Puggioni Giovanni Antonio, nato il 22 agosto 1908 a Nuoro. Meccanico, anarchico. Il 31 ottobre 1924 lascia l’Italia, insieme alla madre Francesca Rosa, e si stabilisce a Tunisi. Il 6 febbraio 1933 viene segnalato come elemento in grado di compiere “atti inconsulti” e perché legato agli anarchici Giuseppe Burgio e Filippo Politi. Il 16 febbraio è oggetto di un telegramma, con il quale il capo della polizia fascista ordina ai prefetti di “disporre attente misure vigilanza per arresto rigorosa perquisizione Puggioni qualora tentasse entrare Regno…” Il 4 marzo viene iscritto nel «Bollettino delle ricerche» per il fermo e il 25 luglio è segnalato come un “convinto pericoloso anarchico”, capace “di costruire bombe di potenza non trascurabile”. Incluso fra i sovversivi attentatori, svolge un’intensa propaganda anarchica a Tunisi, insieme a Politi e a Luigi Damiani, e il 18 luglio 1934 prende parte a una riunione libertaria, insieme a Burgio, Damiani, Luciano Miceli e altri. Nel luglio 1935 partecipa, insieme a Burgio, Damiani, Vincenzo Mazzone e altri compagni di fede, a una riunione, nella quale viene definita la posizione degli anarchici in merito all’aggressione fascista all’Etiopia, e in agosto cura la diffusione del manifesto: “Al popolo italiano”, firmato: “Gli anarchici”. Il 15 settembre interviene a una riunione libertaria, dove viene deliberato di intensificare la propaganda contro l’invasione dell’Etiopia e il 22 settembre affronta, insieme a Mazzone e ad alcuni comunisti, un gruppo di fascisti italiani. Fermato e condotto al Commissariato, pronuncia “parole oltraggiose” contro “i colonizzatori dell’Abissinia”. Nel gennaio 1936 polemizza con i compagni di lavoro dell’officina Citroen, che hanno organizzato una colletta per le famiglie dei volontari italiani in Africa orientale e afferma apertamente: “Invece di fare sottoscrizioni ci vorrebbero bombe per fare saltare in aria i responsabili del Governo Italiano ed il vostro Re che hanno voluto la guerra e che hanno inviato in Africa soldati da macellare”. Il 4 giugno sposa Giulia Via, testimoni di nozze gli anarchici Giovanni Dettori e Giovanni Salerno, e il 14 luglio viene denunciato da un fascista francese per offese, minacce e vie di fatto, insieme agli anarchici Mazzone e Luigi Brambilla. Il 30 ottobre parte per la Francia, insieme ai correligionari Mazzone, Dettori, Politi, Giovanni Fontana e Mario Giudice, per andare in Spagna a combattere contro i franchisti, ma, probabilmente si ferma a Marsiglia. Rientrato a Tunisi, è fermato il 10 febbraio 1937, perché sospettato di aver aggredito il direttore del giornale «Cocodè» di Tunisi, Giuseppe Panciroli, per un articolo sulla morte dell’anarchico Giovanni Dettori in Spagna, poi, il 13 febbraio, si fa notare, insieme a Damiani e a Achille Longhi, negli incidenti del cinema Midi Minuit , dove un gruppo di esuli italiani rumoreggia e fischia quando appaiono sullo schermo le immagini dell’incontro fra Galeazzo Ciano e un collaborazionista abissino e quelle relative al matrimonio di Vittorio Mussolini e alla presa di Málaga. Insieme a 200 antifascisti, urla, davanti alla sede diplomatica italiana: “Duce assassino! Fascismo assassino!”, ottenendo che cessino le proiezioni di pellicole propagandistiche. Successivamente rende omaggio al comunista Giuseppe Miceli, assassinato dai cadetti fascisti dell’“Amerigo Vespucci”, durante una “gita” punitiva a Tunisi, e il 5 dicembre è presente a una riunione anarchica, organizzata nella fabbrica di marmi di Gregorio Oreto per esaminare la possibilità di ripubblicare il settimanale anarchico «Domani». Il 27 maggio 1938 noleggia una barca, insieme a Mazzone, Damiani e Guglielmo Cantucci, per raggiungere la nave “Città di Napoli”, diretta in Italia, e convincere l’anziano anarchico senese, Sabatino Gambetti, già miliziano in Spagna, a rinunciare al rimpatrio, al quale è stato spinto dalla minaccia di una nuova espulsione dalla Francia e dal peso insopportabile delle “tribolazioni”. Nel 1939 partecipa, a numerose riunioni libertarie, che si tengono in casa sua e nell’ufficio commerciale di Antonio Casubolo, dove, secondo le fonti poliziesche, gli intervenuti progettano di costituire una “squadra d’azione” contro i fascisti italiani, residenti nella colonia francese, e di compiere una serie di attentati, qualora Mussolini attaccasse la Francia. Nel 1940 è a Tunisi e nel 1942 risulta ancora all’estero. S’ignorano data e luogo di morte.
Annotazioni: Scheda biografica tratta dal Dizionario online degli Anarchici Italiani (vedi bibliografia).
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