Borsa Luigi di Agostino e Priano Angela, nato l’11 marzo del 1902 a Basaluzzo (Alessandria). Contadino, antifascista. E’ il quarto di otto fratelli. Il padre è un contadino che possiede un piccolo appezzamento, per cui è costretto ad affittare altri campi, riuscendo a fatica ad alimentare la famiglia. Luigi frequenta la scuola elementare. Nel 1919 risulta iscritto alla sezione del Partito Socialista di Basaluzzo. Nel 1921 si iscrive al Partito Nazionale fascista, per allontanarsene poco dopo. Nel 1922 Borsa svolge il servizio militare, quale soldato di fanteria, reparto musica, nel 25. Reggimento ad Abbazia (oggi Slovenia). Dal 1927 al 1929 emigra in Argentina, raggiungendo i fratelli emigrati anni prima. Poi nel 1931 rientra in Francia per pochi mesi, finendo per rimpatriare in Italia per motivi di salute. La madre muore di tubercolosi il 5 luglio 1935. Allo scoppio della guerra civile in Spagna torna in Francia con regolare passaporto, recandosi a Nizza Marittima e poi a Mentone, con l’intenzione di unirsi ai volontari internazionali. Conosce fuoriusciti italiani che lo aiutano nel viaggio e percorsa quasi senza fermarsi l’intera costa mediterranea della Francia, dopo una breve tappa a Perpignano (Pirenei Orientali) attraversa il confine pirenaico arrivando a Barcellona (Catalogna) intorno al 15 febbraio 1937. Il gruppo di volontari che lo accompagna è organizzato da Giustizia e Libertà e con Borsa viaggiano Enzo Costantini, Adriano Ferrari e Renzo De Peretti, che hanno disertato dall’autocentro di Budrio (Bologna) per andare in Spagna. Dopo una breve sosta a Barcellona, Lèrida e Bujaraloz, senza un reale addestramento militare, il gruppo si arruola nel Battaglione italiano “Giacomo Matteotti”, operante sul fronte aragonese. L’unità, aggregata alla Colonna “Durruti”, dalla CNT (Confederación General del Trabajo) e dalla FAI (Federación Anarquista Iberica) ed è stata formata da Carlo Rosselli nel gennaio 1937, a seguito dei dissidi sorti tra anarchici e GL nella Sezione Italiana della Colonna “Ascaso”, dopo la decisione del governo repubblicano di militarizzare le milizie. Di lì a qualche mese, portata a termine la militarizzazione dei miliziani, la Colonna “Durruti” diventerà la 26. Divisione “Durruti” della 26. Brigata Mista, al comando di Ricardo Sanz. Il comando del Battaglione “Matteotti” è affidato per qualche tempo al repubblicano Enrico Brighetti, che in seguito verrà riconosciuto come infiltrato della polizia italiana. Il reparto, insignificante dal punto di vista militare, ha vita breve e piuttosto anonima. Secondo una fonte (D'Alessandro) Borsa si rifiuta di combattere, adducendo di essere ammalato, e dichiara di essere giunto in Spagna solo per lavorare. Dal 3 al 7 maggio 1937 si svolgono gli scontri di Barcellona che contrappongono il governo autonomo catalano ed il PSCUC (Partito Socialista Unificato della Catalogna), agli anarchici ed al POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista) comunista antistalinista. Negli scontri oltre a Camillo Berneri e Francesco Barbieri vengono uccisi anche i compagni di Borsa, Adriano Ferrari e Renzo De Peretti. Enzo Costantini dopo tali notizie abbandona il reparto e torna in Francia. Il Battaglione “Matteotti” viene sciolto ed i volontari rimasti inviatati a confluire nelle Brigate Internazionali, ma non tutti accettano l’indicazione. Borsa si porta a Barcellona con un lasciapassare emesso il 3 giugno 1937 dal comando di Bujaraloz della Divisione “Durruti”. A Barcellona tenta di arruolarsi in un corpo diverso dalle Brigate Internazionali, ma provenendo da un reparto anarchico e quindi sospetto, la domanda è respinta. Si rivolge allora alla LIDU (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo), collegata a Giustizia e Libertà e riesce ad ottenere un passaporto spagnolo che gli consente di rientrare in Francia alla fine di giugno. Vista l’impossibilità di trovare lavoro, non avendo documenti, si presenta totalmente privo di mezzi al Consolato Italiano, chiedendo il rimpatrio. Ammette di essere stato in Spagna raggirato da compagni, ma di essere fuggito appena possibile. Rientrato in Italia è arrestato alla frontiera, ma presto rilasciato. Rientrato a Basaluzzo dopo un periodo di tempo piuttosto lungo, viene arrestato alle ore 17 del 30 novembre 1937, nei pressi della sua abitazione. Viene quindi trasferito nella caserma di Capriata e poi nel carcere di Alessandria. Nell’ interrogatorio gli viene contestata la partecipazione alla guerra di Spagna, ma Borsa minimizza il suo ruolo. Nonostante le sue affermazioni è deferito alla Commissione provinciale. Il 28 dicembre 1937 è assegnato a 2 anni di confino a Muro Lucano (Potenza). La sentenza mite, rispetto ai 5 anni abituali nel caso di garibaldini di Spagna, indica che gli è stata riconosciuta qualche attenuante alla sua presenza in Spagna. Giunge a Muro Lucano il 21 gennaio 1938. Dopo un ricorso, che non conclude il suo iter di valutazione, ed una lettera mandata da Borsa al Ministero dell’Interno con al richiesta di attenuazione della condanna, il 25 maggio del 1938 la pena gli viene commutata in ammonizione. Rientra a Basaluzzo il 26 maggio ricongiungendosi alla famiglia e viene sottoposto a sorveglianza. A luglio 1938 ritorna in permesso a Muro Lucano ed il 21 del mese sposa Filomena Lisanti, una giovane contadina conosciuta durante il confino e insieme tornano a Basaluzzo. In occasione delle feste natalizie del 1938 viene emanato un provvedimento di clemenza che lo proscioglie dall’ammonizione. Nel giugno del 1939 nasce la figlia Renata. Durante la seconda guerra mondiale conduce una vita tranquilla, anche se la sua casa è perquisita più volte alla ricerca di armi. Nel 1945 nasce la seconda figlia Rosanna. Nel dopoguerra, su segnalazione di Pietro Nenni, trova lavoro come operaio all’ILVA di Novi Ligure, riparando le lastre difettose. Nel frattempo coltiva ancora i terreni di famiglia. Al ritorno dal lavoro nei campi in una notte di nebbia il 29 novembre del 1958 è travolto da una corriera e muore all’età di 56 anni durante il trasporto in ospedale.
Annotazioni: Scheda biografica che include anche notizie raccolte da Gianpaolo Giordana, sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 768), Archivio privato Gennaro Fusco – Novi Ligure
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