato il 14 agosto 1908 a Livorno. Calzolaio e guardia giurata, comunista. Guardia giurata presso in penitenziario dell’isola di Gorgona di fronte alla costa di Livorno. Il 19 giugno 1931 tenta di emigrare clandestinamente con un gruppo di antifascisti, ma una burrasca costringe l’imbarcazione a rifugiarsi nell’insenatura bellavista di Gorgona, dove vengono tutti arrestati. Condannato a 4 mesi e 2000 lire di ammenda, con pena sospesa per 5 anni. Iscritto al Partito Comunista d’Italia nel 1932, è di nuovo arrestato il 10 giugno 1932 per ricostituzione dell’organizzazione comunista di Alcide Lotti, ammette di far parte da tre mesi del Comitato Federale Giovanile Comunista, ma viene prosciolto per la sopravvenuta amnistia del decennale del regime. Due anni dopo entra nell’organizzazione clandestina del PCd’l, costituita da Arturo Silvano Scotto. Arrestato nuovamente il 20 gennaio 1935 per raccolta di fondi destinati al Soccorso rosso, è condannato dal Tribunale speciale il 21 settembre 1935 a 3 anni di reclusione a Civitavecchia. Liberato nel febbraio 1937 per amnistia concessa per la nascita del figlio maschio del principe ereditario, espatria clandestinamente il 19 dicembre 1937 dicembre in Algeria, stabilendosi a Bona. Da lì raggiunge Marsiglia il 10 gennaio 1938 e il 2 febbraio 1938 parte per la Spagna e si arruola nella Brigata Garibaldi nella compagnia zappatori. Combatte a Caspe e sull'Ebro, partecipando all’ultima grande offensiva della Repubblica nel luglio 1938. Dopo la decisione del governo repubblicano del ritiro dei volontari stranieri nel settembre 1938, viene smobilitato nel campo di Torellò (Catalogna). A seguito della caduta di Barcellona il 26 gennaio 1939 è costretto a mettersi in marcia verso la frontiera con gli altri volontari e le colonne di profughi in fuga. Rientra in Francia il 7 febbraio 1939 ed è internato ad Argeles, S. Cyprien, Gurs e dal 5 giugno 1940 al Vernet (sezione C, reduci di Spagna o forse B, anarchici ed estremisti, baracca 7). Poco dopo l'arrivo a Vernet, il 27 giugno, gli è rilasciato dal Commissario del campo il Carnet de Visas per gli stranieri soggetti alla residenza controllata. Nella lettera inviata il 20 dicembre 1940 da Ceccarini alla sorella e al cognato durante il suo internamento nel campo di Vernet di Ariège , segnal di essere “ospitato” nella baracca “45” del Quartiere “C” del Campo, e racconta di privazioni, malattie e fame. Chiede quindi di essere rimpatriato ed il 28 agosto 1941, tradotto in Italia, è arrestato alla frontiera di Mentone il giorno 30. Portato nelle carceri di Livorno viene interrogato sulla sua partecipazione alla guerra di Spagna e dichiara:” …Allo sbarco era ad attendermi un militare spagnolo, che mi accompagnò subito in caserma, ove rimasi per circa una settimana, dopo di chè fui fatto partire in ferrovia, insieme ad altri miliziani, per Quintanara (recte Quintanar de la Republica) ove fui assegnato alla compagnia zappatori della XII Brigata Garibaldi, che era composta di italiani e spagnoli. Dopo circa due settimane di istruzioni sulla maniera di costruire le trincee e riattare strade, fui condotti in camion ad Albacete ed indi in treno a Caspe, dov’era dislocata la XII Brigata Garibaldi…verso la metà di marzo 1938 sotto l’incalzare dell’avanzata del generale Franco, la Brigata Garibaldi dovette ritirarsi al di qua dell’Ebro, dove fu tentata la riorganizzazione di tutte le forze miliziane sconfitte… fu tentata un’offensiva ripassando nuovamente l’Ebro e formando una linea che fu raggiunta solo verso i primi di settembre dalle Brigate Internazionali… il 24 settembre 1938, per quanto il fronte resisteva ancora, venne l’ordine di smobilitare e di ritirare le Brigate Internazionali” (Documento conservato presso la Questura di Livorno. Malgrado l’evidente tentativo nell’interrogatorio di sminuire il ruolo svolto, presentandosi come operaio non combattente, non è creduto e viene deferito alla Commissione Provinciale che lo assegna a 5 anni di confino a Ventotene dove arriva il 29 novembre. Successivamente è trasferito al Centro di Igiene Sociale di Gaeta per motivi di salute. Liberato alla caduta del fascismo il 20 agosto 1943 si riunisce alla famiglia sfollata a Lorenzana (Pisa). Partigiano in provincia di Pisa, nelle file del X Distaccamento della 3. Brigata Garibaldi Oberdan Chiesa, è arrestato nuovamente nel gennaio 1944 a Pisa, ed è internato nel campo di concentramento di Scipioni di Parma. Militante del PCI, nel dopoguerra risiede a Piombino dove lavora come fattorino-commesso presso le strutture sanitarie di Livorno e Piombino. Il 10 maggio 1971 torna a Livorno dove muore il 30 giugno 1999.