Cannonero Luigi di Emanuele e Badino Teresa, nato il primo gennaio 1897 a Genova. Imbianchino, comunista. Ex combattente nella prima guerra mondiale ed assessore comunale socialista a Bolzaneto, in data imprecisata emigra in Belgio e in Francia a Parigi nel rione Crimèe, dove è conosciuto col soprannome di “Genova”. Dopo aver svolto un’intensa propaganda antifascista nei gruppi di lingua italiana del Partito Comunista, allo scoppio della guerra civile, nell'agosto 1936, si porta in Spagna con i primi gruppi di volontari e si arruola nella centuria Gastone Sozzi, aggregata alla Colonna Libertad organizzata dal PSUC (partito Socialista Unificato della Catalogna”. E’ uno dei componenti più anziani della Gastone Sozzi ed è nominato comandante della squadra mitraglieri. Amato come un padre dai suoi uomini, Giuseppe Marchetti, suo compagno di centuria, ricorda nelle sue memorie i consigli che Cannonero dava ai suoi giovani: “Se vedete venire da lontano degli aeroplani fascisti, non vi muovete. Dove vi trovate gettatevi a terra e state fermi, gli aeroplani non vi vedranno, loro dall’alto vedono solo il movimento e dove vedono movimento gettano le loro bombe micidiali e se tutto è fermo non potranno vedere e distinguere, e se sganceranno le bombe queste cadranno a casaccio senza colpire nessuno”. E ancora:” Se spara l’artiglieria nemica, cadono le granate attorno a voi, mettetevi sotto i parapetti, riparatevi dietro grossi macigni di sasso lontani gli uni dagli altri, state fermi dietro ai vostri ripari e puntate le vostre armi in direzione del nemico, concentrate la vostra attenzione di fronte ad esso ed appena cessa di sparare la loro artiglieria, allora può essere il momento che i fascisti tenteranno di avanzar, di attaccare e quanto questi saranno solo a 100-200 metri davanti a voi, sparate calmi, con precisione, senza muovervi. Non temete, anche i nemici hanno paura di morire, ed hanno molta più paura di noi perché lori non difendono la giusta causa della Repubblica democratica, della libertà, come invece la difensiamo noi, perciò chi combatte con decisione sovente vince”. Successivamente promosso al comando dell’intera sezione dei mitraglieri. Cade il 18 ottobre 1936 a Chapinería, colpito dal piombo nemico e finito dalle baionette delle truppe marocchine. Nel suo diario Ugo Muccini così racconta la sua fine: “I compagni si mettono a correre disordinatamente, Can[n]onero corre anche lui nel piccolo burrone che andava sulla strada mi metto in ginocchio carico il fucile per di più non ho baionetta e dopo corro dietro agli altri, non sono sicuro ma dal cappotto nero con la faccia rivolta a terra era lui senz’altro, Can[n]onero, dopo ferito ho visto un moro affondargli la baionetta attraverso la schiena”. Pochi giorni prima il 10 ottobre Francesco Leone aveva pubblicato su “Il Grido del Popolo” un articolo dal titolo “Fra in combattenti della Centuria Gastone Sozzi”. In cui racconta un aneddoto su Cannonero: “Italiani e polacchi sono i beniamini dei miliziani e dei comandanti. In pochi giorni che sono su questo fronte hanno conquistato una tale stima e simpatia tra i combattenti della colonna ’Libertad’, che, alle volte, noi stessi ci domandiamo se non sia un’esagerazione. Volete un esempio? Il nostro compagno Ca[n]nonero (detto il vecchio, e, veramente, non è giovane) caporale dei nostri mitraglieri, un giorno, in un’operazione di ricognizione perde la sua pipa. Per il ’vecchio’ perdere la pipa è lo stesso che perdere una persona cara. Quella perdita era per lui irreparabile. Con la pipa aveva perduto il suo buonumore. Lo viene a sapere un capitano della colonna, e, immediatamente, ordina una pipa per il ’vecchio’. Ma una pipa nuova è come un militare ’cappella’ e Canonero continuava a sospirare la ’vecchia’. Allora che fa il capitano? Prende una squadra dei suoi uomini e ordina un’ispezione minuziosa lungo il cammino dove, presumibilmente, la pipa del ’vecchio’ è stata perduta. I miliziani prendono tanto a cuore la loro missione che ognuno gareggia nella ricerca per avere la soddisfazione di meritarsi la riconoscenza del ’vecchio’. E lungo il pendio del monte, fra erbe e sassi, ecco che la pipa viene ritrovata. Grido di gioia dei miliziani spagnoli, su di corsa, a portarla a Canonero! Si ride, raccontando di questi episodi, ma il cuore si gonfia dall’emozione... La notizia della morte di Cannonero viene riportata sul libro "Garibaldini in Ispagna" pubblicato dal Commissariato delle Brigate nel 1937.