Bertella Adriano di Attilio e De Carli Valentina, nato l’11 febbraio 1911 nel popolare quartiere di S. Martino a Trento. Comunista. Di professione fabbro. Allo scoppio della prima guerra mondiale sfolla con la famiglia a Vienna e poi in Cecoslovacchia. Durante i primi anni del fascismo Bertella frequenta gli altri ragazzi proletari dei quartieri popolari di Trento che non sopportano i giovani fascisti della borghesia. Nelle sue memorie ricorda quando a festeggiare il 1° maggio del 1923 alla Camera del Lavoro viene a parlare Giacomo Matteotti ed il comizio è disturbato dai fascisti. Nel 1926 i fascisti entrano nell’Oratorio di S. Pietro e lo distruggono. Saputo che vogliono fare lo stesso all’Oratorio di S. Maria, Bertella ed i giovani compagni respingono i fascisti con alla testa il cappellano della parrocchia Don Remo. Il ritrovo dei giovani antifascisti è l’Osteria Castella nel Vicolo del Vo’. Bertella frequenta gli ambienti antifascisti e ricorda la Società Operaia della SAT e la palestra dell’Unione Ginnastica Trentina del maestro Tenner. Bertella intraprende il lavoro di fabbro e poi va a lavorare alla ferrovia dove incontra il comunista Giovanni Parolari. Le riunioni dei comunisti si svolgono in montagna e Bertella diventa un attivista che porta la propaganda comunista arrotolata alla canna della sua bicicletta nei vari paesi della provincia dove vi è qualche collegamento antifascista. Per la sua attività clandestina lascia la casa paterna. Il 5 maggio 1937 Bertella decide di espatriare clandestinamente per raggiungere la Spagna. Da Trento arriva in treno a Bolzano e poi prosegue per Sluderno, dove incontra la guida alpina (probabilmente Tita Piaz), che lo porta al confine. Entrato in Svizzera raggiunge il villaggio più vicino e poi in treno Ginevra. Da qui arriva a Parigi il 18 maggio 1937, dove si appoggia ad un certo Ollier, un valdostano residente in Rue Raspail 57 e proprietario di un Cafè-Restaurant che è il luogo di incontro del gruppo italiano antifascista, tutti comunisti. Qui conosce altri compagni della Toscana e del Trevigiano diretti anche loro in Spagna. Da Parigi in corriera vengono portati a Perpignano e poi ai piedi dei Pirenei. Da qui altre guide li prendono in carico per la scalata delle montagne e dopo una notte giungono nel versante spagnolo. Dopo un riposo di due giorni Bertella riparte e giunge ad Albacete alle 10 del 6 luglio 1937. Arruolato nella Brigata Garibaldi nella 2. Compagnia, 1. Battaglione. Iscritto alla scuola sottoufficiali ottiene il grado di sottotenente. Con questo grado passa alla 96. Brigata spagnola del gruppo antiaereo. La Brigata è intitolata a “Maria de la O”, una nota canzone gitana, per via della numerosa presenza di toreri e gitani. Bertella rimane ferito tre volte. La prima nella battaglia di Huesca da uno shrapnel e viene salvato da un barelliere, Emanuele de Gottardo, ex segretario della Camera del Lavoro di Pordenone, che da solo riesce a portarlo in salvo. Portato all’Ospedale di Valls incontra il poeta e ambasciatore del Cile, Pablo Neruda. Partecipa ai duri scontri nel Levante ed in una azione di ripiegamento viene ferito per la seconda volta da un colpo di pistola alla gamba sinistra. Trascorre dieci giorni all’Ospedale di Valencia e poi ritorna al fronte nei boschi di Pobla Val Verde e Cedrilla. Ai primi di luglio 1938, durante un attacco aereo, Bertella è ferito gravemente alla testa da una scheggia. E’ ricoverato prima all’Ospedale Pasionaria di Valencia e poi a Madrid dove lo coglie la notizia del ritiro dal fronte delle Brigate Internazionali deciso dal governo repubblicano. Ancora in convalescenza, arriva a Barcellona nell’ultima settimana di gennaio, quando la città sta per cadere sotto la spinta delle armate franchiste. Il commissario Suardi chiede ai volontari smobilitati chi è disponibile a riprendere le armi per consentire l’esodo della popolazione civile in Francia. Bertella accetta di tornare al fronte e ritirandosi combattendo passa la frontiera francese nel febbraio 1939 venendo internato nel campo di Saint Cyprien. Nel campo incontra il trentino Silvio Bianchi e con altri tentano di allestire una baracca per difendersi dalle intemperie. La sua ferita alla testa si aggrava e il medico che lo aveva già operato una volta lo consiglia di andare in ospedale a Perpignano. Da qui passa a Nantes, dove viene operato una seconda volta. Poi ancora convalescente passa al campo di Ancenis dove incontra un altro trentino, Leopoldo Baratta, convalescente per una ferita alla gamba. I due tentano invano di essere imbarcati per il Messico. Agenti fascisti li contattano promettendo loro la libertà in cambio di una collaborazione, proposta che viene respinta con sdegno. Vengono allora rispediti nel campo di Saint Cyprien, circondato di filo spinato e sorvegliato da senegalesi e marocchini a cavallo. Nel campo a luglio sono ammassati 60.000 internati affetti da pulci, pidocchi e scabbia. Ammalatosi di dissenteria dopo 40 giorni Bertella viene portato in infermeria e trasferito a Perpignano nell’ospedale di Saint Louis. Una organizzazione parigina gli riconosce una indennità di combattente di 500 franchi. Con questi soldi nel dicembre 1939 tenta la fuga, ma viene catturato e portato nel campo di Argelès.su-Mer e poi a Gur, dove subisce anche otto giorni di carcere duro. Le autorità francesi fanno pressione sugli internati affinchè si arruolino nelle compagne di lavoro straniere impegnate nelle opere di fortificazione per l’esercito. Bertella rifiuta e approfittando di un ricovero in infermeria e la collaborazione di un medico francese, riesce a scappare. Con mille franchi in tasca va a Perpignano dove i compagni antifascisti lo aiutano a trovare un lavoro. A Parigi Bertella ritrova il trentino Francesco Moratti, già ferito sull’Ebro, e si impegna alla raccolta di fondi per il Soccorso Rosso a favore dei volontari internati nei campi. Invasa la Francia dai tedeschi, Bertella entra nella Resistenza francese, operando in Bretagna, Nantes, Saint Lazare e Lorient. Il 31 dicembre 1942 mentre si trovava a Parigi per un contatto, viene catturato durante una retata della polizia. Dopo vari interrogatori, mancando le prove della sua adesione alla Resistenza, viene internato nel campo di Tourelles. Nel 1943 viene estradato in Italia e finisce in carcere a Trento, riabbracciando Vittorio Roncati, Ubaldo Crozzoli e Mansueto Dessimoni. I suoi tre compagni verranno deportati in Germania e moriranno a Mauthausen. Lui viene invece condannato dalla Commissione per l’assegnazione al confino a cinque anni da trascorrere alle Tremiti. Tenta di evadere e per combinazione vicino agli scogli arriva un motoscafo con a bordo quattro ebrei in fuga verso Bari. Avvistati da alcuni natanti inglesi vengono scortati al porto di Bari, dove Bertella vien liberato. Al CLN spiega di voler combattere nelle fila della Resistenza del Nord, ma viene convinto ad arruolarsi come guastatore nell’VIII Armata e precisamente nel Corp Union of South Africa al comando del colonnello Scott. Combatte per un anno e mezzo fino ad arrivare a Pordenone, da dove rientra a casa e la sua figura cadrà nell’ oblio.

Annotazioni: Sintesi del Profilo Biografico redatto da Sandro Schmid per il seguente volume: Schmid S., Antifascisti trentini nella Guerra di Spagna, Edizioni Osiride, Rovereto 2018, ISBN 978-88-7498-286-8