Erminio Zambonini, nato a Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) il 10 maggio 1898, figlio di Cesare e Gaetana Boselli; aveva quattro fratelli e una sorella. Pur non comparendo in nessun elenco di ex combattenti di Spagna, il suo nome venne fatto da Gaetano Gandolfi di Fiorenzuola in un'intervista del 1994. Nel novembre 2005, all' Archivio centrale dello Stato a Roma, si scopre che effettivamente Zambonini è stato inserito nel casellario politico centrale. C'è infatti una cartella a suo nome e una fotografia degli anni ' 30. Manovale-muratore con spiccate tendenze antifasciste, aveva già avuto due scontri con i picchiatori locali del fascio, ma era sempre riuscito a cavarsela. Nel 1922 un 'amica di famiglia mette in guardia la madre sulle intenzioni dei fascisti di dare una lezione definitiva a Erminio. È allora che decide di espatriare in Francia attraversando la frontiera nei pressi di Ventimiglia. Si stabilisce per qualche tempo a Nizza dove, secondo le autorità consolari italiane, fa parte di un'armata sovversiva pronta a entrare in Italia per combattere contro il regime. Sposato con Angela Bernardi, vedova di guerra, nata a Dovera nel 1884, ma la moglie è cieca e non hanno figli. Nel 1926 abita ancora nel sud della Francia, a St. Raphael (Var), dove è in stretto contatto con il movimento anarchico, per il quale effettua anche raccolte di fondi. Vive poi anche a Tolone e, per un certo periodo, a Losanna. Ritorna in territorio francese e si sposta in diverse località dell'Alta Savoia, tra le quali Gaillard e Annemasse, nei sobborghi di Ginevra, dove abita in località detta "Varon". Passa un periodo anche a Bellegarde-sur-Valserine (Ain). Sui suoi spostamenti in Alta Savoia vigilano il personale e gli informatori del consolato italiano di Chambéry. Assume anche i nomi falsi di Zambolini, Zampolini e Bonino. Non potendo imputargli addebiti specifici sul suo comportamento in linea politica, il 3 maggio 1935 il ministero lo segnala per l 'iscrizione nella speciale Rubrica di frontiera per il provvedimento di «perquisizione e segnalazione» nel caso in cui tenti di varcare la frontiera italiana. Rimane vedovo prima dello scoppio della guerra civile spagnola, mentre risiede a Annemasse. A Chambéry, dopo il tentativo di colpo di stato del generale Franco, si crea un comitato per arruolare volontari da inviare in aiuto ai repubblicani spagnoli. Zambonini risponde alla chiamata e parte insieme- tra gli altri- all'anarchico vicentino Giulio Conte, come lui residente a Annemasse. Insieme vanno nella colonna italiana di Carlo Rosselli sul fronte d’Aragona. Prima di partire sembra che Erminio faccia testamento e che decida, in caso di morte, di lasciare la sua modesta casetta, su cui grava una piccola ipoteca, al movimento anarchico. A marzo 1937 rientra ad Annemasse e dalle informazioni raccolte dalla polizia risulta che Zambonini viaggi con passaporto spagnolo e sia in grado di esibire “tre attestati del comando delle milizie rosse che lo segnalano per il suo comportamento negli scontri” contro i militari ribelli. In Spagna avrebbe assunto il ruolo di capocenturia, comanda cioè una formazione composta da almeno 50-60 uomini. A questo punto, l’iscrizione nella Rubrica di Frontiera viene modificata inserendo l’ordine d' arresto e viene anche disposto l’inserimento nel Bollettino ricerche con tanto di fotografia. Non si hanno invece notizie, dalla documentazione di archivio, di un suo eventuale ritorno in Spagna. Da un nipote emerge che Zambonini è successivamente vissuto tanti anni in Francia e proprio là è morto, a Bellegarde-sur-Valserine, poco distante dalla frontiera franco-svizzera, all' altezza del lago di Ginevra. Un anziano antifascista del luogo, Jean Marinet, fornisce nuove informazioni su Zambonini, soprannominato dai francesi “Zambo”. Marinet ha un passato da partigiano ed è stato l’artefice principale della costituzione dell'Armata segreta partigiana del settore di Bellegarde, che aveva preso denominazione di “Cristal 4”. Marinet ha conosciuto direttamente Zambonini ed è certo che avesse combattuto in Spagna nelle brigate internazionali con il grado capitan e che al ritorno dalla Spagna era dovuto ben presto entrare in clandestinità per sfuggire ai tedeschi e ai collaboratori di Vichy. Il primo contatto diretto avviene durante il periodo della Resistenza francese quando Zambonini è alla testa di un piccolo gruppo partigiano del movimento Ftp-Moi, che ha la base a qualche chilometro Bellegarde a Bériat, in una grotta di origine preistorica. L'italiano viene a cercare viveri per la sua banda in uno spaccio cooperativo di cui è gerente il padre di Marinet. ln questo modo nasce il rapporto con Zambo. Jean Marinet ha avuto occasione di partecipare almeno due azioni partigiane del territorio con Zambo. Nel giugno 1944 a quando i partigiani occupano già una parte del territorio di Bellegarde, l’italiano viene incaricato di far saltare il ponte stradale della Dorche tra Bellegarde e Seyssel, sull'asse Lione-Ginevra, allo scopo di rallentare il traffico militare tedesco. Il gruppo di Marinet ha il compito di proteggere Zambonini che, con i suoi uomini, si occupa di minare il ponte. L'operazione riesce brillantemente: le cariche vengono fatte saltare senza intoppi e il ponte crolla. Nella seconda occasione scendono fino alle rive del Rodano, dove devono far saltare un binario della linea ferroviaria Lione-Ginevra. L'organizzazione dell'azione è simile a quella precedente e il sabotaggio riesce pienamente. È per questo che lo stato maggiore dei maquis dell'Ain affida gruppo Zambonini, con la copertura di altri distaccamenti, il compito di minare e far saltare il viadotto ferroviario metallico sul torrente della Vezeronce a Surjoux, in prossimità della stazione di Pyrimont-Chanay. La linea ferroviaria è sempre la Ginevra-Lione e l'obiettivo dei partigiani francesi è im la circolazione dei treni che trasportano i deportati verso la Germania e limitare il transito delle truppe tedesche d'occupazione. Inoltre, si cerca di ostacolare l'ormai imminente rastrellamento tedesco che punta a debellare le formazioni partigiane della regione. L'operazione viene condotta il 2 luglio 1944 e, di fatto, con la distruzione di alcuni elementi di travatura provocati dalle esplosioni delle cariche, la struttura del viadotto cede rendendo così impossibile il passaggio dei treni. Ma anche nel campo della guerriglia Zambonini dimostra di essere un partigiano abile e coraggioso, combattendo validamente, nel luglio 1944, in occasione dell'offensiva tedesca contro i partigiani del dipartimento dell’Ain. Dopo la liberazione convive con una signora di Bellegarde (madame Caretti) e insieme gestiscono un piccolo caffé conducendo una vita discreta e senza clamori. Erminio Zambonini muore nel 1979 ed è sepolto nel cimitero della città francese. Ha ricevuto una Citation à l'Ordre du Regiment concessa al Lieutenant (tenente) Zambonini pseudonimo Mandrin con motivazione che fa riferimento al suo comportamento nel corso del grande rastrellamento del luglio '44 quando, il giorno 10, era riuscito, al comando di una ventina di uomini, a tenere testa a una colonna di centinaio di tedeschi. Il ruolo importante di Zambonini nella lotta contro i tedeschi si deduce anche dal volume in lingua francese "Cristal 4 1940-1944. Testimonianze sull'occupazione tedesca e la resistenza interna nel settore di Bellegarde-sur- Valserine".
Annotazioni: Sintesi della scheda biografica tratta dal volume : Los italianos : antifascisti nella guerra civile spagnola / Franco Sprega, Ivano Tagliaferri ; presentazione di Gianluigi Boiardi. - Due Santi di Marino : Infinito, 2007. - 144 p. : ill., ritr. ; 21 cm.. - (Isaggi ; 8). - [ISBN] 978-88-89602-13-3.
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