Antonio Verardini Dièz di Giuseppe Verardini Ferreti, ingegnere minerario (di origine italiana, precisamente bolognese) e la madre Aurea Díez, una donna colta e istruita, nato il 13 giugno 1910 a Madrid. Ingegnere, anarchico. E’ il più giovane di otto fratelli, anche se solo cinque raggiungono l'età adulta. La sua prima giovinezza è agiata nel seno di una famiglia borghese e benestante. All'età di 14 anni è già diplomato e a 17 anni scappa di casa per andare a Parigi iniziando un’attività di pittore. Su padre lo scopre a una mostra di pittura collettiva dove si firma con lo pseudonimo di D'Igny e lo riporta a casa dove lo iscrive in un prestigioso Collegio di Madrid gestito dai Gesuiti da dove però viene espulso. Decide di tornare a studiare Ingegneria al Politecnico di Parigi Probabilmente diviene anarchico per pura reazione contro il padre, un conservatore molto rigido, tradizionale e di destra, con una posizione economica più che agiata a quei tempi. Si laurea in soli due anni divenendo il più giovane ingegnere della sua classe. Al suo ritorno a Madrid, non trovando un lavoro che lo soddisfacesse, parte per Ceuta, colonia spagnola in Marocco, dove fonda un'impresa di costruzioni con molti progetti, che non arrivano però a concretizzarsi. È noto che ad un certo punto viene processato per truffe ai danni di diverse imprese e condannato dal 1931 a scontare una pena nel carcere Modelo di Madrid per frode. Lì fa la conoscenza e diviene amico di Cipriano Mera, dirigente anarchico, che sta scontando la sua pena come organizzatore dello sciopero del settore dele costruzioni. Nel Natale del 1932, mentre è ancora detenuto si rende protagonista di una truffa ai danni del compagno di cella, il banchiere Joan March che si trova lì per motivi politici (March sarò in seguito uno dei principali finanziatori della rivolta militare del 1936). Verardini ordina ad un famoso ristorante di Madrid, una cena per due per festeggiare il Natale, apponendo la firma falsa di March. La quantità di cibo che arriva è talmente tanta che viene spartita con gli altri detenuti. Il banchiere deciderà allora di non sporgere denuncia per sfruttare la popolarità guadagnata tra i detenuti. Liberato, allo scoppio della guerra civile nel luglio 1936, Verardini di arruola nelle truppe repubblicane riuscirà a passare da soldato semplice a tenente in una settimana. Infatti, quando i miliziani ricevono un invio russo di mitragliatrici e altre sofisticate armi smontate, prende l'iniziativa di insegnare a tutti come montarle, venendo subito notato dai superiori. Questa circostanza, insieme all'amicizia con Mera, lo fa diventare Capo di Stato Maggiore di Cipriano Mera. Il 17 aprile 1937 è arrestato ubriaco a casa della sua amante Antonia Bronchalo, da una pattuglia di comunisti al comando del commissario Cazorla, con in tasca un ordine operativo segreto dello Stato Maggiore della 70ª Brigata della 4ª Armata della Colonna Del Rosal e dei Servizi Speciali del Ministero della Guerra. Portato in carcere è prontamente liberato da Mera con un camion di 25 uomini armati e con l’assenso del generale Miaja. Verardini è ricordato anche come uno dei protagonisti dell’operazione di spionaggio della falsa ambasciata, quando apre in Calle Juan Bravo 12 a Madrid, una falsa sede diplomatica del Siam (paese con cui la Spagna non ha relazioni diplomatiche), spandendo la voce che si tratta di un luogo sicuro per i componenti di destra della quinta colonna. In realtà la sede è attrezzata per ascoltare le loro conversazioni e trasmetterle ai servizi repubblicani e Verardini si fa trovare nella falsa ambasciata presentandosi come segretario con nome di Dott. Gerard Klopovitz, accompagnato da altri falsi impiegati, in realtà tutti anarchici della CNT. Venti persone cadono nell’inganno, ma l’operazione dura solo pochi giorni ed è sospesa per ordine del generale Miaja, che ritiene che il sotterfugio porti discredito alla Repubblica. L’ambasciata viene occupata da un reparto di anarchici della CNT ed i rifugiati arrestati e molti di loro finiranno fucilati. Per questo al termine della guerra Verardini, come principale responsabile, sarà incriminato e condannato in contumacia dai tribunali franchisti. Nell’ottobre del 1937 Verardini sposa civilmente Antonia Bronchalo. La cerimonia civile si svolge presso il quartier generale della 33ª Divisione, con il generale Miaja e Cipriano Mera a fare da testimoni. Sono presenti anche generale Gorev, il principale “consigliere” russo; il maggiore Valentín González, capo della 46ª Divisione. Il 7 maggio 1938 gli viene conferita la medaglia della Sofferenza per la Patria, essendo stato ferito a una gamba in un'azione di guerra sul fronte di Cuenca nel 1936. Al termine della guerra civile, divorzia moglie che rimane a Madrid e fugge a Orano in Algeria, dove è inizialmente imprigionato nel campo di concentramento di Morand. Riesce poi a fuggire arruolandosi come volontario nell'esercito francese e partecipa alla Seconda guerra mondiale con gli Alleati, sfruttando il fatto che parla tre lingue, italiano, spagnolo e francese. Dopo la guerra, diviene cittadino francese e va a vivere nel quartiere di Montmartre a Parigi, dove lavora come ingegnere impegnato in lavori di ricerca, in particolare sulla teoria della “nucléonique”. Scrive e pubblica diverse opere in francese, tra cui un libro di poesie intitolato “26 Poems” con lo pseudonimo di Harry Bann. È morto alla fine degli anni Ottanta, quando molto anziano, viveva in una casa di riposo a Parigi.
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