Caponi Dino di Emilio, nato il 4 aprile 1902 a Empoli (Firenze). Vetraio, comunista. Arrestato nel primo dopoguerra per la sua attività antifascista nei noti fatti di Empoli, nel 1921 e forse per l’omicidio di un fascista, è condannato a Parma a 30 anni di reclusione. Liberato nel novembre del 1932 per l'amnistia del decennale, rimane in libertà vigilata ad Empoli. Espatria clandestinamente in Francia nel 1936, grazie all’aiuto del Soccorso Rosso Internazionale, che regolarizza la sua posizione economica e legale. Il suo nominativo con indirizzo di residenza a Parigi compare in un elenco di volontari italiani in partenza per la Spagna in data 20 agosto 1936. Il 22 febbraio 1938, inoltre, si ha notizia della sua presenza in Spagna per una lettera che invia alla moglie, oltre alla segnalazione che già nel 1937 la Prefettura di Firenze ne aveva fatto come di "arruolato nelle milizie rosse". Nel maggio 1941 la moglie riceve la seguente lettera di Arturo Martinelli, in risposta alla sua che chiedeva notizie del marito: "Vostro marito partì volontario verso la fine del 1936 in Spagna a combattere con i repubblicani. Ufficialmente risulta che fino all'estate del 1938 fu tra i combattenti della Brigata Garibaldi. Verso il mese di agosto di quell'anno è elencato tra i dispersi. Vi sono anche voci di combattenti italiani che lo avrebbero visto morto in un combattimento. Io non posso dire altro di piè preciso". Si presume quindi caduto nell’agosto 1938. E’ ancora ricercato dalla polizia italiana nel 1943.