Battistelli Libero di Ermanno e Dari Maria, nato il 21 gennaio 1893 a Bologna. Avvocato, repubblicano. Il padre è un romagnolo vice-cancelliere di Lugo. La famiglia si trasferisce da Forlì a Bologna nel 1888, stabilendosi in Via Santo Stefano 122. Qui nel 1895 muore il fratellino minore Italo di soli sei mesi. Dopo aver vissuto fino al 1908 in Bologna, Libero Battistelli si trasferisce con la famiglia a Brescia. Si riconosce in gioventù negli ideali mazziniani, si iscrive al Partito Repubblicano ed è amico del socialista Giuseppe Massarenti di Molinella. Scoppiata la prima guerra mondiale è richiamato alle armi il primo giugno 1915 come ufficiale di artiglieria. Congedato il 29 settembre 1919 si stabilisce a Bologna in via Marsala 8 e dove si laurea in giurisprudenza nel 1919 con una tesi su “I lasciti per l’anima e per le opere di culto”. Con l’amico Mario Bergamo assume la difesa dei lavoratori agricoli di Molinella nella causa che li opponeva ai grandi proprietari terrieri. Il 21 marzo 1925 sposa la sarta Enrica Zuccari. Nel 1926 Battistelli, analizzando il discusso attentato a Mussolini, che costa la vita a Bologna nel 1926 al giovane Anteo Zamboni, giunge alla conclusione che (non essendovi il benché minimo indizio che potesse far risalire a una qualche organizzazione antifascista) forse gli ideatori e i mandanti erano stati gli stessi agrari fascisti della Val Padana, insofferenti della procedura troppo lenta e dell’eccessiva cautela diplomatica seguita da Mussolini per giungere al potere assoluto. Nel 1927 l’irruzione di fascisti nel suo studio professionale, che viene devastato e distrutto porta Battistelli ad espatriare con la moglie nel 1927, dopo la morte della madre. Si porta in Francia e poi Rio de Janeiro in Brasile. Lì intraprende una intensa attività giornalistica, editoriale e organizzativa antifascista, aderisce alla LIDU (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo) e diviene membro del comitato centrale del movimento Giustizia e Libertà, stringendo amicizia con gli anarchici Nello Garavini ed Emma Neri. Nel 1932 collabora alla rivista “Studi Sociali” di Luigi Fabbri ed è in corrispondenza con Emilio Lussu e Camillo Berneri. Nello stesso anno e nel successivo pubblica alcuni articoli sui “Quaderni di Giustizia e Libertà”. Nel fascicolo IV (settembre 1932), dal titolo significativo Disarmo e Stati Uniti di Europa osserva che, se la pace è obiettivo comune di ogni uomo, il fascismo è forse il regime politico che più teme la guerra, perché potrebbe segnare la sua fine. Appresa la notizia nell’insurrezione militare, rientra a Londra a settembre con una nave inglese. Entrato in Spagna con la moglie nell’agosto del 1936, prende contatto con la Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna “Ascaso” della CNT-FAI. Gli viene affidato il comando di una batteria di artiglieria durante l’offensiva contro Almudévar (20-22 novembre 1936). Battistelli scrive per il periodico anarchico “Guerra di classe” edito da Camillo Berneri a Barcellona ed invia diverse corrispondenze al settimanale «Giustizia e libertà» edito a Parigi. Acuitisi i contrasti fra anarchici e Rosselli a proposito della militarizzazione della Sezione Italiana e cioè se sciogliersi o fondersi con il battaglione Garibaldi, Battistelli si schiera prima per la creazione di un effimero Battaglione Matteotti che combatte con gli anarchici e poi per l’unificazione con battaglione Garibaldi che si avvia a diventare una Brigata. Nel marzo 1937 si trasferisce a Madrid seguito da una parte del Battaglione Matteotti ed assume il comando del 1. battaglione della brigata Garibaldi comandata da Randolfo Pacciardi. Il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-l’Orne in Francia, Carlo e Nello Rosselli sono assassinati dagli agenti fascisti della “Cagoule”, finanziati dai fascisti. Sette giorni dopo questa tragedia, il mattino del 16 giugno 1937, sul fronte di Huesca nel settore di Chimillas-Alerre. Dopo aver inutilmente atteso l’appoggio dell’artiglieria, decide di passare ugualmente all’attacco, alla testa dei suoi. Il nemico lo colpisce dopo una corsa di 150-200 metri su terreno esposto al tiro dei fucili e delle mitraglie. Ferito gravemente al torace ed immobilizzato a terra chiede dell’acqua. Il suo telefonista, il giovane asturiano Tomàs Fraile che era accanto a lui (avevano combattuto insieme nella Colonna Ascaso, ritorna coraggiosamente sotto i colpi del nemico nella trincea da dove erano partiti e ritorna dal suo comandante per dissetarlo. Solo con l’oscurità della notte è possibile trasportare Battistelli nelle retrovie. Viene ricoverato all'ospedale di Lèrida dove lo raggiunge la moglie. Trasferito nell'ospedale di Barcellona, muore il 22 giugno 1937 alle 18 e 20. Viene sepolto nel cimitero di Montjuich di Barcellona. Il governo della repubblica spagnola gli assegna la Medaglia al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Dirigente del movimento italiano Giustizie e Libertà, giunto dalla lontana Argentina in aiuto del Popolo Spagnolo in lotta contro l’invasore. Per le sue qualità militari di Comandante, per il coraggio dimostrato in numerosi combattimenti contro il nemico, gravemente ferito nell’attacco a Huesca nel giugno 1936 e morto in ospedale”. Silvio Trentin in Giustizia e Libertà ( anno V, 2/7/1937) onora Battistelli ricordando i tre aspetti del militante, ormai divenuto eroe, che definisce: “…paladino dell’ideale, per 1) la fede nella rivoluzione come strumento per l’innalzamento della dignità umana 2) l’impegno per realizzare l’unità rivoluzionaria del popolo italiano 3) l’intransigenza nel porsi come antitesi irriducibile al fascismo.”. Uno degli ultimi scritti di Battistelli prima della morte, intitolato “Il curato di Valdeavero” su un prete aragonese diventato un contadino collettivizzato, farà parte postumo del volume “Garibaldini in Ispagna” pubblicato nell’ottobre 1937 dal Commissariato delle Brigate Internazionali. Il 10 gennaio 1967 il Comune di Bologna ha intitolato a Libero Battistelli una via della città.