Bracco Rinaldo di Severino e Moresco Caterina, nato a Ventimiglia il 27 agosto 1912. Taglialegna, antifascista. Nel 1919 si trasferisce a Genova in cerca di lavoro, ma poi emigra in Francia per non vivere sotto la cappa di piombo del regime fascista. Come tanti suoi compagni raggiunge la Spagna per combattere per la Repubblica, contro la sollevazione franchista, e si aggrega alla formazione di Guido Picelli. Dopo un mese è già in piena lotta, rimane ferito alla gamba destra da una scheggia di bomba a Boadilla del Monte il 21 dicembre 1936. Successivamente partecipa ai combattimenti di Villanueva del Pardillo (a ovest di Madrid) nel dicembre 1936 - gennaio 1937 (quarta offensiva fascista contro Madrid) e rimane nuovamente ferito alla spalla destra. Arruolatosi nel Battaglione Garibaldi, partecipa alle azioni di guerra svoltesi nei pressi di Arganda e di Morata de Tajuña durante la battaglia del Jarama, dal 6 al 28 febbraio 1937 (quinta offensiva fascista contro Madrid). Combatte a Guadalajara il 7 marzo e nei giorni successivi (sesta ed ultima offensiva fascista contro Madrid). Quando il 7 aprile successivo i volontari garibaldini entrano in linea a Casa de Campo, i loro avamposti si trovano ad una sessantina di metri dalle trincee nemiche. I fascisti sparano incessantemente con i mortai, il 21 di aprile intensificano il fuoco per cui una pioggia di ferro e di fuoco si abbatte sui difensori. Rinaldo Bracco, che è tenente degli arditi, rimane colpito ancora una volta (aveva abbreviato la convalescenza per ritornare in linea). Molti garibaldini sono feriti o uccisi. Nel giornale della Brigata Garibaldi “Il Garibaldino” numero 3 del 16 maggio 1937 compare un suo ritratto umoristico scritto da Giovanni Battista Canepa: “ [Bracco] E’ un italiano d’Italia, cioè un combattente della Libertà partito direttamente dallo Stivale. Da Genova, per essere precisi. Abitava in uno dei quartieri più popolari della Superba. Una domenica mattina si mise il magliotto da marinaio, fischietto, salutò la madre con lo stesso tono, con la stessa espansione di tutti i glomi, poi usci di casa tranquillamente. Aveva in tasca un passaporto turistico per la Francia, Sali sul treno: arrivò a Nizza: si presento al Comitato di difesa della Spagna repubblicana. Parlò chiaro. Apparteneva forzatamente a tutte le organizzazioni fasciste: sapeva che Madrid era in pericolo: voleva battersi per la Libertà. Nessuno dubitò della sua sincerità. Lo inviarono in Ispagna. Venne al Battaglione Garibaldi con il contingente Picelli e si allineò subito tra gli arditi. Ferito leggermente a Boadilla del Monte, riprese il suo posto di combattente quasi subito. E’ uno dei migliori arditi. il che significa qualcosa”. Durante l'offensiva repubblicana contro Saragozza e Belchite, rimane per l'ennesima volta ferito, questa volta al braccio destro ed alla regione zigomatica, nei pressi di Farlete, nell'agosto - settembre 1937. Combatte pure a Huesca e non si esclude che abbia combattuto anche su altri fronti. La fraternità d'armi tra le formazioni garibaldine e gli operai delle fabbriche belliche di Barcellona è grande. Sovente i volontari italiani offrono agli operai le loro razioni di pane. Nel marzo del 1938 una loro delegazione dona agli operai duemilaottocento pagnotte; della delegazione fa parte anche Rinaldo Bracco, ancora convalescente per le ferite riportate in combattimento. Quando i garibaldini mutilati o feriti (e Bracco è con loro) si recano nel più grande teatro di Barcellona il Liceo per commemorare Guido Picelli, vengono circondati da una grande folla che esterna tutto il suo caldo affetto per i combattenti internazionali. Al termine della guerra civile, con la sconfitta della Repubblica, il Bracco esce dalla Spagna il 7 febbraio 1939 e, come tanti altri combattenti, è internato in una successione di campi di concentramento: Saint Cyprien, Gurs, Vernet, nonostante si trovi in condizioni di salute molto gravi. Come comunista è rimpatriato il 19 settembre 1941. In Italia è processato e condannato a cinque anni di confino a Ventotene. A seguito della caduta di Mussolini e del Regime fascista, nell'agosto del 1943 viene liberato. Dopo l'8 settembre passa alla Resistenza. In seguito è partigiano, commissario politico di distaccamento. Decorato con la Croce al valore. Nel 1947 sposa Ines Grasso. Muore a Genova.