Assassinio del tenente fascista Federico Guglielmo Florio
Data di fine: 17 Jan 1922
Periodo storico: Prima del 1936
La vicenda che riguarda l'assassinio del tenente fascista Federico Guglielmo Florio inizia, in realtà , a Prato nella tarda serata del 5 dicembre 1921. Famoso picchiatore a capo di una masnada di miliziani fascisti, Florio viene ferito una prima volta al terzo spazio intercostale sinistro, e il ferimento viene subito attribuito alla locale formazione degli Arditi del Popolo di Prato, in quel periodo presi dalla coda degli aventi eversivi del biennio rosso iniziato nel 1919. Florio si salva ma pare voler evitare scontri e prese di posizione ufficiali nei confronti dei noti oppositori del fascismo della zona di Prato. Una volta guarito, però, riprende la sua attività di persecutore di sovversivi o presunti tali e di oppositori del movimento fascista, seminando una serie di morti e di feriti negli scontri e nelle aggressioni dei primi giorni del gennaio 1922. La tensione tra gli opposti fronti militanti cresce sempre di più, finché il 17 gennaio 1922, Florio incontra il militante Lucchesi Cafiero che lui stesso aveva più volte sottoposto a violenze e aggressioni fisiche. Dopo un confronto verbale, i due si separano ma, come riportato dallo stesso Lucchesi e da altri testimoni, si trovano poche centinaia di metri più avanti: da una parte Lucchesi e dall'altra Florio con la sua squadra di fascisti. Percepito il rischio, Lucchesi cerca di anticipare l'attentato della squadra e spara in direzione di Florio un colpo che lo raggiunge al ventre, poco sotto il lembo della maglia metallica che il tenente, dopo il primo attentato, porta sul petto. I fascisti restano interdetti, giusto il tempo per Lucchesi di scappare, sparando all'intorno e colpendo altri membri della squadra d'assalto fascista. Florio morirà poche ora dopo in ospedale, mentre Lucchesi nei giorni successivi riesce a guadagnare la libertà portandosi clandestinamente in Russia. Nonostante la dichiarazione dello stesso Florio, rilasciata alle autorità investigative prima di morire, circa la colpevolezza di Lucchesi, parte una vera e propria caccia persecutoria nei confronti di altri esponenti degli Arditi del Popolo e dei comunisti di Prato, tra questi: Saccenti Dino, Assuero Vanni, Pratesi Brunetto, Sarti, Rodolfo, Calli Anchise e Vignolini Gino, tutti trasferiti al carcere giudiziario di Firenze. Ai danni di costoro viene imbastito un processo di complotto politico ai fini dell'assassinio del tenente Florio. Il processo contro gli arrestati si tiene in un'atmosfera di tensione e di violenze perpetrare dalle squadre fasciste ai danni perfino degli avvocati degli imputati, i quali vengono condannati in Cassazione a pene dai 12 ai 16 anni di reclusione (eccetto Vignolini). Dopo il rinvio alla corte di Assise di Siene nel 1925, gli imputati iniziano uno sciopero della fame per far valere i propri diritti, riuscendo in parte ad essere scagionati per eccesso di pena e scarcerati dal carcere di Siena.