Ciufoli Domenico nato il 3 luglio 1898 a Cantiano (Pesaro). Bracciante, comunista. Frequenta la scuola fino alla licenza elementare. A quindici anni è a Knutange (Lorena), dove lavora nelle officine siderurgiche in qualità di manovale. Allo scoppio della prima guerra mondiale è fra i tanti che tornano a casa, riprendendo il lavoro nei boschi. Dal punto di vista politico frequenta la Gioventù Socialista. Nel 1921 è inviato a Livorno al congresso del Partito Socialista Italiano, ma insieme ad Amadeo Bordiga, Antonio Gramsci, Pietro Secchia, Umberto Terracini e Mauro Scoccimarro abbandona il congresso e si riunisce con gli altri al Teatro San Marco per fondare il Partito Comunista d'Italia di cui diventa uno degli esponenti di maggior rilievo della sezione di Pontedarazzo (Cantiano). Alla fine del 1923 Domenico e la giovane moglie Adele, mentre infuria il regime fascista, è costretto per sfuggire all'arresto ad abbandonare l'Italia. So stabilisce a Ransart (vicino a Charleroi) in Belgio dove nel 1924 nasce la primogenita Angelina. Ciufoli costituisce un comitato di comunisti italiani che svolge una notevole mole di propaganda, diffondendo tra l’altro “Il Riscatto” un foglio settimanale destinato agli emigrati in Belgio. Nel 1925 emigra all’estero in Lussemburgo a Esch-Sur-Alzette, sia per ragioni di lavoro sia perché troppo conosciuto dalla polizia belga, rimanendo però collegato al Partito Comunista Belga di cui è membro del Comitato Centrale. Svolge anche il compito importante della raccolta fondi del Soccorso Rosso che Ciufoli dirige e che serve di aiuto ai militanti comunisti rimasti in Italia e ai detenuti politici. L'appartenenza al Comitato di Soccorso Rosso sarà un motivo della sua espulsione dal Lussemburgo. All'inizio del 1928 partecipa, a Lione in Francia, alla Conferenza Internazionale dei Comunisti Italiani Emigrati, in qualità di delegato dei gruppi italiani del Lussemburgo. Espulso dal Lussemburgo il 22 novembre 1928, si rifugia a Parigi e poi a Marsiglia dove fa parte della Segreteria Regionale dei gruppi di lingua italiana in qualità di responsabile della stampa clandestina come “Il Boscaiolo” e “Lo Stato Operaio”. Per mantenere la famiglia, la moglie Adele lavora in una fabbrica di conserve. Nell'agosto 1929 Domenico Ciufoli da Parigi parte clandestinamente per Roma con incarichi del Partito. A questo primo viaggio ne seguiranno altri, ma la polizia non riuscirà ad intercettarlo né ad arrestarlo. Il 18 novembre 1933 la moglie Adele viene arrestata a Roma, durante un viaggio in Italia, e condannata a 18 anni di carcere per propaganda sovversiva a mezzo di diffusione stampa e uso continuato di documenti falsi. Domenico Ciufoli porta allora nel marzo 1935 i figli in Russia nel collegio di Ivanovo a circa 70 Km da Mosca. Allo scoppio della guerra civile in Spagna nel 1936 rientra a Parigi per sostenere la propaganda a favore della Repubblica spagnola. Secondo la polizia italiana si reca in Spagna come inviato del Comintern, venendo arruolato nelle Brigate Internazionali e sarebbe stato anche ferito, ma non vi sono fonti certe che confermino tale partecipazione. Nel 1939 alla caduta della repubblica spagnola, Ciufoli torna in Francia dove è arrestato a Parigi dopo la firma del patto tra Germania e Unione Sovietica, e condannato dal Tribunale militare a 4 anni di reclusione per il reato di propaganda comunista. Viene rinchiuso nel carcere della Santé a Parigi poi in quello di Bourges, quindi nel penitenziario di Clairvaux (Auze) e nella prigione di Chalon-sur-Seine. Al termine della pena è internato nel campo di concentramento di Compiègne ed infine, nel gennaio 1944, è deportato dai tedeschi nel lager di Buchenwald. E’ tra i dirigenti dell'organizzazione clandestina di resistenza all'interno di quel campo, ne presiede il comitato di liberazione ed è tra gli organizzatori dell'insurrezione armata dei deportati superstiti, che si liberano prima ancora dell'arrivo delle truppe anglo-americane. Dopo la liberazione dal campo di concentramento, torna in Italia in pessime condizioni di salute (pesa 37 chilogrammi), e da settembre 1945 al 2 giugno 1946 fa parte della Consulta Nazionale Italiana che ha il compito di cooperare con il governo nella risoluzione dei gravi problemi del momento, fino a libere elezioni. Contemporaneamente si impegna, insieme a Giuseppe Di Vittorio, a riorganizzare la CGIL. Nel 1948 è eletto deputato, insieme a Di Vittorio in Puglia e rimane in Parlamento per una legislatura. Nel 1953 è inviato a Praga come responsabile dell'emigrazione comunista nel mondo. Quando rientra in Italia il Partito Comunista Italiano lo manda a guidare varie Federazioni tra cui quella di Brescia. Gli ultimi anni li trascorre a Roma, anche se non sposterà mai la residenza anagrafica dall'amato paese natale di Cantiano. La salute malferma (a Buchhenwald gli era stato asportato un polmone) gli permette solo una vita tranquilla. Muore a Roma il 30 aprile 1975, all'età di 77 anni. Ne l'Unità del 1º maggio 1975 è ricordato a pagina 2 da Luigi Longo.
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