Belloni Fortunato di Battista e Del Monte Luigia, nato il 10 agosto 1902, a Cavriago (Reggio Emilia). Muratore, comunista. Già attivo politicamente nel 1921, lavora in una fabbrica di imballaggi, di proprietà di un socialista di Cavriago, dove Belloni tra il 1921 ed il 1922 si allena all’uso delle armi da fuoco. Iscritto al Partito Comunista d'Italia dal 1926. A seguito delle persecuzioni dei fascisti nel 1927 è costretto ad emigrare clandestinamente in Francia a Lione, dove entra in contatto con altri due comunisti di Cavriago, Felice Oleari e Angelo Zanti. Denunciato dal consolato italiano per paura di essere espulso, nel 1928 si trasferisce a Sannois (Seine-et-Oise, Val-d'Oise) nella regione di Parigi. A Sannois, gli attivisti antifascisti italiani distribuiscono “L'antifascista”, la rivista dei comitati antifascisti proletari. Felice Oleari descrive questa attività: "Per aiutare l'antifascismo, andavamo al Consorzio del formaggio di Sannois e lo vendevamo nelle case della gente. Facevamo propaganda ovunque. Portavamo con noi i giornali, io e Fortunato Belloni, mio amico e vicino di casa. Fu cacciato da Saint-Éloi...". A Parigi Belloni continua la sua attività politica nei Comitati Patriottici Antifascisti e nelle organizzazioni sindacali partecipando a manifestazioni popolari, festival e azioni antifasciste. Entra a far parte della segreteria regionale Ovest dei gruppi di lingua italiana del Partito Comunista francese e manda corrispondenze a alle pubblicazioni del PCI stampate a Parigi. Fino al 1933 vive in clandestinità in quanto privo di documenti, per cui cambia spesso di domicilio e tiene le riunioni al cimitero di Bezòn, nei dintorni di Parigi Scoppiata la guerra in Spagna parte per giungere il 3 settembre 1936 ed entra a far parte della 3ª compagnia del battaglione Garibaldi. In qualità di commissario politico combatte a Cerro de los Angeles, Madrid, Pozuelo, Boadilla, Majadahonda, Arganda e Guadalajara. Dopo la creazione della brigata Garibaldi, è commissario politico della 1ª compagnia del 2. battaglione e il più anziano commissario di tutta la Brigata. Belloni è molto amato dai soldati, che lo chiamano affettuosamente "Papa”. Il giornale "Le Progrès" racconta la sua ultima battaglia il 16 giugno 1937: "Sul fronte di Huesca, fedele al motto dei commissari politici dell'Esercito Popolare Spagnolo, 'i primi al fronte, gli ultimi a ritirarsi', Jean Belloni si precipitò alla testa della sua compagnia, e fu colpito da schegge di granate". Trasportato al posto di soccorso, la sua condizione non appare inizialmente grave, la sera però si aggrava e muore per la perforazione di un polmone. Il governo della repubblica spagnola gli assegna la Medaglia al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Per la sua fede immensa, per il coraggio eccezionale, per l’interesse e l’attaccamento ai suoi soldati, per le sue capacità di iniziativa ed organizzazione, esempio di entusiasmo, amato da tutti i suoi commilitoni. Morto eroicamente al suo posto di Commissario nel mese di giugno 1937 sul fronte di Huesca”. Il 10 luglio 1937 l’edizione italiana di “Le Volontaire de la Libertè”, l’organo delle Brigate Internazionali, pubblica nel numero 32 il suo necrologio: “ Era nato 39 anni orsono in provincia di Reggio Emilia. Operaio muratore, attivo antifascista, nel 1936 fu anche lui come tanti altri, ad espatriare. Andò in Francia dove a Lione riuscì a trovare lavoro e ad organizzare i suoi compagni contro lo sfruttamento padronale e contro il fascismo. Ma conosciuta la sua attività politica dalla polizia francese dal consolato italiano, per sfuggire all’arresto dovette abbandonare anche Lione, e rifugiarsi ad Argenteuil nella regione parigina. Anche in questa località fu in breve conosciuto da tutti i compagni per la molteplice ed instancabile attività; era infatti l’organizzatore, il venditore di giornali, il propagandista, ecc. Scoppiata in Spagna la rivolta dei generali ribelli, non ebbe tregua finchè non riuscì a partire per venire a combattere era la libertà. Il 3 settembre 1936 il compagno Belloni arrivava in Ispagna. Egli partecipò a tutte le battaglie, fu di tutti i combattimenti: da los Angeles a Guadalajara, dalla casa de Campo a Huesca. Delegato politico della 3. Compagnia, egli era anche il più vecchio delegato politico di tutta la Brigata Garibaldi. I suoi soldati, tutti i compagni, lo amavano e stimavano. Lo chiamavano affettuosamente papà, gli davano del brontolone, ma tutti gli volevano bene. Egli era tutt’uno con suo inseparabile comandante Ferrari. Dopo la scomparsa di questi, Belloni era diventato un po’ triste; ma la sua grande attività gli impediva di abbandonarsi alla melanconia. Nel lavoro riusciva a dimenticare un po’ del dolore per la morte del compagno ed amico. Sul fronte di Huesca, Belloni come sempre so trovò in prima fila, alla testa della sua compagnia. Anch’egli aveva fatta sua la parola d’ordine dei Commissari politici, già tante volte consacrata con il sangue dei migliori: “Primo ad avanzare, ultimo a retrocedere”. Ed anche la volta che per lui doveva essere l’ultima, il delegato politico Bellomi uscì il primo dalla trincea per dare l’assalto al nemico. Colpito da schegge di granata, Belloni cadde. Riportato in trincea, mentre veniva avviato all’infermeria, pallido ma sereno, salutava i compagni col pugno alzato. Le sue ferite non parevano gravi e la sua serenità rassicuravano tutti. Ma la sera stessa in ospedale, il suo stato di aggravava: una piccola scheggia gli aveva attraversato il petto e lentamente lo uccideva. La sua mente rimase lucida fino all’ultimo istante, quando si spense serenamente, mormorando ancora ai compagni che lo circondavano il suo incitamento e la sua fede: No pasaran! Sì compagno Belloni te lo giuriamo: No pasaran!”.