Bergamini Edmondo di Francesco e Testi Desolina, nato il 30 giugno 1918 a S. Prospero sul Secchia (Modena). Contadino. Il padre Francesco, dirigente sindacale e presidente della cooperativa braccianti di San Prospero, dopo aver subito un’aggressione fascista nel marzo 1922 decide di emigrare in Francia con tutta la famiglia, prima a Wingles, nel nord della Francia, poi a Ivry-sur-Seine, vicino Parigi. Bergamini sposa una francese da cui avrà un figlio ed esercita il mestiere del contadino. Allo scoppio ella guerra civile si porta in Spagna e viene arruolato nella Brigata Garibaldi fino al febbraio 1938. Nello stesso periodo (secondo il padre in gennaio) è raggiunto dai genitori a Villeneuve-lès-Béziers, un comune del dipartimento dell’Hérault nel sud della Francia, dove il padre lavora insieme a lui «nella sua campagna». Nel 1939 è internato nel campo di Gurs (fonti: Università di Barcellona). Trasferito il 26 febbraio 1944. alla baracca 21 del campo di Saint-Sulpice-la-Pointe, allora situato nella prigione di Gaillac. Altri 9 prigionieri (2 italiani, tra cui Arturo Bendini, 6 repubblicani spagnoli e 1 greco) sono internati con lui e tutti fuggono il 13 giugno 1944 con l'aiuto dei maquis dell'FFI e dell'FTP. Bergamini si unisce poi ad un maquis dell'FTP. Viene ucciso il 22 agosto 1944 a Pont d'Albi ponte sul fiume Tarn, durante il contrattacco tedesco che segue la liberazione della città il 19 agosto. Nel fascicolo di Bergamini presso l'SHD di Vincennes, sembra che la vedova abbia incontrato difficoltà nel far riconoscere l'appartenenza del marito alla Résistance intérieure française (RIF). In una lettera contenuta nel suo fascicolo, datata Lione 12 giugno 1946, la donna spiega: "... conosco solo uno dei suoi capi, il comandante Martin, André Porcher (lo stesso che convalidò i servizi di Edmond Bergamini nella Resistenza dal 1° giugno 1944 al 22 agosto 1944), che era nostro cognato. Mi scrisse quattro mesi dopo, spiegandomi che mio marito era stato ucciso mentre fermava una colonna tedesca in fuga verso nord. Qualche tempo dopo ricevetti la notifica ufficiale della morte. Mio marito era stato in prigione per tre anni e fu rilasciato dal comandante Martin nel maggio 1944. Dopo la liberazione rimase con il gruppo dei Francs-Tireurs-et Partisans-Françaises. con cui era fuggito. Morì vicino a Carmaux (Carmaux è certamente vicino ad Albi, ma questa versione contraddice la storia secondo cui Bergamini sarebbe morto sul ponte di Albi sul Tarn), mi scrisse mio cognato.” E' stato insignito della medaglia "Morto per la Francia", ed è iscritto sul monumento dell'Esplanade des Partisans, ad Albi (questo monumento fu inaugurato nel 1946 da Maurice Thorez, allora vicepresidente del Consiglio) e sul monumento ai caduti nel capoluogo del dipartimento del Tarn, nonché sul monumento eretto all'interno del cimitero comunale di Les Plaines a Blaye-les-Mines (Tarn) "Ai Franc-Tireurs-et-Partisans del Tarn morti per la Francia". Una strada di Villeneuve-les-Béziers porta il suo nome. Il suo nome compare anche su una targa dedicata ai combattenti dell'FTP ad Albi, accanto a quelli di Lautier Maurice, Zyskowski Bodeslaw (figlio), Zyskowski Bodeslaw (padre), Carrié Henri, Rabec Pierre, Ruiz Denis, Espie Aubin, Adamski Stanislas e Blanc Émile.