Lancione Antonio di Paolo, nato il 14 marzo 1905 a Bellante (Teramo). Calzolaio e commerciante. Vive a Bellante fino a 18 anni in condizioni di estrema miseria, in una famiglia di dodici figli. Il padre aveva un piccolo esercizio di generi alimentari, che si doveva adattare a vendere a credito. Alla fine della prima guerra mondiale. Lancione si iscrive alla sezione socialista di Giulianova, ed è presente alla spedizione punitiva fascista che colpisce la piccola impresa di Lidio Ettorre, figura preminente del socialismo giuliese. Arruolato in Marina nel 1925 è a Venezia fino al 1927, a bordo della torpediniera “Monfalcone”. Nel frattempo il padre è emigrato in Spagna ed Antonio lo raggiunge con regolare passaporto, appena concluso il servizio militare nello stesso anno. A Barcellona, dove vive con la moglie, il padre ed una sorella, avvia un commercio ambulante di tappeti, girando tutta la Spagna. Nel 1931 viene proclamata la Repubblica e la rivolta militare del 1936 sorprende Lancione a Madrid. Si arruola nei reparti spagnoli e combatte alla difesa di Madrid sul Guadarrama, poi all’assedio dell’Alcazar di Toledo ed infine a Guadalajara. Nel 1937 si arruola nella Guardia de Asalto, corpo di polizia repubblicana, ed è assegnato a Valencia. Successivamente presta servizio ad Ocaña dove rimane fino al 27 marzo 1939 come addetto alla polizia stradale. Fuggito a Valenza per l’avanzata dei franchisti è arrestato il 6 marzo 1941. Il 7 settembre 1941 viene trasferito a Barcellona, imprigionato in una nave adibita a prigione, e messo a disposizione delle Autorità italiane. L’11 ottobre 1941, viene espulso dalla Spagna e fatto rientrare in Italia con il piroscafo “Derna” con altri otto connazionali. Sbarcato a Genova viene detenuto ad Oneglia (Imperia) e successivamente tradotto a Teramo. Non avendo riscontrato precedenti sfavorevoli il Prefetto ne ordina la scarcerazione, anche in considerazione della stima di cui godevano i familiari del luogo, ma lo sottopone a diffida e a stretta ed assidua sorveglianza. Nel 1942 Lancione è a Bellante e lavora nei campi cercando di reinserirsi nella vita civile. Richiamato alle armi gli viene offerta l’alternativa di andare a lavorare in Germania, dove Lancione rimane fino al 4 settembre 1943. Rientra a Bellante il 7 settembre e poco dopo giunge la notizia dell’armistizio. Sfugge ai rastrellamenti dei tedeschi, nascondendosi fino al termine della guerra. Nel dopoguerra viene eletto assessore nel comune di Bellante nelle Fila del PCI. Sposatosi, ma di nuovo disoccupato, emigra di nuovo in Venezuela, per rientrare definitivamente in Italia nel 1961.