Bravin Romano di Antonio e Mercandella Romana, nato il 4 giugno 1904 a Essen (Germania). Manovale, comunista. Passa l’infanzia con la famiglia in Germania e successivamente in Francia. Domiciliato a Polcenigo (Pordenone), dove abita fino al 1921, è nuovamente emigrante in Francia e Belgio come minatore (il fratello minore. Emilio, morto prematuramente, faceva lo stesso mestiere presso le Cave di Aurisina). Residente a Morlanwelz, attivista del Partito Comunista e del Soccorso Rosso, nella notte precedente il primo maggio viene sorpreso mentre infila sotto le porte delle case stampa sovversiva. Il 21 giugno 1934 viene espulso dal Belgio e passa quindi in Lussemburgo ma anche da qui viene espulso per la sua attività antifascista. Risulta nuovamente segnalato in Francia, nell'Isère, e nuovamente in Belgio dove rientra nonostante i provvedimenti contro di lui. Bravin si mantiene a lungo in clandestinità, nonostante le ricerche della polizia belga, grazie alla solidarietà dei compagni. Opera soprattutto nella fascia di territorio di frontiera fra il Belgio e la Francia, ma agisce anche nel Lussemburgo e in Germania (a dispetto del nazismo). Spostandosi in bicicletta da un luogo all’altro, cambia continuamente di sede e di nomi di copertura (come “Meunier” o “Jacques”) e rimane uno dei principali promotori dell’opera di organizzazione del movimento comunista nella regione mineraria di Charleroi con il ruolo di ispettore incaricato anche del tesseramento. Nella primavera del 1935 gli viene attribuita la redazione di un telegramma di protesta contro l’imbarco delle truppe italiane inviate a conquistare l’Etiopia, spedito a nome di un “Comitato Antifascista di emigranti italiani in Charleroi”. Viene arrestato il 24 giugno 1935, dopo più di un anno di clandestinità e riesce comunque a far perdere le sue tracce. Si dedica anche alla propaganda postale, inviando a conoscenti di Polcenigo volantini del Pcd’I e numeri de “L’Unita” clandestina. In Italia è iscritto già dal 1934 nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento dell’arresto. Parte per la Spagna alla fine del 1936 con un gruppo di volontari Charleroi. Ai primi del 1937 si arruola nella 1. Compagnia del 2. Battaglione della 12. Brigata Garibaldi nella quale ricopre il ruolo di ufficiale comandante di sezione. Bravin muore mentre esce dalla trincea, nella sanguinosa giornata del 16 giugno 1937 a Huesca, quando la Brigata Garibaldi subisce gravissime perdite nell’attacco temerario alle trincee falangiste. La notizia della morte viene comunicata alla madre a S. Etienne, e da questa ai parenti a Polcenigo. Il 28 agosto 1937 viene pubblicato sul numero 10 del giornale "Il Garibaldino" della Brigata Garibaldi un suo necrologio: "I nostri eroi. Bravin Romano. Durante l’azione di Huesca, cadde il compagno Munier (Bravin Romano), mentre si slanciava, con i primissimi fuori dalla trincea, per affrontare una munitissima posizione fascista. Vecchio militante comunista, nei gruppi italiani del P. C. Belga, si era sempre distinto per il suo entusiasmo alla causa del proletariato, per la sua abnegazione e per la sua devozione alle Idee più belle, più nobili. Partecipò sempre in primissima fila, a tutti i movimenti sociali del Belgio, durante questi ultimi anni. Tutti lo conoscevano, tutto lo amavano. Nelle discussioni, apportava un giudizio equo ed il suo consiglio ci era utilissimo, perché si basava sull’ esperienza di una lunga militanza. Era buon propagandista che riusciva ad organizzare anche gli operai più restii al movimento. Queste sue qualità lo avevano reso popolare tra i lavoratori belgi ed italiani, ma lo resero inviso alia polizia, ai consolati fascisti e agli industriali. Durante i l grande sciopero generale del 1932, Bravin conobbe la brutale reazione e poliziesca. Fu espulso, arrestato a parecchie riprese e condotto alle frontiere del Lussemburgo. I poliziotti lussemburghesi lo arrestavano a loro volta e lo riportavano in Belgio. La tattica poliziesca che tendeva a demoralizzarlo, non riuscì a scalfire la sua volontà, la sua fede, il suo attaccamento rivoluzionario. Senza residenza, senza lavoro, privato dei più elementari, non cedette di un millesimo. Continuò a rimanere l’attivo propagandista di prima. Fu uno dei migliori riorganizzatori del movimento tra gli italiani immigrato in Belgio. Riuscì a organizzare a Charleroi e Liegi dei gruppi formati da quei buoni compagni che oggi seguono la stessa sua via. Allo scoppio della guerra civile in Ispagna, fu uno dei primi a partire. Dal mese di novembre al 16 giugno, data della sua morte, partecipò a tutte le battaglie della Garibaldi. Fu sempre un milite devoto, fedele e sicuro. In trincea come nel Belgio, nella lotta come nella propaganda, giunse a conquistarsi la stima e la fiducia di tutti. Era proposto come commissario politico di compagnia ma le mitragliatrici assassine ce lo hanno strappato. Il 29 ottobre del 1937 la sua morte viene così commentata sulla “Voce degli Italiani”: “E col più grande dolore che riceviamo la notizia della morte del nostro amato compagno Bravin Romano (Meugniez) caduto eroicamente il 20 giugno sul fronte della Liberta durante gli aspri combattimenti di Huesca. Una pallottola nemica lo ha ucciso alla vigilia di essere nominato Commissario Politico della sua compagnia. Onesto, coraggioso, instancabile, egli si era cattivata la simpatia e la stima di tutti i lavoratori italiani del bacino di Liegi. Anche prima di partire fu un fervente partigiano della causa del popolo spagnolo al quale aveva offerto le sue economie e il po’ d’oro che possedeva. Aveva appena trent’anni ma, per l’attività svolta in favore della classe operaia, aveva conosciuto tutte le prigioni del Belgio, dopo essere stato espulso dalla Francia e dal Lussemburgo. Malgrado le persecuzioni subite non si era mai lasciato vincere dallo scoraggiamento e dal pessimismo, e continuò senza tregua la propaganda per il Partito Comunista al quale apparteneva, e per le organizzazioni degli emigrati. I suoi compagni i suoi amici, i lavoratori italiani tutti addolorati per la perdita di un cosi generoso combattente promettono di essere degni del suo sacrificio e si impegnano di continuare la lotta con tanta abnegazione sostenuta dal valoroso compagno Bravin Romano”.