Calosso Umberto di Giuseppe e di Damasco Giuseppina, nato a Belveglio (Asti) il 23 settembre del 1895, socialista e poi aderente a Giustizia e Libertà. Studente universitario, poi laureato all’ ateneo torinese, diventa docente e giornalista. Nulla sappiamo a proposito del servizio militare al quale avrebbe dovuto esser stato chiamato negli anni della prima Guerra Mondiale. Dopo la sua conclusione collabora per breve periodo con Antonio Gramsci all’ Ordine Nuovo. Nel frattempo emigra stabilmente a Torino. Denunciato nel 1923 con l’accusa di detenzione di armi, viene processato e assolto nel corso dello stesso anno, ma l’aria di quegli anni si stava facendo irrespirabile per un intellettuale antifascista. È pertanto costretto ad espatriare (modalità non note) e nel corso del 1931 e per eludere le indagini che andavano stringendosi intorno al gruppo torinese di Giustizia e Libertà si traferisce a Malta dove riesce a lavorare come insegnante di italiano: è il periodo in cui si consolida il suo rapporto con questo gruppo politico a cui non aveva aderito completamente, scrivendo numerose corrispondenze sul periodico del movimento. Da Malta decide poi di trasferirsi in nord Africa e successivamente negli Stati Uniti dove sarà sempre molto attivo come giornalista. In Italia intanto viene inevitabilmente iscritto in Rubrica di Frontiera per l’arresto. Nel luglio del 1936 raggiunge Barcellona, invitato per un ciclo di conferenze. Può così partecipare, sia pur marginalmente, alla lotta popolare che nei quartieri della città fa fallire la sollevazione militare, Nei giorni successivi può prendere parte, tra Parigi e Barcellona, agli incontri (ed alle non sempre facili trattative) tra Carlo Rosselli, Camillo Berneri, Rivoluzio Giglioli, Mario Angeloni e altri, in cui viene decisa la nascita del “Gruppo italiano” o “Gruppo Rosselli” che verrà inserito nella Colonna Francisco Ascaso, grande unità anarco-sindacalista, e Calosso scriverà numerose corrispondenze, tanto da essere ritenuto uomo più di penna che di azione. Su questo concordano anche le note della polizia fascista che ne parlano infatti come classico tipo dell’intellettuale sovversivo, che parla molto ma agisce poco. Prende tuttavia parte ad alcune fasi della campagna sul fronte di Huesca (Aragona) dove combatte in termini poco più che dimostrativi a Monte Pelato. Ha modo di raccontare, in un articolo apparso su Giustizia e Libertà l’11 settembre 1936, l’arrivo della colonna a Vicién: «Arriviamo finalmente, a notte fatta, al villaggio dove dobbiamo accantonarci, e che in questa guerra è un nucleo importante del fronte. Il cannone ha battuto il villaggio oggi stesso, senza far danni. Nell’oscurità appena attenuata da poche luci tenue e nascoste, cerchiamo di sistemarci alla meglio. […] La piazza del paese, coi nostri volontari e con i guerriglieri spagnoli ha un aspetto fantastico, da quadro della guerra carlista. […] Stamane ci siamo svegliati riposati ed allegri. Un bel ruscello tra gli alberi costituisce la nostra stanza da bagno e da toletta, che nessun pittore dipinge, ma che sarebbe degna d’esser eterna. In un altro dei suoi numerosi reportage apparsi su Giustizia e Libertà con la firma de “La Sigla marciante”, riferì della vita dei volontari: «Teniamo la cucina, i muli, la fureria e i servizi in genere in una magnifica fattoria isolata, che stà in piano dietro le colline dove stà trincerata la colonna. Il padrone, un gran latifondista, è scappato e la fattoria è bell’e pronta per essere socializzata con successo. Persino Bondi, ex amministratore delle tenute del principe Borghese Napoleone, è incantato dalla bellezza di questa fattoria efficiente in mezzo a un panorama arido e a un ambiente primitivo». Colpito da una seria malattia verso la fine del 1936, è costretto ad uscire dalla Spagna con la sua compagna Clelia Laiolo. La coppia trova rifugio in Inghilterra. Ristabilitosi, nel corso della 2. Guerra diventa la principale voce della propaganda antifascista italiana da Radio Londra. Tornato in Italia dopo la Liberazione militerà per poco nelle file del PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) in cui sarà eletto deputato e nel medesimo periodo sarà direttore del periodico “Sempre Avanti” di Torino. Nel 1947 aderisce alla corrente scissionista di Unità Socialista e partecipa alla rottura dell’unità socialista, promossa da Saragat, nota come la scissione di Palazzo Barberini. Calosso trasloca così nelle file del PSLI, che poi muterà nome in PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano). Rientrerà definitivamente nelle file del PSI pochi anni dopo, nel 1953, ai tempi della dura battaglia contro la cosiddetta legge truffa. Nelle file socialiste militerà fino alla morte, avvenuta a Roma il 10 agosto del 1959.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a maggio 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio AICVAS – Milano, Archivio Centro Studi ”Piero Gobetti” – Torino, Archivio INSMLI – Milano (Fondo Aicvas, busta 19, fascicolo 95),ACS/CPC – Roma (busta 958, fascicolo 6456) Archivio Centro Ligure di Storia Sociale , Archivio del Comune di Belveglio (AT)