Buzzi Mario, nato il 5 ottobre 1906 ad Udine. Arrestato per le sue idee politiche, è condannato il 13 giugno 1928 dal Tribunale speciale a dieci anni di carcere per "complotto contro lo Stato, istigazione a commettere atti contro lo Stato e appartenenza al Partito comunista". Sette anni dopo viene liberato per amnistia e sottoposto a regime di libertà vigilata. Nel 1936 parte volontario per la Spagna e si arruola nella Brigata Garibaldi. Dopo la sconfitta della Repubblica torna ad Udine. Il 10 ottobre 1938, Buzzi, con la sua compagna, Amelia Passon, fugge in Francia passando illegalmente la frontiera presso il Col di Tenda. Fermati dalla polizia, essendo entrambi privi di passaporto, il 21 dicembre dello stesso anno sono condannati ad un mese di prigione. Intervengono in loro favore la LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell'Uomo ed il Soccorso Roso. Mario ed Amelia vengono liberati il 13 gennaio 1939 con l'ordine di lasciare la Francia entro il 17 gennaio, ma grazie all'intervento delle due associazioni, ottengono lo status di rifugiati politici e il permesso di rimanere in Francia. Buzzi aderisce all'Unione popolare italiana. Nel 1940, durante l'occupazione germanica, lavora con Riccardo Rohregger, Adamo Zanelli ed altri fuorusciti al Parco d'artiglieria di Vincennes. Lavora soprattutto a costruire gli involucri delle bombe (in Francia le chiameranno "Giobbe"), destinate a rifornire la Resistenza. Il 14 febbraio 1942, quando, dopo tre mesi di sevizie, l'ufficiale di collegamento tra il gruppo italiano del Parco d'Artiglieria e la Resistenza francese, indica gli unici nomi che, in virtù delle regole cospirative, conosce, Buzzi e Rohregger finiscono nelle mani dei nazisti. Nonostante le torture, gli italiani non parlano, tant'è che nessun altro dei connazionali è arrestato. Dopo un processo sommario, Mario Buzzi, Rohregger ed altri 23 tra francesi ed immigrati, vengono fucilati il 17 aprile 1942 nel forte di Mont-Valérien a Suresnes (Ile-de-France).
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