Rosini Goffredo nato a Jesi il 23 marzo del 1899 da famiglia di origine salernitana. Maestro elementare, comunista. Inizialmente socialista, ricopre un ruolo di rilievo nella prima fase costituzione del partito comunista nelle Marche. Seguace di Amedeo Bordiga, è costretto a lasciare Jesi nel 1924 per andare a Napoli. Lì il 31 agosto del 1925 è arrestato etrascorre diversi anni in carcere. Liberato, nel 1929 passa forse in Unione Sovietica, nel 1928 è in Francia e di lì l’anno successivo si trasferisce in Brasile a Sao Paulo dove risiede uno zio. Convinto sostenitore dell’Opposizione di Sinistra contro gli stalinisti, si distingue per la sua incessante campagna contro il fascismo. La sua esperienza in Italia ne fa un uomo adatto alla lotta in un momento in cui in Brasile vede la crescita del movimento fascista delle Camicie Verdi. Instancabile sostenitore del Fronte Unico operaio, pubblica le sue tesi sul settimanale “Uomen Livre” (L’uomo libero), pubblicato da un fronte antifascista sostenuto da diversi partiti. Arrestato numerose volte, a seguito del colpo di stato appoggiato dai militari che nel 1930 porta al potere Getulio Vargas, viene espulso dal Brasile nel 1934 e ripara in Argentina. Dall’ Argentina il 27 novembre del 1935 scrive alle sorelle: “Ho dovuto abbandonare casa e famiglia e sto soffrendo per le prigioni di mezzo mondo”. Da allora la sua vita è avvolta dal mistero. Parte sicuramente per la Spagna in data sconosciuta e secondo una fonte (Giuseppe Luconi e Paola Cocola nel sito piccolabibliotecajesina.it), non vi sarebbe mai giunto perché scomparso in mare durante il viaggio. Un’altra fonte (Pierre Brouè, Cahiers Léon Trotsky, n. 3, luglio-settembre 1979, p. 139). lo ritiene sbarcato a Barcellona prima dell’insurrezione dei militari del luglio 1936. Secondo questa versione partecipa agli scontri di strada che assicurano la capitale catalana alla Repubblica e poi parte in una colonna di miliziani per combattere in Aragona, dove viene ferito. Ricoverato in ospedale s’innamora di una infermiera di origine russa. Uscito dall’ospedale scompare misteriosamente. I suoi compagni in Brasile vengono informati che probabilmente è stato rapito ed imbarcato su una nave diretta in ad Odessa in Unione Sovietica, per essere processato come oppositore trotzkista e fucilato. La sua presenza nella Spagna del 1936 non collima però con la segnalazione della sua presenza a Veracruz in Messico nel novembre 1937. Un'altra versione ancora vuole che le sue tracce si perdano a Copenhagen nel febbraio 1938, data di un’ultima lettera pervenuta alle sorelle, senza però conferma del vero mittente. Roberto Lucioli (Istituto Regionale per la Storia del Movimento di liberazione delle Marche), ritiene dubbio il fatto che Rosini sia sbarcato ed abbia combattuto in Spagna. Ritiene infatti più plausibile che sia morto in Urss o all’estero ucciso da emissari russi. Il reale destino di Rosini rimane quindi tutto da chiarire.
Annotazioni: Scheda biografica basata sulle informazioni fornite da Roberto Lucioli, Istituto Regionale per la Storia del Movimento di liberazione delle Marche.
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