Castaldi Bruno Nato di Alfredo e Pasqualina Sorbi, nato il 30 gennaio 1897 a Firenze. Pantofolaio, anarchico. Volontario nella prima guerra mondiale, viene ferito in combattimento. Il 27 maggio 1918 è condannato a dieci anni di reclusione per ammutinamento. Rimandato al fronte il 2 agosto dello stesso anno riceve la condanna a 7 anni di prigione per diserzione. Amnistiato nel 1919, si stabilisce a Milano dove svolge un’intensa attività a favore della USI (Unione Sindacale Italiana). Segretario dell'anarchico Enrico Malatesta, circostanza che lui negherà in seguito, a Milano è malmenato dai fascisti e nel 1921 viene condannato a quasi due mesi di carcere per possesso di arma da fuoco. Espatriato nel 1923, emigra prima in Belgio, poi in Lussemburgo e Francia, dove subisce condanne ed espulsioni. Il 6 agosto 1927 un telegramma ai prefetti del regno, segnala che a Parigi il gruppo anarchico “Monito” capeggiato da Brino Castaldi, sta organizzando un attentato al duce, sulla falsariga di quello progettato da Gino Lucetti e l’esecutore sarebbe l’anarchico Agostino Sette (anche lui volontario in Spagna, dove cadrà). Castaldi aderisce al gruppo “Volontà” dello scrittore Mario Mariani e su un numero del giornale “Volontà”, stampato a Parigi, è pubblicata una sua lettera. Il 29 settembre 1927, con la moglie ed i figli, uno dei quali ha nome Spartaco, è espulso dalla Francia e raggiunge il Belgio. In Italia viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella in Rubrica di frontiera. Una informativa del 3 gennaio 1929 afferma che recatosi al consolato di Bruxelles per rinnovare il passaporto, gli è stato proposto di fare l’informatore su conto dell’ex deputato popolare Guido Miglioli e sull’anarchico Camillo Berneri e Castaldi ha chiesto tempo per pensarci. In realtà Castaldi ha subito informato della richiesta Miglioli e Berneri che gli suggeriscono di fingere di accettare la richiesta, entrare nelle grazie del consolato e poter poi fare a Roma un attentato la capo della polizia Bocchini. Castoldi decide comunque di rifiutare l’offerta di collaborazione da parte delle autorità italiane. Nel gennaio 1929 si porta in Spagna a Barcellona. All'inizio del 1931 impianta un laboratorio di pantofole presso Ciudadela (Minorca) nelle isole Baleari. Tenta inutilmente di farsi raggiungere dalla madre ed al fratello per aiutarlo nel lavoro, ma il Prefetto di Firenze nega l’autorizzazione all’espatrio quando questi avevano già venduto la mobilia di casa. Per protestare su questo arbitrio scrive un articolo dal titolo “Un caso de inaudita crueldad” sul giornale “La Voz de Menorca” del 3 marzo 1932. Il Prefetto di Firenze motiva la mancata autorizzazione perché la madre Pasqualina Sorbi risulta simpatizzante socialista e convive da 12 anni con Emilio Corsi, dal quale ebbe un figlio che fu chiamato Lenin, nome poi cambiato dal Tribunale di Firenze il 20 agosto 1932 in Corrado. Finalmente il 3 agosto la Prefettura concede il passaporto alla madre, al patrigno ed al fratellastro che partono il 20 agosto 1932. Verrà raggiunto anche dalla sorellastra Giorgia Corsi con marito e figlia. Tutti rientreranno in Itali nel febbraio 1935. Nel maggio del 1933 apre a Madrid una fabbrica di scarpe che fallisce due anni dopo ed è costretto a stabilirsi a Sitges (Barcellona). La polizia Politica informa che nella sala da pranzo ha un grande ritratto di Giacomo Matteotti e continua la sua attività antifascista. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, partecipa alla lotta fin dal primo giorno e si arruola nella Colonna anarchica Ortiz, come delegato politico della centuria Luz y Vida, poi fa parte della 2. Divisione "Jubert Hiyar", col grado di capitano. Ferito sul fronte di Aragona, è inviato nella retroguardia ed in seguito si occupa del vettovagliamento della Colonna Durruti e di altre colonne anarchiche. Il 10 novembre il Comitato di controllo delle milizie antifasciste di Letux, in un comunicato che appare su “Solidaridad obrera” di Barcellona, annuncia di aver ricevuto, “per mezzo del compagno Bruno Castaldi”, le offerte che gli abitanti di Sitges hanno fatto alle milizie. Il 5 aprile scrive una lettera al fratello Gino per dirgli del disastro delle truppe italiane a Guadalajara e comunicargli che ha donato la sua fabbrica di Sitges alla collettività dellea città, ricevendo in cambio una villa con giardino e la carica di commissario del popolo. Rientra al fronte sempre nella Colonna Ortiz che dopo la militarizzazione delle milizie si è convertita in 25 Divisione dell’Esercito Popolare, dove si occupa nella zona di Letux, di tre compagnie per le fortificazioni con il grado di capitano. A seguito degli scontri che vedono contrapporsi il governo autonomo catalano agli anarchici ed il POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista) dal 3 al 7 maggio 1937, e che vedono la sconfitta degli anarchici, nella successiva repressione viene arrestato ed incarcerato al Montjuich a Barcellona. Al processo viene accusato di aver svaligiato alcune case ville di Sitges nell’estate del 1936. Scarcerato alla vigilia della caduta della città in seguito dell’offensiva franchista, 26 gen. 1939, Castaldi valica i Pirenei, evita i campi di concentramento francesi e si ferma a Issy-Les-Moulineaux, presso il comunista Giulio Piazza. Il 3 febbraio 1939 scrive al fratello Gino a Firenze una lunga lettera sulle cause della sconfitta della rivoluzione spagnola. Nel gennaio del 1939 si stabilisce in Tunisia, dove durante la guerra è arruolato come volontario nell'armata inglese. Colpito il 25 giugno 1940, da mandato di cattura del Tribunale militare di Roma, perché gli restano da scontare due anni e sei mesi di reclusione per l’antica diserzione, è ancora oltralpe nel 1942. Muore a Firenze il 22 febbraio 1962.

Annotazioni: Scheda biografica che integra notizie di Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti per la banca dati ISGREC sui volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna: http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?offset=90&id=2456 (URL consultata il 2 maggio 2021)