Tosoni Pittoni Bianca di Valentino e Zebochin Caterina, nata a Trieste il 29 marzo 1904. Figlia di uno dei più importanti dirigenti della sezione italiana del Partito Socialista austriaco, Valentino Tosoni Pittoni, deputato al Reichstag di Vienna e dirigente del movimento cooperativo triestino nel contesto dell’Impero Austro-Ungarico di cui Trieste fa parte fino alla I guerra mondiale. In quegli anni Bianca vive tra Trieste e Vienna. Dopo la fine della guerra il padre viene eletto deputato nelle fila del Partito socialista italiano (PSI) e a Roma, nel 1919, la quindicenne Bianca soggiorna per alcuni mesi, ospite del padre, e conosce Filippo Turati e altri importanti capi del socialismo italiano. Quando la famiglia si trasferisce a Milano per screzi sorti tra Valentino Pittoni e i socialisti triestini e per sfuggire allo squadrismo fascista, Bianca Pittoni frequenta il salotto stimolante e cosmopolita di Anna Kuliscioff. Il 6 agosto 1925 mentre si trovava al mare con la sorellina Nella, un idrovolante precipita su di loro uccidendo la piccola Nella e ferendo Bianca. L’incidente le lascia sofferenze fisiche e psicologiche. Si iscrive a medicina, ma è costretta ad abbandonare gli studi per disturbi nervosi. Dopo la morte di Anna Kuliscioff è molto vicina a Turati e quando quest’ultimo fugge a Parigi, nel dicembre del 1926, Bianca emigra a sua volta nel 1927 e gli è vicina per alcuni anni, nella veste di segretaria e amica. Un sodalizio filiale, come lo chiamò lei stessa, che durò fino alla morte di Turati nel 1932. Nel 1934 contribuisce alla formazione del Gruppo femminile “Anna Kuliscioff”, un’associazione che avrebbe dovuto organizzare le donne socialiste dell’emigrazione, promuovendo la cultura e costruendo reti assistenziali. Si reca spesso a Zurigo nel quadro delle attività del Soccorso rosso e nel 1935 è protagonista della clamorosa interruzione di una conferenza di Filippo Tommaso Marinetti. Nel periodo parigino Bianca Pittoni segue per alcuni anni corsi di giornalismo e di lingue alla Sorbona e stringe amicizia con molti esuli antifascisti come Carlo Rosselli, Pietro Nenni, Claudio Treves, Sandro Pertini, Emanuele e Vera Modigliani, nonché il giornalista Alberto Giannini, direttore della rivista satirica antifascista «Il becco giallo», col quale ebbe una relazione sentimentale dalla quale nacque un figlio, Alberto. Questa relazione fu interrotta tuttavia da Bianca quando il Giannini pubblicò il suo libro «Le memorie di un fesso» nel quale venivano ridicolizzati Filippo Turati e gli altri esuli antifascisti e quando divenne palese la sua collaborazione con la polizia fascista. Dopo che Giannini nel 1937, in occasione dell’omicidio dei fratelli Rosselli, aveva proposto spiegazioni volte a scagionare il regime, Bianca Pittoni gli impedì di rivedere il figlio. Bianca inoltre gli impedì di rivedere il figlio. Dopo un periodo a Vienna torna in Francia ed e è attiva tra le organizzazioni socialiste. Si reca anche a Londra chiamata da Silvia Pankurst e dalla Commissione femminile dell’Associazione Matteotti. Nel frattempo si lega sentimentalmente al trotskista Veniero Spinelli, fratello di Altiero Spinelli che sarà il fondatore del Movimento Federalista Europeo e autore del “Manifesto di Ventotene”. Allo scoppio della guerra civile in Spagna Bianca è tra i primissimi volontari accorrendo con Veniero in aiuto della repubblica nel luglio 1936, con i primi gruppi organizzati dallo scrittore francese Andrè Malraux, che sarà comandante della squadriglia aerea “España”. Mentre Veniero opera come pilota, l’impegno di Bianca è molteplice, dalla redazione a Radio Barcellona, alle attività assistenziali nei confronti dei bambini vittime della guerra, a frequenti missioni tra Albacete e Barcellona, ma anche a Parigi per trovare fonti di finanziamento e per sdoganare velivoli dalla Francia con il tacito consenso del Fronte Popolare francese, senza trascurare l’assistenza ai feriti. Lascia la Spagna alla fine del 1937 e mentre Veniero Spinelli parte per il Sud America, lei rimane in Francia. Nel 1938 è attiva nella Lega francese per i Diritti dell’Uomo, in contatto con la sezione italiana della Lega diretta da Antonio Cianca. Alla Lega si iscrivono per ricevere aiuto numerosi combattenti reduci dalla Spagna. Nel 1939 è segnalata anche tra gli affiliati della Associazione Combattenti Pacifisti: Nel 1940 è ricercata dall’OVRA e dopo l’occupazione di Parigi anche dalla Gestapo. Riesce allora a rifugiarsi sull’isola di Olèron nell’Atlantico, dove per cinque anni lavora come interprete tra il Comune di Saint-Denis-d’Oléron e la guarnigione tedesca di stanza nell’isola, mantenendo contatti con la Resistenza francese. Dopo il 25 aprile 1945 viene richiamata a Parigi da Giuseppe Saragat, allora ambasciatore italiano in Francia. Per 16 anni lavora la Consolato Italiano di Parigi, occupandosi dei problemi legati all’emigrazione. Nel dopoguerra condusse un intenso rapporto epistolare con Vera Modigliani e con Angelica Balabanoff, quest’ultima sempre più critica nei confronti del PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano; Galli, 2009, pp. 66-73). Al contrario, Bianca Pittoni rinnovò sempre la sua iscrizione al PSDI e scrisse brevi articoli sul periodico di partito Movimento femminile - socialdemocrazia. Dopo una permanenza di cinque anni al Ministero degli Esteridal 1967 al 1969 svolge la funzione di cancelliere principale e addetta al cerimoniale. Muore a Parigi il 12 settembre 1993.
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