Blardoni Rocco di Antonio e Conti Enrichetta, nato a Fomarco (Novara), piccolo comune ossolano soppresso ed accorpato a Pieve Vergonte (Verbania). Socialista e dal secondo dopoguerra comunista. Chiamato alle armi nel corso della Grande Guerra viene seriamente ferito combattendo su uno dei fronti di guerra. Decorato con la medaglia di bronzo al valor militare, ottiene anche il riconoscimento di un’invalidità. Convinto antifascista fin dai primi anni successivi alla guerra, espatria in Spagna per motivi politici nel 1922 e si stabilisce a Badalona (Catalogna, sulla costa poco a nord di Barcellona) dove uno zio da tempo emigrato, proprietario di una macelleria, è fornitore del Regio Consolato d’Italia nella capitale catalana. All’inizio degli anni ’30 si sposa a Barcellona con una cittadina spagnola, Dolores Ribas Montero (o Rivas), nata a Motril (Almeria/Andalucia) nel 1910, da tempo emigrata in Catalogna. La coppia ha ben presto tre figli: il primogenito nasce nel 1932, la secondogenita nel 1934; il terzo, Giovanni nasce a Badalona nel 1937 ed è oggi residente nel comune ossolano di Pieve Vergonte (Verbania). Militante del POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista), piccolo partito comunista antistalinista (di orientamento trotzkista poco ortodosso e pertanto mai riconosciuto dalla IV Internazionale), Blardoni è volontario nelle file repubblicane fin dall’agosto del 1936, quando si arruola nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata ad una grande unità anarcosindacalista, la Colonna Ascaso della CNT-FAI, operante sul fronte di Huesca (Aragona), che dopo aver accettato di malavoglia la militarizzazione delle milizie, divenne la 28. Divisione Ascaso. Blardoni combatte fino alla fine della guerra civile nelle file della Divisione Ascaso, unità che non si allontanerà dal fronte aragonese. Dopo il ritiro dai fronti e la smobilitazione di tutti i volontari internazionali, decisi dal governo repubblicano nel settembre 1938, lascia la penisola iberica al crollo del fronte catalano nella prima decade di febbraio del 1939 ed una volta in Francia viene internato in un campo vicino a Perpignano, forse a Barcares (Pirenei Orientali). Uscito (o evaso) dal campo, tenta un rischiosissimo ritorno in Spagna per preparare l’espatrio della moglie e dei figli, ma viene scoperto, arrestato ed incarcerato a Matarò, dove rischia la fucilazione. Riesce a tornare in libertà solo grazie ai buoni uffici dello zio presso il Regio Console d’ Italia, che riesce a procurare per tutta la famiglia i visti ed un imbarco sul piroscafo “Conte Biancamano”. Ritornato a Fomarco nell’ottobre del 1939, viene immediatamente richiamato alle armi in un reparto della artiglieria contraerea, dove rimane per oltre un anno, fino alla fine del 1940. Dopo la caduta del fascismo e l’8 settembre ‘43, cui seguono l’occupazione nazista e la nascita della Repubblica di Salò, Blardoni entra nelle file della Resistenza con cui lavora fino alla Liberazione. Nel dopoguerra lavora come autista addetto ai trasporti della FAC. Dall’inizio degli anni ’50 viene eletto sindaco del vicino comune di Piedimulera e conserva l’incarico per ben 10 anni. Muore a Piedimulera il 5 marzo del 1965.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a febbraio 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas),Archivio dei Comuni di Pieve Vergonte e di Piedimulera (VCO),Archivio privato di Giovanni Blardoni (Pieve Vergonte, 20 giugno 2006), Archivio Istituto Storico della Resistenza “Piero Fornara” - Novara