Casati Luigi di Enrico e Masciadri Palmira nato a Monza il 12 marzo 1911. Barista e manovale, antifascista. È sicuramente una personalità complessa, contraddittoria e incoerente. Il livello di educazione scolastica è quello elementare. Di temperamento irrequieto, nel luglio del 1927 si allontana senza avviso da casa per recarsi a Genova, dove viene fermato e rispedito a Monza. Ripete ancora questa esperienza andando a Torino, dove fermato è condotto a Milano, dove questa volta è rinchiuso nel carcere minorile “Cesare Beccaria”, sito in Piazza Filangieri n.1. Da questo luogo di detenzione riesce a evadere ed a rimanere in libertà fino al mese di dicembre del 1928, quando è riportato nell’anzidetto istituto di correzione, dal quale evade per la seconda volta nel mese di giugno del 1929. Fermato a Venezia è rispedito a Milano, ma queste evasioni si ripetono ancora, e in altre occasioni raggiunge le località di Chiusi, Genova e Ponte Chiasso. Nel 1930 Luigi deve sostenere i tre giorni di visita di leva, presso il Distretto Militare di Milano, ma non si presenta e il 24 giugno dello stesso anno è condannato, dal Tribunale Militare competente a un anno di reclusione per diserzione. Scontata la pena, si dispone a prestare il servizio militare, ma in data 6 ottobre del 1931 il Tribunale Militare di Bologna lo condanna a cinque anni e sei mesi di reclusione per “insubordinazione con vie di fatto contro un superiore”. Sicuramente non sconta tutta la pena, ma, probabilmente per amnistia, già nel 1934 risulta tornato in libertà. Il 17 aprile del 1934 la Pretura di Como lo condanna a tre mesi di arresto e a 2000 lire di ammenda per tentato espatrio clandestino. Una volta rilasciato, si trova occupato come barista in una località imprecisata della provincia di Como, ove, critica pubblicamente il regime e il suo capo. Deferito alla Commissione Provinciale di Como per l’assegnazione al Confino di Polizia, il 28 settembre del 1934 è solamente ammonito e, il mese successivo tale provvedimento è commutato in diffida. Nel luglio del 1935 espatria clandestinamente in Svizzera, raggiunge Basilea e poi la Francia a Saint Louis e da qui Mulhouse e poi Parigi. Qui, non trovando alcuna occupazione, si determina a tornare in Italia con l’intervento del Consolato italiano, che gli fornisce il foglio di via. Di nuovo, il 13 dicembre del 1935, è arrestato e denunciato dalla questura di Como per duplice espatrio clandestino non determinato da motivi politici. Trasferito a Milano e rinchiuso nelle carceri di San Vittore, è poco dopo rilasciato. A questo punto Luigi, ritiene opportuno, sentendosi perseguitato, di espatriare per l’ennesima volta clandestinamente raggiungendo Como e successivamente in Val d’Intelvi, e passa la frontiera nei pressi di Lanzo, per raggiungere Lugano e, con il solito percorso Basilea-Saint Louis-Mulhouse, portarsi a Parigi. Nella capitale francese si rivolge al Consolato italiano con l’intenzione di procurarsi un regolare passaporto, che gli permetta di recarsi altri Paesi, dove ritiene sia più probabile trovare lavoro. Non lo ottiene e deve quindi adattarsi a svariati lavori, quali imbianchino, facchino, cuoco e cameriere, alloggiando dove capita. In quei mesi frequenta locali, dove si trova con connazionali antifascisti, per mezzo dei quali riesce a ottenere contatti con l’organizzazione di Giustizia e Libertà. Nell’agosto del 1936 è interpellato da membri di questa organizzazione, che gli prospettano l’opportunità di recarsi a combattere in Spagna a difesa della Repubblica. Con altri connazionali e stranieri raggiunge il territorio spagnolo e si arruola nella appena costituita Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna “Francisco Ascaso” della CNT-FAI. Lo stesso “Nello” affermerà in un interrogatorio successivo “di aver partecipato a tre combattimenti”, si suppone quindi che sia stato presente il 28 agosto del 1936 a Monte Pelato, nei pressi di Huesca, agli scontri di Tardienta il settembre successivo e ai combattimenti di Almudevar il 20 e 22 novembre dello stesso anno. Dopo quest’ultima battaglia è ritirato dal fronte e impiegato come cuciniere nelle retrovie. Sul finire del 1936, all’interno della Sezione Italiana della Colonna “Francisco Ascaso” si alimentano ed esplodono i contrasti tra anarchici e giellisti per dissensi circa la nomina del comandante, che portano alle dimissioni di Carlo Rosselli. In quella situazione Luigi decide di passare al “Batallòn de la Muerte” comandato da Candido Testa, un italo-argentino a dir poco equivoco e sospettato di collusione con l’OVRA. Questa formazione militare, dall’aspetto truce, avrà nel seguito una funzione più spettacolare che militare, tanto che la prima sua apparizione nel teatro di guerra sarà il 14 marzo del 1937 in una sfilata melodrammatica per le vie di Barcellona. Per sua stessa ammissione, “Nello” dichiarerà in seguito di non aver mai partecipato ad alcun combattimento con questa unità militare. Alla destituzione del Comando di quel Battaglione, quando gli viene proposto di passare nelle fila della Brigata “Garibaldi”, appena costituita, Luigi declina l’invito e nell’agosto del 1937 riesce a ritornare in Francia, lasciando per sempre la Spagna. Raggiunta Parigi, cerca lavoro, ma non trovandolo, come già gli è successo in passato, si rivolge ai comitati antifascisti, che lo aiutano a passare in Belgio, a Bruxelles, dove trova lavoro come facchino. Nella capitale belga contatta il Consolato con l’obiettivo di rientrare in Italia e, per ottenere il foglio di via, consegna alle autorità italiane un registro con appunti di natura politica ricevuto da un connazionale, qualificato con il nome di “Moretto”, sottratto nella sede del PSI di Parigi. Questo atto mette in forte dubbio la sua serietà politica, poiché sembra voler ottenere in cambio il suo ritorno in Italia. Ad ogni modo Luigi si ferma in Belgio e trova occupazione in una scuola di lingue di Anversa per qualche tempo. Nei primi mesi del 1938 rientra in Francia a Parigi e, nel maggio, si reca a Marsiglia, e si arruola nella Legione Straniera. Inviato in Algeria, dopo tre mesi di istruzione militare, assegnato alla guarnigione di Meknes nel Protettorato francese del Marocco. Quando viene a conoscenza che, il suo reparto si sposta in Siria, cerca di farsi riformare. Ricoveratosi all’ospedale di Casablanca, riesce nel suo intento, perché “dichiarato affetto da squilibrio del sistema nervoso”. Di conseguenza, alla fine di agosto del 1939, viene rimandato in Francia a Marsiglia, dove trova lavoro come manovale, e alla fine dell’anno si trasferisce a Rennes, impiegato nella costruzione di una ferrovia militare. Nel giugno del 1940, in conseguenza dello sfondamento e dello sfaldamento dell’esercito francese, Luigi ritorna a Parigi. Successivamente “Nello” riesce a raggiungere Bruxelles e a prendere contatti per trovare occupazione in Germania. L’intendimento riesce, trova lavoro prima a Francoforte sul Meno e poi a Essen. Ma la pesantezza dei lavori che svolge lo induce a richiedere una diversa collocazione ad altro impegno lavorativo. All’inizio del 1941 è inviato ad Amburgo, come addetto alla cucina a bordo di navi mercantili battenti bandiera nazista. Per oltre due anni svolge questo servizio fino ai primi di maggio del 1943, quando la nave, su cui sta operando attracca al porto di Venezia, si consegna alla polizia italiana, che lo arresta e lo invia a Milano nelle carceri di San Vittore, site in Piazza Filangieri n.2. Il 25 maggio del 1943 sottoposto all’interrogatorio di rito è inviato di fronte alla Commissione Provinciale competente che il 22 giugno del 1943 gli commina cinque anni, perché combattente antifranchista in Spagna, da scontarsi inizialmente a Palena in provincia di Chieti. Da questa località è liberato nel settembre del 1943. Da questo momento si perdono completamente le sue tracce. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo conferisce a Luigi Casati la Medaglia d’Oro alla memoria, in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.