Grossi Aurelio di Carmine e Olandese Maria, nato il 24 gennaio 1919 a Napoli. Radiotelegrafista. Di famiglia agiata di proprietari terrieri, figlio dell'avvocato penalista e socialista napoletano, Carmine Cesare Grossi (nato nel 1887) e della ex cantante lirica, Maria Olandese (nata nel 1889), che aveva cantato anche alla corte dello zar di Russia Il padre, Carmine Cesare Grossi, è amico di Roberto Bracco ed Enrico De Nicola e si schiera sin dall’inizio contro il fascismo. Ne ricava minacce, la casa devastata e la carriera spezzata. Espatria nel novembre 1926 con la famiglia in Argentina dove ricominciano da zero. Aurelio frequenta l’istituto industriale ottenendo il diploma di radiotelegrafista. I genitori fondano a Buenos Aires il PIAVA, (Patronato italiano d’aiuto alle vittime antifasciste) che tenta di saldare in un fronte unico gli antifascisti, raccoglie fondi per sostenere le famiglie dei detenuti politici e aiuta Fernando De Rosa allora detenuto in Spagna. A seguito delle notizie sulla rivolta militare in Spagna, la famiglia si sposta di nuovo alla volta dell'Europa l’11 agosto 1936 a bordo della nave belga "Pionner", sbarcando ad Anversa e dopo aver attraversato la Francia arrivano in Spagna a Barcellona alla fine del 1936, mentre infuria la guerra civile spagnola, dove tutta la famiglia si mette a disposizione della Repubblica spagnola. Aurelio, diciassettenne, ed il fratello Renato, ventenne, dopo aver frequentato un corso di perfezionamento in radiotelegrafia si arruolano come specialisti nell’esercito repubblicano e combattono nelle province di Malaga, Murcia, Albacete e Teruel, dove una bomba avrebbe lasciato Aurelio cieco nel suo occhio destro a causa di una scheggia di granata, lesione che inseguito gli procurerà cecità. La sorella Ada collabora con il padre a gestire Radio Libertà, che trasmette le ragioni repubblicane agli italiani, la mamma, Maria Olandese, si impegna per la causa antifascista lavorando come infermiera negli ospedali dove organizza concerti e spettacoli d'opera in altri centri della città per i combattenti in licenza. Entrati in dissidi politici con il governo, la famiglia chiede di poter uscire dalla Spagna e riescono a partire nel gennaio 1939, nei giorni dell'occupazione di Barcellona da parte delle forze di Franco. Il 27 gennaio 1939 viene internato con il padre a Saint Cyprien e poi a Gurs. La madre e la sorella Ada, in un primo tempo libere nella regione del Giura francese, sono poi internate prima in un campo della Saòne et Loire e poi in quello di Argelès sur Mer dove Ada incontra Enrique Guzman de Soto, medico e ufficiale repubblicano e noto oppositore dei falangisti. In questo modo, a Maria e alla figlia è permesso lavorare gratuitamente alla clinica del campo di internamento. La sorte peggiore spetta al fratello Renato, nel frattempo diventato anarchico: separato dagli altri è ricoverato in un ospedale francese sui Pirenei per disturbi nervosi, la sua salute sarà irrimediabilmente compromessa dai trattamenti a base di insulina a cui sarà sottoposto. Dopo la resa della Francia alle armate italo-tedesche, la Commissione Italiana per l’Armistizio con la Francia (CIAF), ne chiede il rimpatrio nel 1941. Il 27 marzo 1941 è arrestato al confine italiano di Mentone ed incarcerato a Sanremo. Tradotto a Napoli nel carcere di Poggioreale, viene deferito alla Commissione Provinciale e assegnato a quattro anni di confino da scontare a Melfi (Potenza), dove reso quasi cieco dalla preesistente cataratta traumatica, viene assistito dalla madre Maria Olandese, anch’essa confinata. Il padre Carmine è confinato a Ventotene. Liberato nel settembre 1943, rientra a Napoli Il 21 dicembre 2016 il sindaco di Napoli De Magistris, assegna al novantasettenne Aurelio Grossi la medaglia d’oro della città con la motivazione “in segno di riconoscenza, grande affetto e profonda gratitudine per la sua infaticabile attività sociale e politica profusa in Spagna durante la guerra civile…”. Negli ultimi anni Aurelio abita a Napoli in una casa popolare assieme alla sorella Ada, che viene a mancare l’8 agosto 2015. Aurelio Grossi muore a Napoli il 26 maggio 2017 e le sue ceneri vengono deposte nella tomba di famiglia a Poggioreale. E’ ritenuto l’ultimo dei volontari antifascisti italiani della guerra di Spagna. Il Memorial Democratic di Barcellona ha organizzato il 25 novembre 2015 un omaggio alla lotta antifascista della famiglia Grossi a cui hanno partecipato lo storico Giuseppe Aragno, Oreste Scalzone, la figlia di Ada, Sylvia Guzmàn Grossi, ed il direttore del Memorial Democratic Jordi Palou-Loverdos. Una delle sue ultime interviste è contenuta nel film “I primi saranno gli ultimi” di Pasquale d’Ajello (2021), che contiene le testimonianze degli ultimi volontari internazionali viventi che parteciparono alla guerra di Spagna.