Burattini Franco di Idreno e Alfieri Clara (o Clarice), nato il 26 luglio 1917 a Recanati (Macerata). Pilota, antifascista. Appartiene ad una famiglia della piccola borghesia anconetana. Il padre è un viaggiatore di commercio per una importante ditta milanese che negli anni ’30 lo invia più volte in Africa Orientale e dall'ottobre 1924 è iscritto al P.N.F. La madre è insegnante elementare presso le scuole Edmondo De Amicis di Ancona. La nascita di Franco a Recanati è del tutto casuale, perché dalla tenera età Burattini vive ad Ancona in Via Flaminia 410. Sua sorella Ornella è coniugata con il centurione dell’Opera Nazionale Balilla Francesco Andreanelli, divenuto fascista in seguito all'occupazione di Ancona dell'agosto 1922, mentre il fratello Tito Livio raggiungerà nella Marina il grado di tenente di vascello. Burattini passa una giovinezza relativamente tranquilla e non sembra interessarsi di politica; è iscritto all'Opera Nazionale Balilla dall'inizio dell'anno scolastico 1926. All'interno di questa organizzazione si dimostra irrequieto. Di carattere instabile palesa poco attaccamento verso la famiglia. Frequenta le scuole tecniche ed appena diplomato, a 18 anni, entra volontario in aviazione. Nel marzo 1934 è ricoverato nel manicomio provinciale di Ancona per “frenastenia”. Nel primo semestre del 1936 è detenuto nel carcere militare preventivo di Bologna. Per ignoti motivi. Nell'agosto 1937 mentre è sergente pilota del 1. Stormo Caccia, addetto all'aeroporto di Padova, viene a vie di fatto con il proprio capitano e immediatamente dopo diserta. Il 16 agosto, dopo 5 giorni di soggiorno all’Hotel “Torino” di Claviere in Alta Val di Susa, passa il confine verso la Francia. Da qui, tra la fine di settembre e i primi di ottobre. raggiunge la Spagna aiutato dall'organizzazione comunista clandestina insieme ad Antonio Cossu e Paolo Crespo, proveniente dalla Legione Straniera. In Spagna è arruolato nella XII Brigata Garibaldi e partecipa alla ritirata in Aragona (marzo-aprile 1938) in un reparto di arditi. Dopo la battaglia abbandona la Brigata per arruolarsi nell'aviazione. Non vi sono informazioni certe sul reparto di appartenenza. Angelo Emiliani nella sua ricerca sui volontari italiani nell’aviazione repubblicana, ritiene probabile che possa aver fatto parte della Escuadra 7, che raccoglie i velivoli più antiquati, ed in particolare del gruppo 71, destinato alla sorveglianza delle coste. Secondo la sua stessa dichiarazione vola per 385 ore. In Italia viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di arresto. Sul finire della guerra viene arrestato a Barcellona perché sospettato di tenere corrispondenza con il fratello, ufficiale della marina italiana. Malgrado le autorità italiane sostengano che sia stato condannato a 8 anni di carcere, in realtà è subito rilasciato e segue il calvario dei volontari antifascisti ritirati dal fronte per decisone del governo repubblicano, nel settembre 1938. Entrato in Francia passa prima nel campo di concentramento di Haras Bouve de Tlonir presso Perpignano, da dove fa richiesta di poter emigrare in Messico. Il 7 marzo 1939 decide di comunicare la sua volontà di emigrare alla madre ad Ancona, dopo anni di silenzio: “Cara mamma, perdona l’espressione con cui tuo figlio osa chiamarti ancora, ma il destino voleva che si compisse quello che mi è passato e che voi tutti ne soffriste le sofferenze. Dalla mia parenza dall’Italia non ho potuto più scrivervi perché pensavo che il luogo dove mi trovavo e la specialità che adempivo, avrebbe abbattuto ancora di più il vostro fisico già tanto stanco. Due anni ho passato nella Spagna Repubblicana lottando accanitamente a sangue freddo come pilota da caccia nell’aviazione gloriosa, percorrendo tutti i fronti esponendo la mia vita di fronte alla morte, alla mitraglia, ai cannoni antiaerei, a tutto ciò che costituiva la morte imminente. Non posso spiegarvi il mio lavoro sui fronti, ma sappi che mi sono fatto onore e mai avrei creduto che volando con un apparecchio, la morte, la guerra, era un gioco. Ora tutto è finito, fuga precipitosa, desolazione, smarrimento, ma il morale sempre alto e pronto alla lotta. Mi trovo attualmente alla frontiera francese in un campo di concentramento con tutti i buoni compagni spagnoli e italiani, profughi dalle ritirate dalla Catalogna invasa dalle truppe franchiste. Ora spetto da una settimana all’altra la mia partenza per il Messico, poiché l’Ambasciata messicana mi ha ingaggiato come pilota nella sua piccola aviazione scarsa di piloti di macchine e fabbriche. Il mio avvenire è brillante e fruttuoso e penso che il giorno in cui lascerò per sempre l’Europa, comincerà per me una nuova vita tranquilla di soddisfazioni e abbastanza buona per sistemarmi definitivamente nel consorzio umano. […] Sicuro che voi tutti stiate bene, compreso nonno, vi saluto caramente, pensando di potervi render felici un giorno non lontano. Affezionatissimo Franco.“ La madre gli risponde il 13 marzo 1939 con parole molto aspre: ”Franco, non ho subito risposto alla tua inattesa, veramente inattesa, lettera, perché non ne ho avuto la forza prima di oggi, tanto grande fu il dolore da essa procuratomi, dolore che puoi ben comprendere, e che strazierà tutta la mia vita. Dopo due anni di atroce silenzio non valeva la pena che ti facessi vivo per trafiggere così atrocemente il mio cuore. La fortuna vuole che tuo padre sia fuori, poveretto, a 54 anni, costretto ancora a trascinarsi in viaggio, per aggiustare i suoi dissestati affari a te ben noti e porre fine ai pagamenti dovuti sostenere per te. Egli ignora questo mio grande dolore e se avrò la forza di soffrire da sola, mi riprometto di tacerglielo; ne morrebbe certo poiché conosce bene l’educazione impartita ai suoi figli. Vorrei rimproverarti, ma un sentimento di pietà attutisce in parte la mia indignazione: sei più irresponsabile che colpevole! Va, va pure dove il destino ti chiede! Che Dio ti accompagni, t’illumini, ti guidi sulla via del pentimento e della redenzione e che prima della nostra morte tu possa darci la consolazione di saperti ancora un cittadino retto, che ha saputo ritrovare la via del bene e del dovere. Pensa che hai amareggiata, straziata la vita dei tuoi infelici genitori, ai quali hai procurato tu, figlio, sofferenze atroci e sacrifici inauditi. Potremo noi resistere a tanto dolore? Ti ripeto, tacerò tutto a tuo padre, al quale parlerò di te solo quando dalla tua nuova residenza mi darai di te notizie molto diverse da quelle odierne, notizie che invierai solo e direttamente a me e non a terzi come hai erroneamente fatto. Tua madre.” La domanda di emigrazione in Messico di Burattini non viene accolta. Successivamente è trasferito nel campo di di Argeles-sur-Mer. Nel 1939 è a Parigi probabilmente evaso dal campo. Qui perdiamo le sue tracce, e nell'agosto del '44 è dato per disperso in Francia, probabilmente vittima della guerra.
Annotazioni: Scheda biografica che include notizie reperite da Roberto Lucioli per il volume Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna (1936-1939) [Ancona]: ANPI Marche/Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche, stampa 1992 sulla base delle seguenti fonti Comune di Recanati; Archivio Centrale di Stato. Fondo Confinati Politici; Archivio di Stato di Ancona, Fondo Questura Fascicoli Personali Sovversivi anni 1900-1943.
Archivio Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna, Istituto Parri, Milano
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